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PARTE PRIMA<br />
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “IL TESSITORE”<br />
Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
INDICE<br />
Introduzione…………………………………………………………………………. 2<br />
1. La strega. Personaggio-ponte tra le diverse <strong>fiabe</strong> – Classe 1^ Gial<strong>lo</strong><br />
1.1 1^ Fase: lettura del testo “Fiabe Italiane” di Ita<strong>lo</strong> Calvino ……………………………….. 4<br />
1.2 2^ Fase: raccolta di informazioni a partire dalla tradizione <strong>lo</strong>cale …………………………5<br />
1.3 3^ Fase: produzione di testi…………………………………………………………………6<br />
PARTE SECONDA<br />
2. La fata. Personaggio-ponte tra le diverse <strong>fiabe</strong> – Classe 1^Rosso<br />
2.1 1^ Fase: lettura del testo “Fiabe Italiane” di Ita<strong>lo</strong> Calvino ……………………………18<br />
2.2 2^ Fase: raccolta di informazioni a partire dalla tradizione <strong>lo</strong>cale ………………….…19<br />
2.3 3^ Fase: produzione di testi……………………………………………………………..21<br />
PARTE TERZA<br />
3. L’orco. Personaggio-ponte tra le diverse <strong>fiabe</strong> – Classe 1^Verde<br />
3.1 1^ Fase: lettura del testo “Fiabe Italiane” di Ita<strong>lo</strong> Calvino ……………………………30<br />
3.2 2^ Fase: raccolta di informazioni a partire dalla tradizione <strong>lo</strong>cale …………………….31<br />
3.3 3^ Fase: produzione di testi……………………………………………………………..33<br />
1<br />
Pagina<br />
Bibliografia…………………………………………………………………………………<br />
…38
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “IL TESSITORE”<br />
Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
INTRODUZIONE<br />
Le <strong>fiabe</strong>, si sa, sono uguali dappertutto. Dire «di dove» una fiaba sia non ha molto senso. […] Ma<br />
la circolazione internazionale «<strong>nel</strong>la comunanza non esclude la diversità, che si esprime attraverso<br />
la scelta o il rifiuto di certi motivi, la predilezione per certe specie, la creazione di certi personaggi,<br />
l’atmosfera che avvolge il racconto, le caratteristiche del<strong>lo</strong> stile che riflettono una determinata<br />
cultura formale». […] La fiaba, qualunque origine abbia, è soggetta ad assorbire qualcosa del<br />
luogo in cui è narrata, un paesaggio, un costume, una moralità, o pur so<strong>lo</strong> un vaghissimo accento o<br />
sapore di quel paese.<br />
Da Introduzione alle Fiabe italiane a cura di Ita<strong>lo</strong> Calvino<br />
"Le <strong>fiabe</strong> h<strong>anno</strong> gambe lunghe e viaggiano spedite attraverso terre e confini. Sono leggere come<br />
farfalle e, svolazzando qua e là, raccolgono profumi e co<strong>lo</strong>ri. Sono storie magiche o avventurose,<br />
favole di animali, personaggi buffi o eroi che appartengono alla tradizione orale di tanti popoli."<br />
Graziella Favaro<br />
Nel 1956 la casa editrice Einaudi pubblica per la prima volta la raccolta “Fiabe italiane”, scelte e<br />
trascritte da Ita<strong>lo</strong> Calvino. Come <strong>lo</strong> stesso Calvino ricorda <strong>nel</strong>l’introduzione alla raccolta, il progetto<br />
prese forma dall’idea di pubblicare, accanto ai grandi libri di <strong>fiabe</strong> popolari straniere, una raccolta<br />
italiana.<br />
Si trattava di dar vita ad un «Grimm italiano», una raccolta di <strong>fiabe</strong> autentica e genuina che fosse in<br />
grado di restituire l’”infinita varietà ed infinita ripetizione” del patrimonio culturale italiano.<br />
Nacque così “Fiabe italiane”, un viaggio rocambolesco tra una moltitudine eterogenea di materiali<br />
che si rifacevano a varie realtà territoriali. Calvino lavorò su materiale già raccolto, pubblicato in<br />
libri e riviste specializzate o reperibile in manoscritti inediti di musei o biblioteche. Lavorò,<br />
insomma, su materiale preesistente, non perché non esistessero più in Italia «luoghi di<br />
conservazione», ma perché in tutte queste raccolte di folk<strong>lo</strong>risti dell’Ottocento egli aveva già<br />
trovato una mole di materiali sui quali lavorare, alquanto apprezzabili. Suo obiettivo manifesto era<br />
da una parte dar voce a tutti i tipi di fiaba di cui vi fosse documentata l’esistenza nei dialetti italiani;<br />
dall’altro rappresentare in maniera significativa tutte le regioni italiane per dar vita a l’”Italia delle<br />
<strong>fiabe</strong>”, un testo rappresentativo della variegata e multiforme realtà italiana, restituendo i co<strong>lo</strong>ri, gli<br />
odori, i sapori delle narrazioni del Monferrato, piuttosto che della Terra d’Otranto o del Nizzardo.<br />
Proprio dalla raccolta prende avvio il nostro lavoro di analisi, raccolta e rielaborazione di materiali<br />
tratti dal patrimonio <strong>fiabe</strong>sco italiano, europeo e del mondo.<br />
La proposta contenuta <strong>nel</strong> bando del <strong>concorso</strong> nazionale “L’Italia delle <strong>fiabe</strong>” ha ispirato il nostro<br />
progetto: le <strong>fiabe</strong> non st<strong>anno</strong> mai ferme, h<strong>anno</strong> le gambe lunghe (Graziella Favaro ce <strong>lo</strong> insegna). I<br />
protagonisti di molti <strong>dei</strong> racconti della nostra infanzia si mettono in viaggio alla ricerca di un<br />
qualcosa (un tesoro, una principessa, un oggetto magico…), si muovono, affrontano prove e<br />
pericoli. Le storie stesse sono vittima di questo peregrinare: camminano, si tramandano da una<br />
generazione all’altra, si spostano di paese in paese e in questo continuo movimento si trasformano,<br />
mutano aspetto pur mantenendo intatta e immobile la <strong>lo</strong>ro struttura che altro non è che il prodotto di<br />
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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “IL TESSITORE”<br />
Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
un inconscio collettivo comune all’umanità.<br />
Va<strong>lo</strong>rizzare <strong>nel</strong> contempo diversità e uguaglianze è diventato quindi il nostro precipuo intento, al<br />
fine di far emergere come ognuna delle <strong>fiabe</strong> che h<strong>anno</strong> allietato i ricordi della nostra fanciullezza<br />
altro non è che il risultato di un lavoro di tessitura di molti fili e molte culture.<br />
La lettura, per esempio, di una delle <strong>fiabe</strong> più note della raccolta di Calvino, “Prezzemolina”, non<br />
può non ricondurci con la memoria al racconto “Rapunzel” <strong>dei</strong> Fratelli Grimm. Si è trattato, perciò,<br />
di far emergere queste affinità e differenze attingendo anche al patrimonio <strong>lo</strong>cale per rendere<br />
evidente come in realtà le <strong>fiabe</strong> siano tutte uguali, raccontino sempre la stessa storia.<br />
Seguendo, quindi, le tracce di alcuni personaggi che h<strong>anno</strong> più appartenenze culturali, i cosiddetti<br />
personaggi-ponte, abbiamo potuto constatare le infinite sfumature di una stessa fiaba.<br />
Ispirandoci alla nostra tradizione <strong>lo</strong>cale abbiamo individuato tre personaggi-ponte ampiamente<br />
presenti nei racconti, <strong>nel</strong>le leggende, nei proverbi, <strong>nel</strong>le filastrocche e <strong>nel</strong>la toponomastica del<br />
territorio dell’altovicentino: la fata, l’orco e la strega.<br />
Il punto di partenza è stato la lettura di alcune <strong>fiabe</strong> della raccolta di Calvino in cui fossero presenti<br />
questi personaggi-ponte. Nella scelta, si è cercato di rappresentare un po’ tutte le regioni d’Italia,<br />
focalizzandoci almeno su una fiaba del Nord, una del Centro e una del Sud. L’analisi delle<br />
caratteristiche del personaggio-ponte in ogni racconto ha permesso di far emergere somiglianze e<br />
differenze, accuratamente riportate in una tabella di sintesi. Il confronto con <strong>fiabe</strong> di altri paesi<br />
