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P28 CULTURA / ARTE / SPETTACOLO<br />
ú– UMORISMO<br />
Ci vorrebbe una Casa <strong>del</strong> Ridere<br />
Il sogno irrealizzato di Formiggini<br />
L’editore modenese che diffuse l’umorismo ebraico in Italia<br />
voleva costruire un museo <strong>del</strong>la risata<br />
ú–– Alberto Cavaglion<br />
Nella storia dei musei una<br />
parte importante giocano<br />
i progetti non attuati, i sogni<br />
irrealizzati. Arcangelo Ghisleri,<br />
il geografo maestro di Salvemini, aveva<br />
raccolto a Bergamo materiale per<br />
un Museo <strong>del</strong>l’Esule che non trovò<br />
mai le risorse necessarie per essere<br />
inaugurato. Sempre all’inizio <strong>del</strong> Novecento<br />
l’editore modenese Angelo<br />
Fortunato Formiggini voleva donare<br />
ai suoi concittadini un museo che<br />
avrebbe potuto essere utile non soltanto<br />
a Modena: la Casa <strong>del</strong> Ridere.<br />
Nell’Italia di oggi questi due musei<br />
sarebbero necessari come l’aria che<br />
si respira.<br />
Il ruolo che la casa editrice Formiggini<br />
ha avuto nella cultura italiana<br />
<strong>del</strong> Novecento è, non da molto, acquisito:<br />
le sue collane, le sue riviste,<br />
le sue iniziative editoriali (la Treccani<br />
che Gentile gli rubò!) sono state esaminate<br />
con la dovuta cura. E’ stato<br />
però necessario <strong>del</strong> tempo prima che<br />
ci si accorgesse di lui e <strong>del</strong>l’assurdità<br />
<strong>del</strong>la sua morte. Soltanto nel 1988 il<br />
Comune di Modena ha posto una<br />
lapide: da allora ogni dieci anni ci si<br />
ritrova a commemorarlo nel tvajol<br />
ed Furmajin, il cantone sotto la Ghirlandina,<br />
dove si uccise il 29 novembre<br />
1938. Si rischia però di commettere<br />
un errore fatale se si lega la memoria<br />
di Formiggini al volo suicida<br />
dalla torre <strong>del</strong>la Ghirlandina. Rimangono,<br />
per nostra fortuna, le carte <strong>del</strong><br />
suo archivio: un vero tesoro deposi-<br />
L’incontro<br />
tato per sua volontà alla Biblioteca<br />
Estense.<br />
Rimane, in primo luogo, la passione<br />
per l’arte <strong>del</strong> comico, che lo accompagnò<br />
per tutta la vita e persino nell’ultimo<br />
viaggio verso la morte (si veda<br />
l’importante libretto postumo Parole<br />
in libertà). Fin dai tempi <strong>del</strong>la<br />
seconda tesi di laurea, nel 1907, a<br />
Bologna in Filosofia morale (sei anni<br />
prima s’era laureato in Legge con un<br />
<strong>confronto</strong> fra la donna nella Torà e<br />
nel Manava-Dharma Sastra) la “filosofia<br />
<strong>del</strong> ridere” è una passione predominante.<br />
Dirà in una famosa pagina<br />
autobiografica: “Nel periodo <strong>del</strong>la<br />
mia vita che dedicai agli studi, la<br />
sola cosa, forse, a cui volsi l’animo<br />
particolarmente fu il ridere, e mi parve<br />
che esso, oltre ad essere la più<br />
emergente caratteristica <strong>del</strong>l’umanità<br />
è il più specifico elemento diagnostico<br />
<strong>del</strong> carattere degli individui<br />
Satira, Talmud<br />
e antisemitismo<br />
Un convegno a Bari, nel quadro <strong>del</strong> festival<br />
Negba, sui due volti <strong>del</strong>la comicità:<br />
un valore spirituale, ma talvolta anche un’arma<br />
a disposizione dei razzisti<br />
(dimmi di che<br />
cosa ridi e ti dirò<br />
chi sei), forse<br />
anche il tessuto<br />
connettivo più tenace<br />
e il più attivo<br />
propulsore <strong>del</strong>la simpatia<br />
umana”.<br />
Come questo progetto si sia attuato<br />
nella fortunata collana dei Classici<br />
<strong>del</strong> Ridere, dove nel 1918 Marienbad<br />
di Shalom Alechem troverà spazio<br />
accanto a Boccaccio, Belli e Porta, è<br />
cosa nota.<br />
IL PROGETTO<br />
DEL COLLEZIONISTA<br />
Meno noto è il lavoro di collezionista.<br />
Che Formiggini avviò a partire<br />
dal 1918 affiancandolo al mestiere di<br />
editore. E’ da sottolineare che la raccolta<br />
di carte volanti, giornali, disegni<br />
da esporre nella futura Casa <strong>del</strong> Ri-<br />
Che cosa accomuna George Simenon a Agatha<br />
Christie? <strong>La</strong> risposta più ovvia non è quella corretta.<br />
Anche se sono entrambi grandi autori di<br />
libri gialli, l’elemento che li accomuna è altrove; siamo<br />
a Bari, in Puglia, al culmine <strong>del</strong>le manifestazioni che si<br />
sono tenute durante il Festival di cultura ebraica Negba.<br />
<strong>La</strong> sala è grande, accogliente nel suo rigore, al muro “All<br />
