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La sfida del confronto - Moked

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P14 ECONOMIA / SCIENZA<br />

NEWS<br />

GOOGLE,<br />

MADE IN ISRAEL<br />

Google, il leader mondiale<br />

<strong>del</strong>le ricerche su internet, ha<br />

sviluppato un nuovo<br />

strumento per “ricercare<br />

all’interno <strong>del</strong>le ricerche”,<br />

cioè per scoprire i trend<br />

<strong>del</strong>le stesse ricerche in rete.<br />

Allo sviluppo <strong>del</strong>lo<br />

strumento, denominato<br />

Google Insights, ha<br />

contribuito non poco il<br />

centro di sviluppo e ricerca<br />

di Google in Israele. Google<br />

Insights è disponibile anche<br />

in italiano e sono ben 38 le<br />

lingue utilizzabili. Tra<br />

queste, ironia <strong>del</strong>la sorte,<br />

non figura però l’ebraico.<br />

STRAUSS,<br />

MANAGER<br />

IN ROSA<br />

C’è un’israeliana tra le 50<br />

business women più influenti<br />

<strong>del</strong> pianeta. Ofra Strauss,<br />

presidente <strong>del</strong>l’omonimo<br />

gruppo alimentare, si è<br />

classificata dodicesima nella<br />

prestigiosa lista stilata dal<br />

Financial Times, che ogni<br />

anno elenca le 50 manager e<br />

imprenditrici più importanti<br />

<strong>del</strong> pianeta. <strong>La</strong> Strauss,<br />

classe 1960, controlla<br />

l’azienda di famiglia dal 1996<br />

e da allora ha perseguito una<br />

politica di espansione,<br />

all’estero così come in<br />

patria. “Abbiamo cominciato<br />

come una piccola fattoria<br />

negli anni Trenta e oggi<br />

siamo un brand conosciuto<br />

in tutto il mondo”, racconta<br />

l’imprenditrice. A livello<br />

internazionale Strauss<br />

lavora tramite accordi con<br />

altri gruppi alimentari,<br />

inclusa la Danone, mentre in<br />

Israele ha acquisito la<br />

concorrente Elite.<br />

SIEMENS<br />

ENTRA IN ARAVA<br />

Il colosso tedesco Siemens<br />

ha acquisito per 15 milioni di<br />

dollari il 40% di Arava Power,<br />

produttore leader di sistemi<br />

fotovoltaici in Israele. Il<br />

kibbutz Ketura detiene un<br />

altro 40% <strong>del</strong>la società e<br />

ospita il suo quartier<br />

generale. L’accordo tra<br />

Siemens e Arava prevede la<br />

costruzione di una serie di<br />

impianti, per un totale di 40<br />

megawatts: il primo sarà<br />

costruito proprio nel kibbutz<br />

Ketura. Siemens starebbe<br />

inoltre considerando<br />

l’acquisizione di un’altra<br />

azienda, attirata dalle<br />

prospettive <strong>del</strong>l’energia<br />

solare in Israele. Secondo le<br />

indiscrezioni, si tratterebbe<br />

di Solel Solar Systems, che<br />

produce collettori termici.<br />

u Un laboratorio <strong>del</strong>lo stabilimento di Intel a Kiryat Gat, nel Sud <strong>del</strong> Paese u Il parco tecnologico di Gav Yam, Haifa. Uno dei distretti d’eccellenza <strong>del</strong> Paese<br />

<strong>La</strong> ripresa israeliana<br />

riparte dalla tecnologia<br />

Le esportazioni di elettronica s’impennano. Ma mentre i primi segnali di crescita fanno<br />

ben sperare la Banca centrale invita alla cautela: il mercato <strong>del</strong> lavoro è ancora in crisi<br />