(europei e non) è sorto spontaneamente, come pure l’esigenza di ricercare e ascoltare direttamente<br />
dalla voce <strong>dei</strong> testimoni del passato racconti e aneddoti di streghe, orchi e fate. Abbiamo sviluppato<br />
più piste di ricerca: ci interessava conoscere e capire le influenze, i punti di contatto, i temi, i<br />
motivi, gli intrecci che uniscono e separano al<strong>lo</strong> stesso tempo questi personaggi-ponte all’interno<br />
della nostra tradizione popolare italiana e <strong>lo</strong>cale, e <strong>nel</strong>le altre culture.<br />
Questa è la natura del nostro progetto: un attento minuzioso resoconto del percorso di ricerca<br />
realizzato da tre classi prime dell’Istituto Comprensivo “Il Tes<strong>sito</strong>re” di Schio (VI).<br />
Nel leggere, analizzare, scoprire, inventare, interrogare i materiali e le persone che abbiamo<br />
incontrato <strong>nel</strong> corso del nostro viaggio, abbiamo riscoperto il piacere di ascoltare e raccontare <strong>fiabe</strong>,<br />
un piacere che ha radici antiche che lascia un segno in chi narra e in chi ascolta<br />
Perché le storie aiutano sempre a decodificare i fatti e gli eventi, a dare una rappresentazione e un<br />
significato alle cose e alle vicende.<br />
Buona lettura e…buon viaggio.<br />
Gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Il Tes<strong>sito</strong>re” di Schio<br />
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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “IL TESSITORE”<br />
Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
L'ITALIA DELLE FIABE<br />
LA STREGA<br />
personaggio-ponte tra le diverse <strong>fiabe</strong><br />
Classe 1^ Gial<strong>lo</strong><br />
1^ Fase: lettura del testo “Fiabe Italiane” di Ita<strong>lo</strong> Calvino<br />
Gli alunni, a gruppi, h<strong>anno</strong> analizzato sei <strong>fiabe</strong> del testo, relative a diverse zone di Italia:<br />
La barba del conte ( Bra)<br />
I dodici buoi ( Monferrato)<br />
Il dimezzato ( Venezia )<br />
Prezzemolina ( Firenze )<br />
La vecchia <strong>nel</strong>l'orto ( Caltanissetta )<br />
Il drago dalle 7 teste ( Toscana )<br />
Per ciascuna fiaba i ragazzi h<strong>anno</strong> rilevato il protagonista, l'antagonista, l'aiutante magico,<br />
l'eventuale mezzo magico, altri personaggi, le prove da superare, le funzioni di Propp.<br />
Successivamente ogni gruppo ha esposto il proprio lavoro alla classe, sintetizzando oralmente la<br />
trama della fiaba.<br />
Insieme abbiamo individuato il personaggio-ponte comune a tutte le <strong>fiabe</strong> analizzate: la strega.<br />
Confrontando i testi, abbiamo poi riportato in una tabella alcune caratteristiche della strega.<br />
FIABA NOME ASPETTO E<br />
CARATTERE<br />
La barba del<br />
conte<br />
“Maschera<br />
Micillina”<br />
Viene so<strong>lo</strong><br />
nominata, non<br />
compere<br />
I dodici buoi “Strega” Vecchia<br />
apparentemente<br />
gentile<br />
malvagia<br />
4<br />
LUOGO IN<br />
CUI VIVE<br />
POTERI<br />
MAGICI E<br />
AZIONI<br />
Nei boschi Ruba mucche e<br />
buoi di notte<br />
Nei boschi Succhia il<br />
sangue;<br />
trasforma i<br />
ragazzi in<br />
buoi, ag<strong>nel</strong>li;<br />
può assumere<br />
le sembianze<br />
che vuole<br />
REAZIONI<br />
CHE<br />
SUSCITA<br />
Paura, sospetto<br />
Paura<br />
sospetto<br />
odio<br />
desiderio di<br />
vendetta<br />
Il dimezzato “Strega” Avida, In una casa Taglia il Paura
Prezzemolina “Fata”<br />
“Fata<br />
Morgana”<br />
La vecchia<br />
<strong>nel</strong>l'orto<br />
Il drago dalle<br />
7 teste<br />
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “IL TESSITORE”<br />
Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
prepotente,<br />
famosa,<br />
malvagia<br />
Esigente<br />
malvagia<br />
potente<br />
ha un'anima<br />
rappresentata<br />
con un lume<br />
“Vecchia” Vecchia<br />
avida<br />
apparentemente<br />
gentile<br />
go<strong>lo</strong>sa<br />
falsa<br />
ingenua<br />
“Vecchierella”<br />
“Strega”<br />
Vecchia<br />
apparentemente<br />
indifesa e<br />
generosa<br />
cerimoniosa<br />
malvagia<br />
potente<br />
5<br />
con l'orto,<br />
vicino ad<br />
altre case<br />
In una casa<br />
con l'orto<br />
insieme ad<br />
altre fate.<br />
In un palazzo<br />
(Fata<br />
Morgana )<br />
In una casa<br />
con l'orto<br />
bambino a<br />
metà<br />
Mangia i<br />
bambini<br />
Mangia le<br />
persone<br />
Nel bosco Trasforma le<br />
persone in<br />
statue di sale<br />
Paura<br />
disperazione<br />
Paura<br />
terrore<br />
Paura<br />
odio<br />
desiderio di<br />
vendetta<br />
Ponendo attenzione agli elementi comuni, ne è emerso un testo, frutto di un lavoro collettivo.<br />
La strega<br />
Leggendo “Fiabe Italiane” di Ita<strong>lo</strong> Calvino, ci siamo imbattuti più volte <strong>nel</strong> personaggio della<br />
strega. Essa è presente tanto <strong>nel</strong>la tradizione popolare piemontese, quanto in quella toscana e<br />
siciliana. E' chiamata “strega” o “vecchia”, qualche volta “fata”, come in “Prezzemolina” o<br />
“maschera” in Piemonte.<br />
E' sempre l'antagonista, per<strong>lo</strong>più rappresentata in modo negativo, attempata, non particolarmente<br />
piacevole, malvagia e dotata di poteri magici. A volte mangia i bambini oppure è in grado di<br />
trasformare le persone in animali o in statue; spesso può assumere le sembianze che desidera.<br />
Incute paura, anche se alla fine viene comunque sconfitta.<br />
2^ Fase: raccolta di informazioni a partire dalla tradizione <strong>lo</strong>cale<br />
Attraverso un questionario, i ragazzi h<strong>anno</strong> intervistato diverse persone, raccogliendo informazioni
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Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
relative alla strega, <strong>nel</strong>la nostra tradizione, in particolare della Valleogra.<br />
Intervistatore/trice.....................<br />
QUESTIONARIO<br />
6<br />
INTERVISTA A:.............................................<br />
Età:...................................................................<br />
Professione:......................................................<br />
1. Avete mai sentito parlare di streghe? Da chi? ( In famiglia, in chiesa, al filò, da amici, etc...)<br />
2. Chi è la strega? Che cosa fa? Come vive? Come si veste? Che aspetto ha? Dove abita? Con chi?<br />
3. Ci sono state streghe da queste parti? Le avete mai viste?<br />
4. La strega va in giro di notte?<br />
5. Come si fa per individuare una strega? Come si può costringere la strega a rivelarsi?<br />
6. Esistono ancora le streghe? Portano doni o f<strong>anno</strong> del male?<br />
7. Conoscete qualche fiaba o storia di streghe? Dove e da chi le avete imparate?<br />
8. Ci sono luoghi che h<strong>anno</strong> a che fare con le streghe?<br />
Alcuni ragazzi h<strong>anno</strong> raccolto numerose informazioni, altri h<strong>anno</strong> voluto approfondire l'argomento,<br />
anche a livel<strong>lo</strong> storico, etimo<strong>lo</strong>gico ed iconografico.<br />
3^ Fase: produzione di testi<br />
Abbiamo poi cercato di ordinare le informazioni e di suddividere il lavoro elaborando il seguente<br />
schema:<br />
NELLA<br />
STORIA<br />
NELLE ALTRE<br />
TRADIZIONI<br />
ETIMOLOGIA<br />
ANIMALI E<br />
OGGETTI<br />
COLLEGATI<br />
ICONOGRAFIA<br />
LA STREGA<br />
PROVERBI<br />
FILASTROCCHE<br />
POESIE<br />
NELLA<br />
NOSTRA<br />
TRADIZIONE<br />
POPOLARE<br />
RACCONTI<br />
LOCALI<br />
STRIE<br />
ANGUANE
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Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
Divisi in gruppi, i ragazzi h<strong>anno</strong> prodotto alcuni testi.<br />
