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La sfida del confronto - Moked

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P22<br />

DOSSIER/Sud EBREI PER SCELTA<br />

Così fiorisce la rinascita di Trani<br />

tra antichi simboli e nuove alleanze<br />

Nell’epicentro <strong>del</strong>la ripresa ebraica pugliese, dove la sinagoga ha un campanile, ma con tanto di Maghen David<br />

ú–– Daniela Gross<br />

Un campanile su cui svetta<br />

un discreto ma evidente<br />

Maghen David. E’ l’emblema<br />

più éclatante <strong>del</strong> risveglio <strong>del</strong>l’ebraismo<br />

in atto nel Mezzogiorno<br />

d’Italia. Il campanile in questione è<br />

quello <strong>del</strong>la Scolanova di Trani, epicentro<br />

di una rinascita culturale che<br />

in questi ultimi anni vede il suo scenario<br />

principale proprio nelle Puglie.<br />

Utilizzato in origine come sinagoga,<br />

il piccolo edificio immerso nell’intrico<br />

degli antichi vicoli dopo la cacciata<br />

degli ebrei dal Meridione è stato<br />

infatti trasformato in chiesa per<br />

divenire poi, in tempi più vicini, centro<br />

culturale. Poi, quattro anni fa,<br />

l’ultima decisiva metamorfosi.<br />

Su richiesta <strong>del</strong> gruppo ebraico pugliese<br />

il Comune, guidato dal sindaco<br />

Giuseppe Tarantini, sancisce la<br />

restituzione <strong>del</strong>la Scolanova all’ebraismo.<br />

Una serie di pronunciamenti<br />

tra Soprintendenza alle Belle arti e<br />

Beth Din israeliano sbloccano la spinosa<br />

questione di una Madonnina<br />

posta in una nicchia che potrebbe<br />

ostacolare la ripresa <strong>del</strong> culto (il tutto<br />

si risolve con un’halakhica alienazione<br />

di quella parte <strong>del</strong>l’edificio e<br />

la discrezione di un velame a celarla).<br />

E la candida Scolanova torna al rito<br />

e alla cultura ebraici come segnalato<br />

da quella scenografica Stella di Davide<br />

che, dopo qualche mese, è issata<br />

– con effetto invero un po’ surreale<br />

- in cima alla torre campanaria.<br />

óúúúó<br />

<strong>La</strong> storia <strong>del</strong>la rinascita <strong>del</strong> Mezzogiorno<br />

