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concorso svolto lo scorso anno sulle fiabe - Benvenuti nel sito dei ...

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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “IL TESSITORE”<br />

Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />

Divisi in gruppi, i ragazzi h<strong>anno</strong> prodotto alcuni testi.<br />

ETIMOLOGIA DEL TERMINE “FATA”<br />

Il termine “fata” deriva dall’antico “faunoe o fatuoe “, che significa creatura selvatica, abitante<br />

del mondo naturale, ma anche dal latino “fatum”, cioè destino. Sono esseri soprannaturali dotati<br />

di un potere magico, possono cambiare aspetto e far<strong>lo</strong> cambiare agli altri esseri. Sono una delle<br />

più popolari figure dell’immaginario <strong>fiabe</strong>sco donne bellissime, talvolta perfide, piccole o di<br />

statura normale ,con co<strong>lo</strong>ri molto particolari:verde, viola, blu. Le fate abitano in luoghi selvaggi e<br />

solitari, in magiche fortezze, tra colline e tumuli. Si radunano <strong>nel</strong>le foreste e nei boschi e presso le<br />

sponde <strong>dei</strong> laghi. Vivono <strong>nel</strong>le piante o sotto terra. Vivono in tutti i luoghi foreste e nei boschi, e<br />

soprattutto in cespugli di biancospino, e non si può dissacrare per nessun motivo il luogo scelto<br />

dalle fate per vivere. I regni delle fate difficilmente appaiono e sono davvero in pochi quelli che<br />

h<strong>anno</strong> il privilegio di vederli. I <strong>lo</strong>ro regni sono stati da sempre ricercati dagli uomini di tutti i<br />

popoli. Si credeva che la misteriosa terra delle fate si collegasse in una zona geografica reale con<br />

il potere di spostarsi a seconda <strong>dei</strong> desideri <strong>dei</strong> suoi abitanti.<br />

L’etimo<strong>lo</strong>gia dimostra che anticamente la distinzione tra fate e streghe non doveva esistere: Fata<br />

erano dette in età augustea le Parche, dee del destino, spesso raffigurate in atto di filare e avvolte<br />

in candide vesti (Catul<strong>lo</strong>, Canti, 64, vv. 307-19). In volgare il neutro pl. Fata divenne sing. Femm.<br />

e indicò una donna bellissima dai poteri soprannaturali. La prima attestazione del termine si ha in<br />

Giacomo da Lentini. In alcuni dialetti il nome fu attribuito ad animali ritenuti malefici:<br />

mantov. fada;<br />

emil. feda “rospo”;<br />

calabr. fata “mantide”.<br />

Secondo il Del Rio (Disquisitiones, 1. II, q. 27, n.14) «le biancovestite che di notte frequentano i<br />

boschetti e radure o le stalle con candele accese, le cui gocce si ritrovano <strong>nel</strong>le criniere<br />

aggrovigliate <strong>dei</strong> cavalli, sono spettri ovvero demoni di 14ª categoria».<br />

Ancora Burcardo parla di parcae o fatae, che mutano gli uomini in lupi mannari (ibidem).<br />

In nessuna zona d’Italia si traccia un confine esatto tra fata e strega: se quest’ultima è sempre<br />

malvagia o comunque tende ad esser<strong>lo</strong>, la prima è assai ambigua presentandosi talvolta buona,<br />

talaltra malevola, comunque costantemente strana e imprevedibile.<br />

La materia risulta più chiara se si fa una distinzione tra le Fate delle favole e quelle delle<br />

tradizioni <strong>lo</strong>cali. Le prime sono in genere giovani e belle, straordinariamente potenti, riccamente<br />

vestite, interessate al mondo umano, inclini alla benevolenza.<br />

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