ETIMOLOGIA DELLA STREGA<br />
Il termine “strega” deriverebbe dal greco “Stryx”, “Strygos”, che significa “Strige”, barbagianni,<br />
uccel<strong>lo</strong> notturno.<br />
Nel latino medievale, invece, il termine utilizzato era “lamia”, che <strong>nel</strong>l'antichità greca indicava<br />
una figura in parte umana,in parte animalesca, rapitrice di bambini.<br />
Ancora oggi per molti, la parola “strega” simboleggia una “donna cattiva, dedita ad arti oscure”.<br />
Il termine inglese, attualmente diffuso, è “witch”,da cui deriva il giovane movimento stregonesco;<br />
questo termine proviene dall'ang<strong>lo</strong>sassone”wicca”, che significa “donna sapiente”. Solitamente le<br />
streghe si distinguono in due categorie: streghe nere e streghe bianche. Le prime sono malvagie,<br />
mentre le seconde h<strong>anno</strong> il potere di guarire. In Italia ai giorni nostri, il sostantivo varia molto a<br />
seconda delle zone:<br />
- Masca (Piemonte)<br />
- Stria o Basura ( Liguria)<br />
- Borde ( Toscana )<br />
- Stria ( Lombardia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia )<br />
- Janara ( Campania )<br />
- Cogas, Stria, bruscias o Maghiargia ( Sardegna )<br />
- Stria, Striga, Strigo ( Veneto )<br />
- Mavara ( Sicilia )<br />
- Magara o Macara ( Salento )<br />
- Mascare o Chivarze ( Taranto e provincia )<br />
- Stiara ( Grecia salentina )<br />
- Stroll'ca ( Umbria )<br />
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Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
(Giulia, Khadija, Milica )<br />
LA STREGA NELLA STORIA<br />
Durante la dominazione <strong>lo</strong>ngobarda in Italia, <strong>nel</strong> famoso Editto di Rotari del 643 si legge “ stria<br />
quae est masca”, ma fin dall'antichità la letteratura fa riferimento alle streghe: si pensi alla maga<br />
Circe, raccontata <strong>nel</strong>l'Odissea, che trasformava in porci i compagni di Ulisse, o alla Medea di<br />
Euripide, che, tradita, si vendica donando alla rivale un mantel<strong>lo</strong> avvelenato.<br />
Tuttavia è <strong>nel</strong> Basso Medioevo, con la nascita dell'Inquisizione, che le streghe iniziano ad essere<br />
perseguitate. Il primo documento che riporta un processo contro le streghe risale al XIV seco<strong>lo</strong> ed<br />
è il Consilium di Barto<strong>lo</strong> da Sassoferrato, a cui il vescovo di Novara chiede un parere riguardo a<br />
come debba essere giudicata una strega.<br />
Verso la fine del XV seco<strong>lo</strong> ha inizio la cosiddetta “caccia alle streghe”, cioè la ricerca e la<br />
persecuzione di donne sospettate di compiere sortilegi, malefici, fatture; il fenomeno durò fino<br />
all'inizio del XVIII seco<strong>lo</strong> e le persecuzioni terminavano spesso con la morte. Molte "streghe"<br />
vennero torturate e bruciate vive, con le motivazioni ufficiali più varie, spesso in base a denunce<br />
anonime. In Scozia la strega veniva strangolata, quasi priva di sensi, veniva immersa in un<br />
barile di catrame e poi appesa ad un pa<strong>lo</strong>; se riusciva a sfuggire alla morte, il pubblico la<br />
spingeva sul fuoco.<br />
Dobbiamo ricordare la celebre frase di Voltaire: “Le streghe h<strong>anno</strong> smesso di esistere quando noi<br />
abbiamo smesso di bruciarle”.<br />
( Adele, Chiara, Nicola e Tommaso )<br />
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Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
LA STREGA NELLE FIABE DI ALTRE TRADIZIONI<br />
La strega ci accomuna non so<strong>lo</strong> con le altre regioni italiane, ma anche con altre tradizioni<br />
culturali europee: francese, tedesca, danese e russa.<br />
La Bella addormentata <strong>nel</strong> bosco ( Perrault )- Francia<br />
La strega della bella addormentata è capace di lanciare sortilegi e maledizioni letali alle persone.<br />
E' temuta da tutto il popo<strong>lo</strong> del regno e quando si arrabbia, danneggia la protagonista,<br />
condannandola inizialmente alla morte, <strong>nel</strong> caso fosse venuta a contatto con un fuso; so<strong>lo</strong><br />
l'intervento di una fata buona mitiga il suo sortilegio, trasformando<strong>lo</strong> in un sonno profondo.<br />
Hansel e Gretel ( fratelli Grimm ) - Germania<br />
La strega di Hansel e Gretel vive in una casetta di marzapane in mezzo al bosco, con la quale<br />
attira i bambini. Il suo obiettivo è quel<strong>lo</strong> di farli ingrassare per poi mangiarli.<br />
La Sirenetta ( Andersen )- Danimarca<br />
La strega della Sirenetta appare con la parte inferiore costituita da tentacoli, ed è pronta a<br />
negoziare con Ariel. Pretende la splendida voce della principessa, di cui si impossessa grazie ad<br />
una pozione magica.<br />
Biancaneve e i sette nani ( fratelli Grimm )- Germania<br />
La strega di Biancaneve, anche se sotto le sembianze di una bella regina, tenta più volte di<br />
uccidere la fanciulla, giungendo anche a trasformarsi in una vecchia per raggiungere <strong>lo</strong> scopo.<br />
La Baba Jaga - Russia<br />
La Baba Jaga è una vecchia strega che vive in una casa terrificante, si sposta volando su un<br />
mortaio, utilizzando il pestel<strong>lo</strong> come timone e incute timore a tutti. Nella storia popolare di<br />
Vassilissa, la Baba Jaga rende schiava la ragazza, che era stata inviata da lei per chiederle un<br />
consiglio.<br />
( Julian, Semran, Luca)<br />
ANIMALI ED OGGETTI LEGATI ALLA STREGA<br />
Nei miti pagani e <strong>nel</strong>le pratiche religiose, in Europa, gli animali h<strong>anno</strong> ricoperto diversi ruoli<br />
certe superstizioni sui <strong>lo</strong>ro poteri magici sopravvissero anche dopo la cristianizzazione del<br />
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continente.<br />
La strega delle <strong>fiabe</strong> ha spesso come alleati alcuni animali, complici <strong>dei</strong> suoi sortilegi. I più<br />
famosi sono i gatti, ma si possono trovare al suo fianco anche corvi, merli, gufi, civette, rane,<br />
rospi, conigli, porcospini, furetti, serpenti, pipistrelli, volpi.<br />
Il gatto, sin dai tempi antichi, è l'animale preferito della strega. Nell'immaginario collettivo, infatti,<br />
non esiste strega che non si accompagni a questo animale, tanto che veniva usato, soprattutto in<br />
Gran Bretagna, nei processi contro le presunte streghe.<br />
Un altro alleato della strega è <strong>lo</strong>”strix”, un rapace notturno, simile al gufo, in grado di penetrare<br />
<strong>nel</strong>le case e succhiare il sangue ai bambini, facendo <strong>lo</strong>ro ingerire il proprio latte velenoso.<br />
Rospi e rane erano utilizzati dalla strega per infusi ed incantesimi, soprattutto quelli d'amore, e<br />
per il ma<strong>lo</strong>cchio; a questi due animali venivano attribuiti oscuri e misteriosi poteri.<br />
Anche il serpente, in quanto simbo<strong>lo</strong> del potere e fonte della conoscenza, è spesso abbinato alla<br />
strega.<br />
Durante i riti o i sacrifici si usavano talvolta i pipistrelli e si diceva che le streghe riuscissero a<br />
comunicare con <strong>lo</strong>ro; erano comunque simbo<strong>lo</strong> di sventura.<br />
Anche se a prima vista potrebbe apparire strano, esiste una precisa linea di pensiero che<br />
identifica la volpe come animale appartenente al mondo della stregoneria e dell'eresia in genere:<br />
<strong>nel</strong>l'ambiente ecclesiastico,durante il Medioevo, si pensava, infatti, che la volpe fosse un animale<br />
falso, proprio in relazione alla sua proverbiale astuzia. Per la sua tendenza a tessere insidie<br />
divenne così il simbo<strong>lo</strong> degli eretici.<br />
Fra gli oggetti utilizzati dalla strega, il più comune è la scopa. Questo strumento nasconde un<br />