<strong>La</strong> ripresa finalmente si intravede,<br />

anche in Israele.<br />

L’economia di questo piccolo<br />

Paese dipende in larga misura<br />

dalle esportazioni e per questo era<br />

stata messa a dura prova dalla contrazione<br />

dei mercati internazionali,<br />

e in particolare dal calo dei consumi<br />

negli Stati Uniti. Oggi invece l’economia<br />

israeliana ricomincia a camminare<br />

proprio grazie all’export, soprattutto<br />

nel settore <strong>del</strong>la tecnologia.<br />

L’Ufficio centrale di statistica ha infatti<br />

reso noto che nel trimestre<br />

maggio-luglio <strong>del</strong> 2009 le esportazioni<br />

israeliane sono cresciute<br />

<strong>del</strong>l’11,3% rispetto agli stessi mesi<br />

<strong>del</strong>lo scorso anno. Un ottimo risultato,<br />

specie se paragonato ai dati <strong>del</strong><br />

trimestre precedente: tra febbraio e<br />

aprile l’export aveva registrato un<br />

calo di oltre il 15%, con molte ripercussioni<br />

negative anche sull’occupazione.<br />

Guida <strong>del</strong>la ripresa è l’alta<br />

tecnologia, che da sola rappre-<br />

Il commento<br />

Perché l’hi-tech si è sviluppato proprio qui<br />

Gli straordinari risultati conseguiti da<br />

Israele nel campo <strong>del</strong>le alte tecnologie<br />

affondano le loro radici negli<br />

anni Novanta e riflettono il concorso di diversi<br />

fattori: le esigenze di sviluppare tecnologie di<br />

telecomunicazione in campo militare, una serie<br />

di misure di politica industriale mirate a incoraggiare<br />

la piccola imprenditoria e l’innovazione<br />

tecnologica, un’ondata di immigrazione<br />

a elevata scolarizzazione dall’ex-impero sovietico<br />

e, infine, il processo di pace dei primi anni<br />

novanta, che aveva favorito l’afflusso di investimenti<br />

e capitali esteri.<br />

Oltre all’importante ruolo svolto dalle politiche<br />

pubbliche di sostegno all’istruzione e alla ricerca,<br />

parte <strong>del</strong> successo <strong>del</strong> settore è riconducibile<br />