ebraico è d’altronde tutta tramata<br />

di simboli che raccontano di<br />

un rapporto strettissimo con la realtà<br />

circostante, ebraica e no. Il primo<br />

Kippur celebrato in compagnia di<br />

un gruppo di ebrei tripolini tra le<br />

mura di un ex monastero. <strong>La</strong> Hanukkiah<br />

gigante accesa sul fortino<br />

che s’affaccia sul centralissimo porto.<br />

Il Sefer Torah che nella Giornata<br />

<strong>del</strong>la cultura ebraica fa il giro dei vicoli<br />

accompagnato da una grande<br />

partecipazione di folla.<br />

“In una situazione come la nostra,<br />

in cui stiamo cercando di riaccendere<br />

i motori <strong>del</strong>l’osservanza, il rapporto<br />

e il dialogo con il mondo non<br />

ebraico sono essenziali, forse più che<br />

in altre realtà”, spiega Francesco Lotoro.<br />

Quarantacinque anni, pianista<br />

e docente di pianoforte, Francesco<br />

è uno degli artefici <strong>del</strong>la rinascita pugliese<br />

in cui profonde lo stesso entusiasmo<br />

e la stessa caparbia energia<br />

che da anni lo guidano in un’altra<br />

impresa ai limiti <strong>del</strong>l’impossibile.<br />

Quella di riportare alla vita la musica<br />

composta nei campi di concentramento<br />

attraverso un’opera certosina<br />

di raccolta, recupero e poi esecuzione.<br />

Un lavoro immane che ha trovato<br />

forma nell’Enciclopedia discografica<br />

Kz musik di cui già sono stati<br />

incisi alcuni cd.<br />

“Fin dal principio – racconta – la<br />

gente ha vissuto con grande naturalezza<br />

la rinnovata presenza ebraica.<br />

<strong>La</strong> città sembrava infatti riappropriarsi<br />

di una parte <strong>del</strong>la sua identità.<br />

Chi ci vedeva con la kippah in testa<br />

ci accoglieva con un caloroso ‘ben-<br />

“Fin dal principio la gente ha<br />

vissuto con grande<br />

naturalezza la nostra<br />

presenza. <strong>La</strong> città sembrava<br />

riappropriarsi di una parte<br />

<strong>del</strong>la sua identità. Chi ci<br />

vedeva con la kippah in testa<br />

ci accoglieva con un caloroso<br />

‘bentornati’. Non benvenuti,<br />

bentornati” Quasi che il<br />

nostro essere qui andasse a<br />

riparare una storia spezzatasi<br />

secoli fa”.<br />

tornati’. Non benvenuti, bentornati.<br />

Quasi che il nostro essere qui andasse<br />

a riparare una storia spezzatasi<br />

secoli fa”.<br />

óúúúó<br />

L’accoglienza tranese non si è però<br />

esaurita nel garbo di un saluto. O<br />

nello scambio di visite e auguri. Ma<br />

si è tradotta subito in un supporto<br />

pratico prezioso. Il ristoratore dietro<br />

la Scolanova ha aperto le cucine al<br />

masghiach per la preparazione di<br />

pasti kasher acconsentendo a tenere<br />

le luci accese di Shabbat. <strong>La</strong> barista<br />

ha messo il suo bagno a disposizione<br />

dei frequentatori <strong>del</strong>la sinagoga (dove<br />

solo da poco ne è stato possibile<br />

realizzarne uno). Il gestore <strong>del</strong> bed<br />

and breakfast pratica sconti notevoli<br />

a chi dal resto <strong>del</strong>le Puglie giunge a<br />

www.moked.it<br />

Trani per lo Shabbat o le festività.<br />

Sono aiuti che possono sembrare ingenui<br />

a chi vive in Comunità dove<br />

l’osservanza si fonda su un sistema<br />

comunitario rodato da secoli. Ma<br />

che hanno grande importanza, anche<br />

morale, per un gruppo che con<br />

grande impegno e fatica va costruendo<br />

una sua fisionomia e un’organizzazione<br />

stabile.<br />

Ancor più centrale, in questo lavoro,<br />

il rapporto con il mondo ebraico.<br />

“<strong>La</strong> nostra storia – ricorda Francesco<br />

– inizia nel 2004 quando con alcuni<br />

ebrei <strong>del</strong>la regione abbiamo deciso<br />

di dare vita a un gruppo. Il primo<br />

appuntamento è stata la Giornata<br />

<strong>del</strong>la cultura ebraica, organizzata in<br />

poche settimane”. “Poi – continua -<br />

abbiamo cominciato a darci da fare<br />

per ottenere l’utilizzo <strong>del</strong>la Scolanova.<br />

Da allora stiamo lavorando di<br />

cemento per consolidare la nostra<br />

A sinistra Abraham Zecchillo che apre il portone <strong>del</strong>la Scolanova. Originario di Trani, Zecchillo è tornato ad abitarvi<br />

attratto dal rinnovamento in atto in Puglia. Oltre ad occuparsi <strong>del</strong>la sinagoga e <strong>del</strong>le visite segue alcune questioni legate<br />

alla kasherut. A destra Francesco Lotoro fotografato all’interno <strong>del</strong>la Scolanova, per lungo tempo utilizzata come chiesa<br />

e poi come centro culturale, che quattro anni fa l’amministrazione comunale ha restituito al culto ebraico.<br />

realtà con l’affetto e il sostegno <strong>del</strong>la<br />

Comunità ebraica di Napoli, di cui<br />

siamo una sezione, e <strong>del</strong> rav Shalom<br />

Bahbout che fin dal principio è stato<br />

al nostro fianco”.<br />

Gli ebrei in Puglia oggi sono pochi,<br />

una cinquantina appena in tutta la<br />

regione. Tra di loro ve ne sono parecchi<br />

che si sono trasferiti qui per<br />

lavorare nelle basi militari di Brindisi,<br />

Gioia <strong>del</strong> Colle, Foggia e Taranto.<br />

Molti sono israeliani, qualcuno<br />

arriva dalla Bielorussia, qualcun<br />

altro dall’Iran. Insomma, un microcosmo<br />

cosmopolita che nel riconoscimento<br />

identitario si salda<br />

alla realtà, per tanti versi ancora sconosciuta,<br />

dei marrani. Uomini e<br />

donne lontani discendenti di ebrei<br />

convertiti che - come racconta<br />

Abraham Zecchillo, a cui oggi sono<br />

affidate le cure <strong>del</strong>la Scolanova e<br />

<strong>del</strong>la kasherut - dopo moltissimi anni<br />

hanno fatto ritorno alle radici<br />

ebraiche. Nipoti e pronipoti di famiglie<br />

che nel chiuso <strong>del</strong>le case per<br />

secoli hanno mantenuto usanze e<br />

tradizioni ebraiche: la preparazione<br />

<strong>del</strong>le azzime a Pesach, l’accensione<br />

<strong>del</strong>le can<strong>del</strong>e di Shabbat, la preparazione<br />

<strong>del</strong>le challot al venerdì.<br />

óúúúó<br />

Il composito gruppo pugliese potrebbe<br />

crescere a breve , sostiene<br />

Francesco, anche sull’onda di una<br />

crescente notorietà. “Dopo ogni<br />

evento pubblico ci contatta qualcuno<br />

che racconta di essere ebreo o di<br />

avere origini ebraiche e chiede di essere<br />

coinvolto”. Intanto si tratta di<br />

animare una realtà che ha i suoi limiti<br />

principali proprio nell’esiguità<br />

e nella dispersione.<br />

A queste condizioni realizzare lezioni<br />

e occasioni culturali è infatti una<br />

questione improba. Anche un semplice<br />

Shabbat con dieci uomini per<br />

il minian è iniziativa che richiede<br />

grande attenzione per coordinare le<br />

persone, organizzare pernottamenti<br />

e pasti. Per questo gli ebrei di Trani,<br />

oltre a coltivare con dedizione gli<br />

amici <strong>del</strong>le altre Comunità ebraiche,<br />

stanno cercando una sinergia con il<br />

gruppo di Sannicandro. Per ora<br />

l’obiettivo è uno Shabbat al mese<br />

tutti insieme. Ma per il futuro il programma<br />

promette di essere assai più<br />

ambizioso.

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