segreto: oltre ad essere utile per ripulire <strong>lo</strong> spazio in cui vengono eseguiti i rituali, viene da sempre<br />
considerata un oggetto innocuo ed utile, quindi non desta alcun sospetto. In realtà costituisce il<br />
“bastone del comando” e spesso anche un mezzo di trasporto.<br />
Altri oggetti legati alla strega sono: un mantel<strong>lo</strong> nero, un cappel<strong>lo</strong> a punta, stivali neri con calze<br />
sempre rotte.<br />
Per la preparazione degli infusi vi è sempre un calderone nero e sferico.<br />
LA STRIA<br />
( Nicolas, Simone, Obren )<br />
LA STREGA NELLA NOSTRA TRADIZIONE POPOLARE<br />
La strega <strong>nel</strong>la tradizione popolare veneta è chiamata “<br />
stria”. Quando non si trasforma, viene comunemente<br />
rappresentata vecchia, brutta, sporca, spettinata,<br />
povera e vestita con una tunica lunga nera. Una<br />
categoria di streghe molto perico<strong>lo</strong>se era un tempo<br />
quella delle ostetriche, che procuravano la morte delle<br />
puerpere e <strong>dei</strong> neonati, offrendoli al demonio.<br />
La stria vive da sola in case miserabili, situate ai<br />
margini dell'abitato; in alcuni casi si può trovare nei<br />
luoghi abbandonati, incolti o poco frequentati, talvolta<br />
anche <strong>nel</strong>le grotte o <strong>nel</strong>le cavità di colline o montagne.<br />
Per catturare una strega bastava chiudere un gatto nero<br />
in una pentola di coccio nuova e metterla sul fuoco:<br />
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Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
agli strazianti miagolii del gatto tutte le streghe <strong>nel</strong>le vicinanze sarebbero arrivate contorcendosi<br />
ed urlando.<br />
Per non far entrare la strega in casa si utilizzava una scopa, il sale o una ciabatta.<br />
Un metodo infallibile per riconoscere una stria era quel<strong>lo</strong> di recarsi in chiesa la notte di Natale e<br />
di posizionarsi vicino all'entrata, muniti di falce e spighe di grano: a quel punto la strega avrebbe<br />
dovuto rivelarsi, perché incapace di uscire dalla chiesa.<br />
Le streghe buone o “bianche”sono da noi meglio conosciute come guaritrici o segnatrici: donne<br />
che guariscono applicando antiche ricette, recitando formule magiche e tracciando segni di croce<br />
sulla parte malata. Purtroppo le guaritrici non concedono interviste, in ogni caso rifiutano di<br />
svelare i propri segreti. Da quel poco che raccontano i <strong>lo</strong>ro pazienti, sembra che le <strong>lo</strong>ro pratiche e<br />
le <strong>lo</strong>ro formule non siano molto diverse da quelle testimoniate nei processi, come, ad esempio,<br />
quella di misurare con la spanna lacci e spaghi tesi sulla parte malata, in modo da ricavare la<br />
diagnosi e la cura.<br />
Fino a qualche <strong>anno</strong> fa a Vigodarzere, in provincia di Padova, praticava una vecchia “giustaossi”,<br />
la quale in presenza del malato metteva a bollire un pentolino di coccio pieno d'acqua, quindi<br />
prendeva una pezza, sulla quale cuciva alcuni punti dicendo:” Carne che brada osso rendito e<br />
nervo ritros<strong>sito</strong>”. Dava tre punti e poi ripeteva la formula. Altre parole magiche erano ripetute a<br />
bassa voce ed il, paziente non poteva intenderle.<br />
L' ANGUANA (dal latino, Anguis = serpente)<br />
( Giovanni, Mattia, Omar )<br />
Chiamate anche Acquane o Langane, sono “donne delle acque”, legate alle sorgenti. Secondo la<br />
tradizione, le ultime donne celtiche, fuggendo dai Romani, si rifugiarono in grotte vicino a laghi e<br />
torrenti, (Angane = nome celtico). Nel tempo divennero creature misteriose e affascinanti, fate o<br />
streghe, buone o cattive, belle o orribili.<br />
Sono anche chiamate “piedi di capra ( “pei de cioura”) per i calzari che portano e per il col<strong>lo</strong> del<br />
piede altissimo, come le capre. Molto alte, seducenti, coi<br />
capelli lunghi e rossi, raramente vecchie, indossano vestiti<br />
sensuali e poco coprenti, proteggono i raccolti o scatenano<br />
tempeste a seconda dell’umore, a volte rubano.<br />
H<strong>anno</strong> voce armoniosa o stridula; non amano la luce del sole,<br />
infatti escono so<strong>lo</strong> <strong>nel</strong>le notti prive di luna, per non essere viste<br />
dagli uomini che rientrano. Mogli e madri premurose, molto<br />
operose (s<strong>anno</strong> cucire, cucinare, ricamare), sono esperte<br />
soprattutto nei lavori manuali e artigianali.<br />
Per attirare i giovani, danzano, ballano e trascorrono con <strong>lo</strong>ro<br />
notti di amori folli. Sono dolci e aggressive <strong>nel</strong><strong>lo</strong> stesso tempo<br />
e a seconda di come vengono trattate, possono mandare il<br />
ma<strong>lo</strong>cchio. Conoscono bene magia e potere della natura, tanto<br />
da esserne in sintonia: per sfuggire ai pericoli si trasformano<br />
in agili serpenti neri, “carbonassi”.<br />
Il <strong>lo</strong>ro aspetto e le <strong>lo</strong>ro caratteristiche cambiano leggermente<br />
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in ogni regione, ma i veneti le conoscono meglio fin dall’antichità. Nella letteratura il primo<br />
riferimento <strong>sulle</strong> Anguane si trova <strong>nel</strong> “De Jerusalem Celesti” di Frate Giacomino da Verona,<br />
vissuto <strong>nel</strong> XIII seco<strong>lo</strong>. Anguana madre, scrittrice che recentemente ha composto un libro intitolato<br />
“Storie di Anguane”, sostiene che “se ci credi le vedi”. Significa che, tu ci creda o no, f<strong>anno</strong> parte<br />
della nostra storia, della nostra identità, delle nostre radici. Sono state cantate dai Crodaioli ne “<br />
La contrà de l’acqua ciara” e da Patrizia Laquidara su testi e poesie di Enio Sartori ne “Il canto<br />
dell’anguana”. Di recente pubblicazione è il libro di Umberto Matino “ L'ultima Anguana”, un<br />
triller ambientato <strong>nel</strong>la zona di Posina.<br />
Per vederle si raccontava che bisogna recarsi al ponte, vicino al cimitero di Ma<strong>lo</strong> con un cappio<br />
di corda al col<strong>lo</strong> e una forca in mano. Vivono in grotte e boschi sempre vicino a fiumi o<br />
ruscelli;sono considerate protettrici delle acque. Nella provincia di Vicenza ci sono alcuni luoghi,<br />
in cui si pensava abitassero anguane:<br />
- Montagna Spaccata di Recoaro: aggressive e perico<strong>lo</strong>se. Cavalcano selvaggi destrieri neri e<br />
sono vestite di nero, per questo sono definite anguane nere. Seducono i ragazzi e spesso li<br />
rapiscono. Talvolta, addirittura, per nutrirsi del <strong>lo</strong>ro sangue.<br />
- Crespadoro e Valle dell’Agno: battevano il candido bucato dalle trame e ricami preziosi. I <strong>lo</strong>ro<br />
canti si udivano con chiarezza a Castelvecchio, in contrà Visonà. Per stenderli ad asciugare<br />
usavano fili fatati lunghi da una valle all’altra a Dur<strong>lo</strong>, Crespadoro, Quargnenta.<br />
- Alto Vicentino: risalgono il monte alla sera sotto forma di serpenti e trascorrono la notte tra<br />
fuochi e danze. Il Monte Summano è un luogo sacro alle anguane che qui si ritrovano due volte<br />
l’<strong>anno</strong> per un raduno che richiama clan da tutto il nord-est Italia. La tradizione narra che <strong>nel</strong><br />
Buso della Rana siano state segregate le anguane dopo il Concilio di Trento (<strong>anno</strong> 1563). Qui<br />
lavano, danzano e cantano continuando ad ammaliare gli uomini che si avvicinano alla cavità.<br />
- Colli Berici (Grotte di Lunigano): sono belle e affascinanti, piccoline, bionde, con la pelle<br />
chiara e gli occhi verdi. Dietro un’apparente innocenza nascondono l’aggressività e la scaltrezza<br />
delle gatte selvatiche. Prevedono il futuro con i tarocchi, la sfera di cristal<strong>lo</strong> e le antiche rune.<br />