Bands”, una straordinaria pittura murale di Sol LeWitt,<br />
solo in parte nascosta dallo schermo su cui presto verranno<br />
proiettate graffianti, preoccupanti, inquietanti diapositive.<br />
L’argomento <strong>del</strong>l’affollato incontro è “Satira,<br />
umorismo e antisemitismo”. Luciano Canfora introduce<br />
l’argomento, con letture tratte da Simeon e dalla Christie,<br />
ma anche anche da Tacito e Shakespeare. Già dalle prime<br />
frasi emerge fra le righe (anche senza voler cercare troppo<br />
in profondità) chiaro e forte come il pregiudizio antie-<br />
www.moked.it<br />
u Nel 1926 Formiggini inventò le<br />
“Cartoline Parlanti” che avevano lo<br />
scopo di comprendere nello spazio<br />
di una cartolina l’immagine di<br />
un’opera d’arte con sotto una<br />
descrizione storico-artistica<br />
attraente. In una di queste<br />
Formiggini lancia un messaggio<br />
ironico: “Non copiare nessuno, ridi<br />
se ti copiano”!<br />
dere abbia avuto inizio proprio<br />
con i documenti satirici<br />
e umoristici dei soldati <strong>del</strong>la<br />
Grande Guerra. Non l’eroismo<br />
bellicista lo attraeva, né<br />
il vittimismo dolente, ma un’antieroismo<br />
umano. Al pari di Benjamin,<br />
Formiggini vedeva nel collezionista<br />
l’uomo <strong>del</strong>la vita che raccoglie<br />
le cose morte per farle rinascere.<br />
Sperava di trovare per la sua casa<br />
una sede idonea a Modena. Nessuno<br />
lo ascoltò.<br />
Quelle sue carte, “gioconde” e “bizzarre”<br />
(aggettivi formigginiani per<br />
eccellenza) vengono spesso confuse<br />
con l’officina <strong>del</strong> fabbricatore di libri,<br />
quando invece da questa si discostano<br />
come la realtà si distingue dall’utopia<br />
di una umanità più libera. <strong>La</strong><br />
Casa <strong>del</strong> Ridere è tutta da immaginare<br />
e così il giornale umoristico che<br />
avrebbe desiderato fondare: nel pe-<br />
riodo di lavoro a Genova avrebbe<br />
dovuto intitolarsi L’Uovo di Colombo,<br />
dopo il trasferimento nell’Urbe si mutò<br />
in l’Ombelico (una specie di Selezione<br />
comica) .<br />
I progetti di Museo non sperimentati<br />
hanno un fascino inconfondibile, che<br />
i fasti dei musei faraonici non posseggono.<br />
Il fascino si confonde con<br />
il desiderio di riparare a un torto. Se<br />
cautamente avanzo l’idea di attuare<br />
oggi il sogno di Formaggini è perché<br />
sono convinto che la Casa <strong>del</strong> Ridere<br />
per l’ebraismo italiano rappresenti<br />
una specie di passaggio obbligato.<br />
Quella casa potrebbe ben dirsi una<br />
“schola”. A chi mi chiedesse se, nell’età<br />
<strong>del</strong>l’emancipazione, vi siano luoghi<br />
culturali dove il deposito <strong>del</strong>la<br />
fede dei padri, il “moral deposit of faith”<br />
di cui parlano gli inglesi, si sia sedimentato,<br />
non avrei esitazione a rispondere,<br />
tracciando sulla carta geografica<br />
una linea tra Modena e Mantova,<br />
dove il deposito fu eminentemente<br />
uno “humoristic deposit of faith”.<br />
Nel fazzoletto di terra che si estende<br />
intorno al tvajol ed Furmajin , pochissimi<br />
chilometri quadrati, potremo reperire<br />
l’occorrente per dare sostanza<br />
al sogno di cent’anni fa.<br />
NON SOLO FORMIGGINI<br />
Debbo, per necessità, limitarmi agli<br />
estremi geografici di un triangolo che<br />
fu <strong>del</strong>la vita e non <strong>del</strong>la morte. Insieme<br />
alla Modena di Formiggini, gli<br />
altri due vertici sono: 1) Pomponesco,<br />
a due passi da Mantova, dove<br />
visse e operò Alberto Cantoni (1841-<br />
braico sia radicato nella letteratura, e non solo in quella<br />
“sospetta”. Ne segue una riflessione su come il riso può<br />
essere utilizzato per descrivere l’ebreo a tinte fosche, dal<br />
grottesco al ridicolo, come potente arma <strong>del</strong>l’antisemitismo.<br />
E pensare che l’umorismo è una componente importante<br />
non solo nella cultura, ma anche nella religione<br />
ebraica. Infatti in un Midrash viene spiegato chi può<br />
avere parte nell’Olam ha-baà, il mondo a venire, un privilegio<br />
enorme: con nostra sorpresa, scopriamo che tra<br />
i tanti passanti che affollano un mercato, il profeta Elia<br />
indica in due badranim coloro che avranno posto nel<br />
mondo a venire.<br />
Badranim sono i buotemponi, coloro che amano divertire<br />
gli altri in particolare le persone tristi, e mettere la pace<br />
tra quelli che sono in lite tra loro. Una conclusione piuttosto<br />
inaspettata e che è servita da spunto anche per