Untitled - Istituto per la storia della Resistenza e della società ...
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enitenti e fissava alle ore 24 dell’8 marzo 1944 il termine ultimo di presentazione <strong>per</strong><br />
gli appartenenti alle c<strong>la</strong>ssi dal 1922 al 1925 dell’esercito, del<strong>la</strong> marina e dell’aeronautica,<br />
sarebbe stata trasgredita da molti giovani, rimasero in quel luogo <strong>per</strong> fungere da<br />
punto di riferimento <strong>per</strong> quelli intenzionati ad arruo<strong>la</strong>rsi nelle formazioni partigiane 70 .<br />
Raggiunta Rassa, <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> località al<strong>la</strong> confluenza dei torrenti Sorba e Gronda 71 , i<br />
su<strong>per</strong>stiti del “Mameli” vennero aggregati al “Bandiera” che si sistemò, con il consenso<br />
del parroco don Alfio Cristina, nel<strong>la</strong> casa parrocchiale 72 . Il distaccamento “Piave” occupò<br />
una capiente casa disabitata ed il Comando del “Pisacane”, in attesa degli effettivi che<br />
erano al ponte del<strong>la</strong> Gu<strong>la</strong>, si insediò in un’altra casetta disabitata all’entrata del paese.<br />
Se in un primo momento l’arrivo dei garibaldini biellesi destò qualche preoccupazione<br />
negli abitanti di Rassa, questa svanì col passare dei giorni e <strong>la</strong> gente, su<strong>per</strong>ata<br />
l’iniziale apprensione, manifestò comprensione e solidarietà nei loro confronti.<br />
A vincere <strong>la</strong> diffidenza di quei valligiani certamente giovarono alcune iniziative di<br />
carattere disciplinare prese dal Comando unificato dei tre distaccamenti di cui Gemisto<br />
si poteva considerare il portavoce, ma determinante fu il comportamento dei garibaldini<br />
improntato al massimo rispetto <strong>per</strong> quel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione già duramente provata dalle condizioni<br />
di vita dovute al<strong>la</strong> guerra.<br />
«Sono arrivati e sono stati onesti e organizzati bene. Non hanno dato noia a nessuno.<br />
Nel paese erano dislocati in tante case molte delle quali disabitate, e hanno preso<br />
monte Casto-Pratetto-Case Falletti. Sul<strong>la</strong> sua morte il Gruppo presidi Gnr di Biel<strong>la</strong>, in data 3<br />
aprile 1944, scriveva al<strong>la</strong> Prefettura di Vercelli: «1 o corrente in regione Rocaia del<strong>la</strong> Marenda<br />
del Monte Casto, comune di Andorno Micca (Vercelli) rinvenuto cadavere di uno sconosciuto<br />
privo di documenti età apparente 40 anni, muti<strong>la</strong>to braccio destro al terzo medio e munito<br />
apparecchio ortopedico, che secondo voci identificherebbesi nel noto capo comunista soprannominato<br />
Nedo non meglio identificato. Morte risale ad oltre un mese <strong>per</strong> colpo di arma<br />
da fuoco al<strong>la</strong> testa» (ASV, Prefettura repubblicana 1943-45, Gabinetto, mazzo 1). A Nedo venne<br />
poi concessa <strong>la</strong> medaglia d’oro al valor militare, <strong>la</strong> cui motivazione si può leggere in P.<br />
SECCHIA - C. MOSCATELLI, op. cit., p. 204.<br />
70 Con Lungo c’erano: Danilo Bibolotti “Marco”, Eugenio Bonino “Picchiato”, Guerrino<br />
Bozzal<strong>la</strong> “Miseria”, Carlo Cantone “Studente”, Aldo Mattei “Riccio”, Giuseppe Modica<br />
“Caino”, Giuseppe Motta “Rampia”, Ferdinando Schellino “Santhià”, Bruno Sentinelli “Camus”,<br />
Gino Ugliengo “Marinaio”, Isidoro Zanchi “Gaio” e gli australiani “A<strong>la</strong>n”, “Brin” e<br />
“Den”.<br />
71 Rassa era stata scelta in considerazione del fatto che in caso di attacco nemico ai partigiani<br />
biellesi non era preclusa <strong>la</strong> possibilità di raggiungere l’alta valle del Cervo. Infatti,<br />
risalendo <strong>la</strong> mu<strong>la</strong>ttiera che costeggia il torrente Sorba fino all’alpe il Toso e presa quel<strong>la</strong> che<br />
porta al<strong>la</strong> bocchetta del Croso (m 1.940) e scende nel vallone del rio Chiobbia, si raggiunge<br />
Montesinaro (Piedicavallo). Un itinerario <strong>per</strong>corso da sempre dai valligiani di Rassa che<br />
solevano recarsi nei comuni dell’alta valle Cervo e al santuario d’Oropa.<br />
72 “[...] e mi han detto che sarebbero andati dentro <strong>per</strong>ché avevano bisogno anche del<strong>la</strong><br />
casa parrocchiale di Rassa, siccome era disabitata come altre case che prendevano [...] Mi<br />
ricordo di avere risposto: dite che aspettino, oggi pomeriggio vengo su io, <strong>la</strong> chiave glie<strong>la</strong> do<br />
io, che non vadano dentro prima, non rovinino porte né niente [...] Allora mi ricordo che<br />
sono andato su a Rassa ed ho portato fuori i registri e li ho messi nel<strong>la</strong> sagrestia [...] Però non<br />
han fatto nessuna scorrettezza, si sono comportati bene [...] Hanno poi rotto gli armadi i<br />
tedeschi <strong>per</strong>ché pensavano che forse c’era dentro qualche cosa» (testimonianza di don Alfio<br />
Cristina, ri<strong>la</strong>sciata all’autore il 30 maggio 1980).<br />
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