- Astico (il Gorgo delle Anguane): si racconta che siano<br />
caduti in acqua molti giovani mentre cercavano di<br />
avvicinarsi a <strong>lo</strong>ro, intente a danzare e cantare sotto la<br />
cascata.<br />
- Brenta: la comunità, numerosa, pare fosse insediata <strong>nel</strong>le<br />
grotte di Oliero. sono bianche, eteree e portatrici del bene in<br />
contrapposizione alle anguane nere di Recoaro.<br />
- Altopiano di Asiago: donavano a chi portava <strong>lo</strong>ro rispetto<br />
una conocchia di lino e un fuso di lana inesauribili, con<br />
l’obbligo però di filar<strong>lo</strong> ogni giorno, senza sosta, pena la<br />
perdita dell’intero lavoro.<br />
- Grotta vicino a Contra’ Corbara a Schio ( Buso delle<br />
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Anguane ): f<strong>anno</strong> cose orribili.<br />
MALOCCHI E GATTI NERI<br />
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( Bianca, Natalija )<br />
PROVERBI, FILASTROCCHE, POESIE<br />
Ma<strong>lo</strong>cchi e gatti neri<br />
Malefici misteri<br />
Il grido di un bambino bruciato <strong>nel</strong> camino<br />
Nell’occhio della strega il diavo<strong>lo</strong> s’annega<br />
E spunta fuori l’ombra;l’ombra della strega!<br />
E la vigilia d'Ognissanti han paura tutti quanti<br />
È la notte delle streghe (chi non paga presto piange).<br />
LA BEFANA MADRE NATURA<br />
La befana vien de notte<br />
Con le scarpe tutte rotte<br />
Se ne compra un altro paio<br />
viva viva il 6 Gennaio<br />
la befana vien de notte<br />
con le scarpe tutte rotte<br />
col vestito da romana<br />
viva viva la befana.<br />
LA STREGA<br />
El ghe faria fin senso<br />
El ghe vinaria afano<br />
Veder sta bruta bestia<br />
Che sensa remission<br />
A te impesta e vissere<br />
Ogni giorno cressa<br />
Fin a spolparte tut<br />
Fin che te resta osso.<br />
…maledizione veronese ( Anonimo)<br />
PROVERBI E MODI DI DIRE SULLE ANGUANE<br />
“ Sigar come 'n'anguana” ( gridare come un'anguana )<br />
“Fameia con sangua d'anguana” ( famiglia che gode di buona salute )<br />
“ 'ndar via come n'anguana” ( muoversi ve<strong>lo</strong>cemente )<br />
“ Te si 'n'anguana” ( sei una donna che seduce i mariti altrui )<br />
“ No star 'ndar là che ghe xe le anguana” ( per spaventare i bambini ed evitare che andassero in<br />
luoghi perico<strong>lo</strong>si )<br />
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( Ambra, Vilma, Valentina )<br />
RACCONTI LOCALI<br />
Nei pressi di un lago vivevano delle anguane, che amavano tuffarsi <strong>nel</strong>l’acqua, per lavarsi e<br />
pettinarsi i lunghi capelli rossi. Queste ninfe, dai “pei de cioura” proteggevano i raccolti, ma<br />
quando erano arrabbiate potevano scatenare delle tempeste; a volte rubavano i formaggi <strong>dei</strong><br />
pastori. Un giorno un giovane, sentendo <strong>dei</strong> rumori in cantina, sorprese un’anguana a rubare il<br />
formaggio, ma rimase incantato dalla sua bellezza e se ne innamorò. I due si sposarono, ma elle<br />
gli fece promettere che mai le avrebbe rinfacciato i suoi piedi di capra, altrimenti sarebbe tornata<br />
per sempre nei boschi. Dall’unione nacque un figlio e tutto sembrava procedere bene, finchè un<br />
giorno, dopo un litigio, lui non resistette e le disse:” Sei proprio un’anguana piede di capra!”.<br />
Al<strong>lo</strong>ra lei, in preda all’ira, mandò al marito una terribile maledizione: il <strong>lo</strong>ro figlio non si sarebbe<br />
mai dovuto sposaei, perché i suoi figli avrebbero avuto i piedi di capra. Poi fuggì e dopo la sua<br />
fuga si scatenò una terribile carestia.<br />
Il figlio crebbe ed un giorno si innamorò, ma, conoscendo la maledizione, fu colto dalla<br />
disperazione e si gettò da una rupe. In quel momento la terra tremò e si aprì una voragine, che<br />
inghiottì il lago. Ora, sembra che in certe giornate d’agosto, il mese in cui morì il giovane, si oda<br />
un lamento venire dalla profondità della montagna…forse <strong>lo</strong> spirito del giovane che non trova<br />
pace o il grido di tormento della vecchia anguana <strong>nel</strong>la grotta.<br />
Etele era la più bella delle anguane che abitava la montagna spaccata di Recoaro, figlia della<br />
regina Uttele e quindi destinata a diventare un giorno maga del bosco. Fu vista un giorno, prima<br />
di riuscire a nascondersi, da un giovane boscaio<strong>lo</strong> di nome Giordano. I due si innamorarono, si<br />
sposarono ed ebbero due figli. Alla morte della madre, Etele obbedì al suo destino e, lasciato<br />
Giordano, corse verso il bosco per non uscirne mai più. Giordano la seguì, Etele arrivò ad una<br />
rupe che si squarciò e diede vita alla montagna spaccata (a San Quirico di Recoaro). Giordano<br />
tentò di entrarvi, ma una cascata <strong>lo</strong> b<strong>lo</strong>ccò e <strong>lo</strong> respinse.<br />
( Bianca )<br />
LA STREGA NELL' ICONOGRAFIA<br />
Spesso le streghe sono rappresentate accanto ad un filatoio o <strong>nel</strong>l'atto do intrecciare nodi, in<br />
quanto considerate co<strong>lo</strong>ro che tessevano il destino degli uomini, ponendoli di fronte a molti<br />
ostacoli.<br />
Più comunemente si trovano con un animale: un gatto, un<br />
corvo, una civetta, un topo, una rana.<br />
Alcune iconografie la rappresentano in vo<strong>lo</strong> a caval<strong>lo</strong> di<br />
una scopa; è evidente così la sua parentela con la befana.<br />
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Celebre è il dipinto di Goja del 1792, in cui viene<br />
rappresentata una tipica riunione di riunione di streghe, il<br />
sabba, con la presenza del demonio e il sacrificio di<br />
innocenti.<br />
( Alice e Sofia )<br />
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Una fiaba inventata da noi: Le prime anguane<br />
Moltissimi secoli fa il mondo era un Paradiso, dove la vita era perfetta e nessuno subiva alcun torto,<br />
ma un giorno la scimmia si evolse e nacquero gli uomini. Cominciarono a cacciare e ad uccidere gli<br />
altri animali, così l’involucro, che da sempre comprendeva Terra e Cie<strong>lo</strong>, Acqua e Fuoco, Aria e<br />
Luce, Sole e Luna, si spezzò, separando il Male dal Bene, facendoli rimanere in conflitto per<br />
sempre…<br />
Nel Basso Medioevo esisteva il bosco di Arduican, dimora di tutti gli esseri magici. La regina degli<br />
Etrogi, la strega Scuarcialeoni, era rimasta vedova da due giorni: il marito, Patiscimoglie, era stato<br />
ucciso dagli umani, che volevano conquistare il suo ormai picco<strong>lo</strong> regno. L’armata magica degli<br />
Etrogi era pronta: l’attacco agli uomini per la vendetta del <strong>lo</strong>ro amato re era fissata per quella notte<br />
di luna piena. L’armata era costituita quasi esclusivamente da streghe, con alcuni elfi, entrati<br />
<strong>nel</strong>l’esercito perché molto colti ed intelligenti, utili per pianificare e progettare tattiche militari; i<br />
troll erano ormai scomparsi da quel bosco, sempre a causa degli uomini, che li avevano<br />
addomesticati.<br />
Per oltrepassare le mura della città degli uomini, gli assalitori si trasformarono in vecchi<br />
mendicanti, ma gli umani, avvisati dalla perfida traditrice Sterminia, sbarrarono <strong>lo</strong>ro la strada e ne<br />
uccisero a decine. Gli Etrogi combatterono e mandarono un incantesimo alla città:<br />
“ Umani sterminatori, che della natura avete spezzato i cuori, <strong>nel</strong>le vostre stesse mura resterete<br />
prigionieri; il vostro popo<strong>lo</strong> patirà fame e sete e <strong>dei</strong> vostri corpi rimarrà so<strong>lo</strong> cenere.”<br />
Ma la magia di Sterminia era molto potente quella sera, dato che era alimentata dalla luna piena:<br />