agli stretti rapporti con gli Stati Uniti.<br />

senta il 52% <strong>del</strong>le esportazioni industriali.<br />

All’interno <strong>del</strong> settore tecnologia,<br />

ha registrato una crescita<br />

relativamente lenta l’esportazione<br />

<strong>del</strong>le apparecchiature mediche e<br />

scientifiche: “soltanto” 8,5 punti percentuali.<br />

Invece le esportazioni <strong>del</strong>l’elettronica<br />

hanno avuto una crescita davvero<br />

record: + 136,6%. L’impennata<br />

è in gran parte dovuta alla performance<br />

positiva <strong>del</strong> colosso internazionale<br />

Intel. Leader mondiale nella<br />

fabbricazione di processori, Intel ha<br />

diverse fabbriche e centri di sviluppo<br />

in Israele: tra le sedi di Haifa, Petah<br />

Tikva, Yakum e Kiryat Gat, dà lavoro<br />

a 6 mila 470 impiegati. Inoltre<br />

sta riprendendo a fare nuove assunzioni,<br />

dopo una serie di licenziamenti<br />

effettuati nel periodo peggiore<br />

<strong>del</strong>la crisi economica israeliana, lo<br />

scorso marzo. <strong>La</strong> capacità produttiva<br />

di Intel in Israele è di molto aumentata<br />

da quando è stata inaugu-<br />

Da un lato, numerose società statunitensi attive<br />

nel settore high tech (tra queste la Intel e la<br />

Microsoft) hanno aperto dei centri di ricerca<br />

e sviluppo in Israele. Dall’altro lato, molti israeliani<br />

che si erano trasferiti negli Stati Uniti per<br />

compiere gli studi universitari o per lavoro sono<br />

rientrati in Israele portando con sé un bagaglio<br />

di conoscenze e una “imprenditorialità”<br />

americana.<br />

Non a caso Israele è il terzo paese (dopo Usa<br />

e Canada) per numero di società quotate al<br />

Nasdaq, il mercato azionario statunitense riservato<br />

alle società <strong>del</strong> settore high tech. Il settore<br />

high tech non è immune da fattori di debolezza:<br />

Israele eccelle nel creare le cosiddette<br />

start-up ma poi non riesce a trasformarle in<br />

grandi imprese. A parte alcune fortunate ec-<br />

www.moked.it<br />

rato nel luglio <strong>del</strong> 2008 il nuovo stabilimento<br />

Fab 28 a Kiryat Gat, una<br />

cittadina nel sud <strong>del</strong> Paese.<br />

Dunque anche in Israele, come in<br />

Francia e in Germania, si può tornare<br />

ad essere ottimisti sull’economia.<br />

Ma davvero la crisi economica<br />

sta volgendo al termine? Il governatore<br />

<strong>del</strong>la Banca di Israele Stanley<br />

Fischer si dice fiducioso, ma invita<br />

anche alla cautela: “Stiamo cominciando<br />

a vedere segnali di ripresa,<br />

specie per quanto riguarda le esportazioni.<br />

<strong>La</strong> disoccupazione continuerà<br />

a crescere nei prossimi mesi”,<br />

ha avvertito.<br />

“Sono ottimista sull’economia israeliana,<br />

ma non esagererei - prosegue<br />

Fischer - Dovremo affrontare di petto<br />

il problema <strong>del</strong>la disoccupazione.<br />

Da questo punto di vista, le cose<br />

non vanno bene, anche se comunque<br />

ce la stiamo cavando meglio di<br />

molti altri Paesi”. Nel periodo di<br />

massima crisi il tasso di disoccupa-<br />

zione israeliana ha toccato il record<br />

di 8,4%. Ma la scorsa estate l’agenzia<br />

per i servizi occupazionali ha annunciato<br />

che gli di israeliani in cerca<br />

di lavoro sono diminuiti di circa il<br />

2%.<br />

Un segnale incoraggiante, che non<br />

deve però portare a facili illusioni.<br />

Tanto per iniziare, il fatto che meno<br />

israeliani cerchino lavoro non significa<br />

automaticamente un pari calo<br />

<strong>del</strong>la disoccupazione: molti dei neodisoccupati,<br />

probabilmente, aspettano<br />

semplicemente un momento<br />

migliore. Il timore velatamente<br />

espresso da Fischer infatti è che la<br />

ripresa economica guidata dal settore<br />

hi-tech sia, almeno nella sua fase<br />

iniziale, una jobless recovery. Ovvero<br />

un periodo di crescita <strong>del</strong> Pil<br />

cui non corrisponde una crescita<br />

equivalente nel mercato <strong>del</strong> lavoro,<br />

come già avvenuto negli Stati Uniti<br />

dopo la crisi <strong>del</strong> 2001.<br />

a.m.<br />

cezioni, Israele crea capitale umano (ricercatori,<br />

scienziati) ma poi “esporta i talenti” a uno stadio<br />

troppo iniziale <strong>del</strong>la cosiddetta catena <strong>del</strong><br />

valore aggiunto. In una prospettiva di medio<br />

periodo, un altro elemento di debolezza è rappresentato<br />

dal fatto che negli ultimi due decenni<br />

il settore ha prosperato “cavalcando” il<br />

boom di Internet ma, secondo gli esperti, le<br />

grandi innovazioni <strong>del</strong> nuovo millennio avverranno<br />

nel campo <strong>del</strong>le biotecnologie, <strong>del</strong>le nanotecnologie,<br />

dei materiali “intelligenti” e <strong>del</strong>le<br />

energie alternative, tutti settori ai quali i centri<br />

di ricerca militari, che ricevono ingenti finanziamenti<br />

pubblici e che hanno finora svolto un<br />

ruolo trainante nell’innovazione tecnologica,<br />

non sono interessati.<br />

Aviram Levy, economista

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