riuscì così ad ammorbidire l’incantesimo <strong>dei</strong> nemici, concedendo ai cittadini due giorni di tempo<br />
per evadere dalle <strong>lo</strong>ro stesse case; inoltre condannò anche l’armata nemica, infliggendole un<br />
terribile destino:<br />
“Alte e belle , con i capelli rossi per sempre rimarrete, ma con i piedi di capra, o il corpo di serpente<br />
crescerete; non potrete dormire con colui che ,da sposato, vi toccherà la fronte sudata, o la vostra<br />
vita sarà finita.”<br />
Gli uomini cominciarono a tirare e colpire gli Etrogi che scapparono . Mentre tutte le streghe<br />
urlavano terrorizzate andando verso il bosco , si udì una voce : - Fermatevi ! Facciamo l’appel<strong>lo</strong>! -<br />
Era l’elfo più saggio, l’ unico rimasto. Le streghe si sedettero e - YorshsquruncsquarKj<strong>lo</strong>nerstrinK<br />
- l’elfo ( detto Yorsh) cominciò : - Arrancona - Presente - Astia…Astia? - Non c’è-…Non era<br />
presente quasi metà dell’ armata, ma tutti andarono in crisi quando non trovarono più la regina<br />
Scuarcialeoni. A questo punto arrivò il corvo della regina con una pergamena che diceva : -<br />
Aiutatemi , mi h<strong>anno</strong> imprigionato in una grotta chiamata “Il Buso de la Rana “, Sterminia mi ha<br />
privato della magia e mi ha condannato ad una sete eterna , dovrò abitare vicino a una fonte d’acqua<br />
e, oltretutto i peli cominciano a crescermi <strong>sulle</strong> gambe e i piedi sembrano duri come<br />
zoccoli…Chissà perché! P.S. Salvatemi al più presto! Firmata: Scuarcialeoni .<br />
In men che non si dica l’armata era pronta per la spedizione , si poteva ancora salvare la regina !<br />
Fu facile trovare la grotta , bastava seguire le tracce di capelli rossi, ma il difficile era sconfiggere<br />
le guardie e Sterminia , che si erano piazzate all’entrata del Buso . Nascondendosi tra gli alberi ,<br />
privarono Sterminia della sua magia e la restituirono a Scuarcialeoni , che imprigionò le guardie ,<br />
mentre gli Etrogi catturano la strega nemica, torturandola fino alla morte . Da al<strong>lo</strong>ra le streghe<br />
emigrate <strong>nel</strong> “Buso de la Rana “ vennero chiamate “Anguane “ dai popoli <strong>lo</strong>cali , dato che erano<br />
condannate alla sete eterna e dovevano abitare vicino a una fonte d’acqua e proteggerla ; vengono<br />
chiamate anche “pei de cioura” a causa <strong>dei</strong> <strong>lo</strong>ro piedi.<br />
(Bianca e Natalija)<br />
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Riferimenti bibliografici<br />
SIMEONI, Le streghe <strong>nel</strong> Medioevo fino al XIV seco<strong>lo</strong><br />
MILANI, “Streghe, morti ed essere fantastici <strong>nel</strong> veneto”, Esedra editrice<br />
E. PELLIZZARI, “Anguane” in Supplemento Pull Man, <strong>anno</strong> X - n°24<br />
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PARTE SECONDA<br />
LA FATA<br />
personaggio-ponte tra le diverse <strong>fiabe</strong><br />
Classe 1^ Rosso<br />
1^ Fase: lettura del testo “Fiabe Italiane” di Ita<strong>lo</strong> Calvino<br />
Gli alunni, a gruppi, h<strong>anno</strong> analizzato tre <strong>fiabe</strong> del testo, relative a diverse zone d’Italia:<br />
Prezzemolina ( Firenze )<br />
Il principe granchio ( Venezia)<br />
Liombruno ( Potenza )<br />
Per ciascuna fiaba i ragazzi h<strong>anno</strong> rilevato il protagonista, l'antagonista, l'aiutante magico,<br />
l'eventuale mezzo magico, altri personaggi, le prove da superare, le funzioni di Propp.<br />
Successivamente ogni gruppo ha esposto il proprio lavoro alla classe, sintetizzando oralmente la<br />
trama della fiaba.<br />
Insieme abbiamo individuato il personaggio-ponte comune a tutte le <strong>fiabe</strong> analizzate: la fata.<br />
Confrontando i testi, abbiamo poi riportato in una tabella alcune caratteristiche della fata.<br />
FIABA NOME ASPETTO E<br />
CARATTERE<br />
18<br />
LUOGO IN<br />
CUI VIVE<br />
POTERI<br />
MAGICI E<br />
AZIONI<br />
Prezzemolina “Fata” Esigente In una casa Mangia i<br />
bambini<br />
Il principe<br />
granchio<br />
Liombruno “Fata”<br />
“Morgana”<br />
“Fata” È vestita di<br />
bianco e porta<br />
con sé una<br />
bacchetta<br />
È molto bella,<br />
affascinante<br />
Vive<br />
<strong>nel</strong>l’acqua<br />
del mare<br />
insieme ad un<br />
granchio<br />
Vive in una<br />
montagna<br />
Fa incantesimi,<br />
sa trasformare<br />
le persone<br />
Si può<br />
trasformare in<br />
un’aquila<br />
REAZIONI<br />
CHE<br />
SUSCITA<br />
Disperazione<br />
Stupore,<br />
meraviglia<br />
Amore, fascino<br />
Ponendo attenzione agli elementi comuni, ne è emerso un testo, frutto di un lavoro collettivo.
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La fata<br />
Leggendo “Fiabe Italiane” di Ita<strong>lo</strong> Calvino, ci siamo imbattuti più volte <strong>nel</strong> personaggio della<br />
fata. Essa è presente tanto <strong>nel</strong>la tradizione popolare veneta, quanto in quella toscana e siciliana.<br />
E' chiamata “fata” o “Morgana”. A volte è l'antagonista, sovente rappresentata in modo negativo,<br />
come una bellissima donna dall’aspetto piacevole e insidioso, dotata di fascino e di poteri magici.<br />
Altre volte è rappresentata come un essere positivo, buono, disponibile capace di trasformare gli<br />
esseri umani in animali o fare incantesimi. Spesso può assumere le sembianze che desidera.<br />
2^ Fase: raccolta di informazioni a partire dalla tradizione <strong>lo</strong>cale<br />
Attraverso un questionario, i ragazzi h<strong>anno</strong> intervistato diverse persone, raccogliendo informazioni<br />
relative alla fata, <strong>nel</strong>la nostra tradizione, in particolare della Valleogra.<br />
Intervistatore/trice.....................<br />
QUESTIONARIO<br />
19<br />
INTERVISTA A:.............................................<br />
Età:...................................................................<br />
Professione:......................................................<br />
1. Avete mai sentito parlare di fate? Da chi? (in famiglia, in chiesa, al filò, da amici, etc…)<br />
2. Chi è la fata? Che cosa fa? Come vive? Come si veste? Che aspetto ha? Dove abita? Con<br />
chi?<br />
3. Ci sono state fate da queste parti? Le avete mai viste?<br />
4. La fata va in giro di notte?<br />
5. Esistono ancora le fate? Portano doni o f<strong>anno</strong> del male?<br />
6. Conoscete qualche fiaba o storia di fate? Dove e da chi le avete imparate?<br />
7. Ci sono luoghi che h<strong>anno</strong> a che fare con le fate?<br />
Alcuni ragazzi h<strong>anno</strong> raccolto numerose informazioni, altri h<strong>anno</strong> voluto approfondire l'argomento,<br />
anche a livel<strong>lo</strong> storico, etimo<strong>lo</strong>gico ed iconografico. Qui di seguito riportiamo il lavoro di sintesi di<br />
quanto emerso dai questionari realizzato dagli alunni.<br />
Testo di sintesi: questionari sul personaggio-ponte fata<br />
Abbiamo intervistato i nostri genitori, i nonni, gli zii, gli amici e abbiamo chiesto <strong>lo</strong>ro se avessero<br />
mai sentito parlare di fate o se qualcuno avesse mai raccontato <strong>lo</strong>ro <strong>fiabe</strong> o racconti su questo<br />
essere fantastico.<br />
Dalle risposte è emerso che la maggior parte degli intervistati ha sentito parlare di fate soprattutto
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in famiglia, dagli amici, dai libri.<br />
Alcuni intervistati ne h<strong>anno</strong> sentito parlare dalle persone più anziane o al filò(…)<br />
Secondo molte persone, da queste parti non ci sono e non sono mai state viste fate, poche persone<br />
sono riuscite a vederle.<br />
Le fate molto spesso non v<strong>anno</strong> in giro di notte è forse per questo che non le h<strong>anno</strong> mai viste, e<br />
molto più spesso, di notte, v<strong>anno</strong> in giro le anguane. Le anguane sono splendide fanciulle che<br />
vivono in prossimità o profondità di fiumi e ruscelli, ma anche nei recessi di boschi, colline e<br />
montagne, <strong>nel</strong>le grotte e nei covoli, purché <strong>nel</strong>le vicinanze di sorgenti e corsi d’acqua. H<strong>anno</strong><br />
lunghi capelli, vesti sensuali e voci armoniose. Portano fortuna e fertilità se trattate con rispetto,<br />
ma se disturbate e offese portano maledizione e sventure. Nella tradizione del nostro territorio le<br />
fate sono spesso confuse con questi esseri fantastici.<br />
Forse le fate esistono ancora portano doni e f<strong>anno</strong> so<strong>lo</strong> del bene come abbiamo potuto vedere in<br />
diverse <strong>fiabe</strong> come Cenerentola, Pinocchio, La bella addormentata <strong>nel</strong> bosco…conosciute<br />
soprattutto attraverso la famiglia, gli amici e per mezzo <strong>dei</strong> libri.<br />
Infine, un posto con cui le fate h<strong>anno</strong> molto a che fare sono i boschi.<br />
Intervistatore/trice: Scolaro Giulia<br />
Qualche esempio di intervista<br />
QUESTIONARIO<br />
20<br />
INTERVISTA A: mia nonna Maria Giovanna<br />
Età: 68<br />
Professione: pensionata<br />
1. Ho sentito parlare di fate in famiglia, dai miei nonni.<br />
2. La fata è una bellissima donna con i capelli lunghi e biondi. Si veste con un vestito azzurro, il<br />
cappel<strong>lo</strong> a punta dal quale scende un ve<strong>lo</strong> bianco e ha la bacchetta magica con lunghi nastri<br />
bianchi e azzurri. Questo essere fantastico aiuta le persone bisognose. Vive in montagna, in una<br />
casa nascosta tra gli alberi fitti e sempre in fiore che le f<strong>anno</strong> da entrata.<br />
3. No, io non ho mai visto le fate, però mia nonna, una volta, <strong>nel</strong> bosco stava facendo pascolare le<br />
mucche e ad un certo punto ha sentito un fruscio tra la vegetazione e ha creduto che fosse una fata<br />
che fuggiva per non farsi vedere.<br />
4. la fata esce sia di giorno che di notte.<br />
5. Secondo me, le fate esistono ancora, oggi sono incarnate <strong>nel</strong>le persone che f<strong>anno</strong> del bene e<br />
penso che ce ne siano tante.<br />
6. Non mi raccontavano mai storie particolari, con una trama precisa, ma mi raccontavano storie<br />
di fate che lasciavano le <strong>lo</strong>ro dimore per aiutare persone smarrite, affamate o con qualche<br />
problema.<br />
7. I luoghi che h<strong>anno</strong> a che fare con le fate sono i luoghi boscosi e le <strong>lo</strong>ro dimore sono scavate <strong>nel</strong>la<br />
roccia e il soffitto è pieno di stelle luccicanti e per terra ci sono fiori. Mia nonna mi diceva sempre:<br />
- Non esiste niente di più bel<strong>lo</strong> di vivere tra i fiori e le stelle.
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Via <strong>dei</strong> Boldù, SCHIO<br />
Intervistatore/trice: Greselin Sabrina<br />
INTERVISTA A: mia nonna Adriana<br />
Età: 70<br />
Professione: pensionata<br />
1. Sì, ne ho sentito parlare da mia nonna.<br />
2. La nonna di mia nonna le raccontava che da piccolina aveva visto una fata particolare, dai<br />
capelli arancione con un vestito celeste fatto di tanti veli quasi trasparenti che si chiamava<br />
Clarabella e faceva <strong>dei</strong> piccoli miracoli e dispetti facendo comparire e scomparire le cose quando<br />
voleva e poi sembrava volasse verso il bosco dove, forse, abitava con un maialino e un uccellino<br />
azzurro.<br />
4. Penso che le fate vadano in giro di giorno e di notte dormano.<br />
7. Forse vivono nei boschi e <strong>nel</strong>le valli.<br />
3^ Fase: produzione di testi<br />
Abbiamo poi cercato di ordinare le informazioni e di suddividere il lavoro elaborando il seguente<br />
schema:<br />
NELLA<br />
STORIA<br />
ETIMOLO<br />
GIA<br />
NELLE ALTRE<br />
TRADIZIONI<br />
ICONOGRA<br />
FIA<br />
LA FATA<br />
21<br />
NELLA<br />
NOSTRA<br />
TRADIZIONE<br />
POPOLARE<br />
DONNETTE<br />
BEATE<br />
ANGUANE<br />
UNA FIABA<br />
INTERCULTURALE
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Divisi in gruppi, i ragazzi h<strong>anno</strong> prodotto alcuni testi.<br />
ETIMOLOGIA DEL TERMINE “FATA”<br />
Il termine “fata” deriva dall’antico “faunoe o fatuoe “, che significa creatura selvatica, abitante<br />
del mondo naturale, ma anche dal latino “fatum”, cioè destino. Sono esseri soprannaturali dotati<br />
di un potere magico, possono cambiare aspetto e far<strong>lo</strong> cambiare agli altri esseri. Sono una delle<br />
più popolari figure dell’immaginario <strong>fiabe</strong>sco donne bellissime, talvolta perfide, piccole o di<br />
statura normale ,con co<strong>lo</strong>ri molto particolari:verde, viola, blu. Le fate abitano in luoghi selvaggi e<br />
solitari, in magiche fortezze, tra colline e tumuli. Si radunano <strong>nel</strong>le foreste e nei boschi e presso le<br />
sponde <strong>dei</strong> laghi. Vivono <strong>nel</strong>le piante o sotto terra. Vivono in tutti i luoghi foreste e nei boschi, e<br />
soprattutto in cespugli di biancospino, e non si può dissacrare per nessun motivo il luogo scelto<br />
dalle fate per vivere. I regni delle fate difficilmente appaiono e sono davvero in pochi quelli che<br />
h<strong>anno</strong> il privilegio di vederli. I <strong>lo</strong>ro regni sono stati da sempre ricercati dagli uomini di tutti i<br />
popoli. Si credeva che la misteriosa terra delle fate si collegasse in una zona geografica reale con<br />
il potere di spostarsi a seconda <strong>dei</strong> desideri <strong>dei</strong> suoi abitanti.<br />
L’etimo<strong>lo</strong>gia dimostra che anticamente la distinzione tra fate e streghe non doveva esistere: Fata<br />
erano dette in età augustea le Parche, dee del destino, spesso raffigurate in atto di filare e avvolte<br />
in candide vesti (Catul<strong>lo</strong>, Canti, 64, vv. 307-19). In volgare il neutro pl. Fata divenne sing. Femm.<br />
e indicò una donna bellissima dai poteri soprannaturali. La prima attestazione del termine si ha in<br />
Giacomo da Lentini. In alcuni dialetti il nome fu attribuito ad animali ritenuti malefici:<br />
mantov. fada;<br />
emil. feda “rospo”;<br />
calabr. fata “mantide”.<br />
Secondo il Del Rio (Disquisitiones, 1. II, q. 27, n.14) «le biancovestite che di notte frequentano i<br />
boschetti e radure o le stalle con candele accese, le cui gocce si ritrovano <strong>nel</strong>le criniere<br />
aggrovigliate <strong>dei</strong> cavalli, sono spettri ovvero demoni di 14ª categoria».<br />
Ancora Burcardo parla di parcae o fatae, che mutano gli uomini in lupi mannari (ibidem).<br />
In nessuna zona d’Italia si traccia un confine esatto tra fata e strega: se quest’ultima è sempre<br />
malvagia o comunque tende ad esser<strong>lo</strong>, la prima è assai ambigua presentandosi talvolta buona,<br />
talaltra malevola, comunque costantemente strana e imprevedibile.<br />
La materia risulta più chiara se si fa una distinzione tra le Fate delle favole e quelle delle<br />
tradizioni <strong>lo</strong>cali. Le prime sono in genere giovani e belle, straordinariamente potenti, riccamente<br />
vestite, interessate al mondo umano, inclini alla benevolenza.<br />
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LA FATA NEL TERRITORIO ITALIANO: ANNEDOTI E RACCONTI<br />
In Italia esistono molte <strong>lo</strong>calità <strong>nel</strong>le quali si dice vivano le fate. Si tratta per <strong>lo</strong> più di luoghi<br />
montagnosi o di valli rigogliose, i cui abitanti si tramandano oralmente ormai da molto tempo<br />
leggende che parlano di fate e piccoli esseri fatati. A Catenaria di Casentino, ad esempio, si narra<br />
che un tempo un giovane contadino di quel luogo stava arando i campi quando una fata,<br />
vedendo<strong>lo</strong>, perse la testa per lui. Il giovane, accortosi della strana presenza, notò la fata e subito<br />
anche lui si innamorò di quella splendida creatura. Per un maldestro scherzo del destino, però, la<br />
fata diveniva una splendida fanciulla per tre giorni mentre i successivi tre era costretta ad<br />
assumere le sembianze di uno spaventoso serpente. Nei giorni in cui aveva forma animale, la fata<br />
cercava comunque di stare sempre vicina al giovane, strisciando lungo il solco che egli, con<br />
l'aiuto <strong>dei</strong> buoi, giornalmente scavava. Accadde, dopo un po' di tempo, che il giovane dovesse<br />
al<strong>lo</strong>ntanarsi dal paese per un paio di giorni. Lasciò al fratel<strong>lo</strong> il compito di arare la terra e gli<br />
raccomandò di non scacciare quella strana biscia che seguiva sempre i buoi, perché non gli<br />
avrebbe fatto alcun male. Il fratel<strong>lo</strong> seguì le istruzioni del giovane fino a che, l'ultimo giorno, il<br />
rettile, alzando la testa, si rese conto che non aveva di fronte l'amato, ma uno sconosciuto.<br />
Inferocito, spalancò le fauci e si avventò sul ragazzo che, preso dal<strong>lo</strong> spavento, scacciò la bestia<br />
con un bastone. Il serpente scappò <strong>nel</strong> bosco… Al ritorno, il giovane contadino fu messo a<br />
conoscenza <strong>dei</strong> fatti e, non appena giunto sul luogo dell'accaduto, tentò in ogni modo di far<br />
tornare la fata amata ma… invano. Deluso ma sempre innamorato, decise di rimanerle fedele per<br />
sempre e venne colto dalla morte durante il sonno... proprio davanti alla grotta dove l'aveva<br />
conosciuta.<br />
In Valstagna, presso il lago Subio<strong>lo</strong>, un giovane falegname stava rincasando quando venne<br />
attratto da degli strani canti. Avvicinatosi al lago vide delle fate danzare al chiaro di luna. "Vieni<br />
con noi - gli dicevano - tu non hai mai provato la felicità che ti offriamo, vieni a danzare con noi<br />
finché splende la luna..." " No, no - rispose il giovane terrorizzato - laggiù c'è l'acqua e se scendo<br />
annegherò." " Hai paura? - gli chiesero le Fate ridendo - al<strong>lo</strong>ra guarda, l'acqua è sparita vieni!"<br />
Con sgomento il falegname notò che il fondo del lago si era inspiegabilmente prosciugato. Le fate,<br />
al<strong>lo</strong>ra, <strong>lo</strong> invitarono nuovamente. "No, no! "- ripetè il giovane. "Non vuoi? - le Fate ripresero -<br />
ebbene perché tu abbia a ricordarti di noi, t'offriamo una grazia: chiedi!" Ed egli tremante<br />
domandò: "Che io possa con le mie mani eseguire qualunque lavoro d'intaglio." "Concessa - si<br />
sentì rispondere - ma non sarai mai ricco!" Fu così che da al<strong>lo</strong>ra il falegname divenne in grado di<br />
realizzare meravigliose opere di legno che eseguì per le chiese di altri paesi. Come avevano<br />
predetto le fate, però, morì completamente povero.<br />
Esistono, inoltre, numerose <strong>lo</strong>calità che h<strong>anno</strong> il nome legato alle fate. In Abruzzo vi è un'altura<br />
chiamata "Colle delle Fate". La gente del luogo assicura che di tanto in tanto si possono osservare<br />
le piccole fate uscire dai due pozzi situati sopra il colle. A Muzzano esiste la Roccia delle fate, un<br />
luogo presso il quale si dice che ci sia un serpente magico a guardia di un misterioso tesoro: il<br />
Tesoro dell'Elf, nome che riconduce all'inglese Elf. In provincia di Teramo esiste un gigantesco<br />
macigno che sbarra l'entrata di una grotta. Si crede che tale grotta sia abitata da una fata che<br />
tesse in continuazione. A Palermo c'è il cosiddetto "cortiggiu di li setti fati", ovvero "cortile delle<br />
sette fate". Si narra che presso tale cortile alcune notti compaiano sette stupende fate. Esse<br />
rapiscono una persona temporaneamente, facendole provare esperienza fantastiche. All'alba<br />
riportano il fortunato all'interno del cortile e scompaiono.<br />
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LA FATA NELLE FIABE DI ALTRE TRADIZIONI<br />
La fata ci accomuna non so<strong>lo</strong> con le altre regioni italiane, ma anche con altre tradizioni culturali<br />
europee ed extraeuropee: francese, tedesca e araba.<br />
Rosaspina ( fratelli Grimm )- Germania<br />
Nella fiaba Rosaspina <strong>dei</strong> fratelli Grimm alcune fate vengono invitate alla nascita della<br />
principessina. Tredici di queste fate h<strong>anno</strong> un aspetto benevo<strong>lo</strong>, <strong>dei</strong> poteri magici e ognuna di esse<br />
regala qualcosa alla principessa, tranne una che è cattiva ed egoista la quale entra <strong>nel</strong> castel<strong>lo</strong><br />
prima dell’ultima fata, interrompendo il banchetto. Lei non era stata invitata alla festa per la<br />
nascita della principessina e lancia perciò una maledizione alla piccola: all’età di quindici anni<br />
sarebbe andata in una sala del castel<strong>lo</strong>, avrebbe aperto la porta e pungendosi con un fuso sarebbe<br />
morta. Alla fine ci fu l’ultima che sentendo cosa disse la fata cattiva, la benedì dicendole che<br />
appena avesse toccato il fuso sarebbe so<strong>lo</strong> svenuta e con lei tutto il regno.<br />
L’ondina del<strong>lo</strong> stagno ( fratelli Grimm ) - Germania<br />
La fata <strong>nel</strong>la fiaba L’ondina del<strong>lo</strong> stagno vive in uno stagno, è cattiva ma dimostra anche una<br />
certa generosità in quanto chiede sì alla famiglia in difficoltà economica il figlio, ma in cambio di<br />
denaro. Ha il potere di mutare il proprio aspetto in una bella fanciulla, con capelli gialli.<br />
Approfitta delle persone.<br />
Le fate ( Perrault )- Francia<br />
La fata della fiaba ha due poteri: il primo è di cambiare aspetto, il secondo è quel<strong>lo</strong> di lanciare<br />
benedizioni o maledizioni a seconda di come viene trattata dalla gente.<br />
Cenerentola ( Perrault )- Francia<br />
La fata di Cenerentola è buona, disponibile, gentile e appare a Cenerentola in unl momento in cui<br />
è triste e sconsolata. Ha il potere di trasformare le cose e gli animali; <strong>nel</strong> testo è anche chiamata<br />
Fata Madrina.<br />
La bella addormentata <strong>nel</strong> bosco ( Perrault )- Francia<br />
Ne “La bella addormentata <strong>nel</strong> bosco” di Perrault le fate si presentano sotto due aspetti: uno<br />
benevo<strong>lo</strong> e uno malvagio. Le fate buone sono molto graziose, gentili, raffinate e disponibili ad<br />
aiutare: assistono <strong>nel</strong> momento del bisogno la ragazza, anche quando le sfide sembrano<br />
impossibili da superare. Vivono in una casetta in mezzo al bosco isolate da tutto. I <strong>lo</strong>ro poteri<br />
sono molti, ma soprattutto usano una bacchetta magica che portano sempre con sé. La fata cattiva<br />
è malefica, brutta e farebbe di tutto per uccidere la ragazza: proprio lei riesce a far fare un lungo<br />
sonno alla sua nemica.Vive in un castel<strong>lo</strong> oscuro, brutto e molto vecchio con un corvo e semina il<br />
male in tutta la Città.<br />
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Lo specchio di Misurina - Do<strong>lo</strong>miti<br />
In questa fiaba la fata abita in un castel<strong>lo</strong> con un giardino di fiori. È la custode del<strong>lo</strong> specchio<br />
Tuttosò. In cambio del<strong>lo</strong> specchio desidera che il padre di Misurina diventi una montagna per<br />
proteggere i suoi fiori dal sole.<br />
Storia di Nùr ad-Dìn Alì e di Badr ad-Din Hassan (“Le mille e una notte”) – fiaba<br />
araba<br />
La fata della fiaba è buona, vive nei pressi di un cimitero e grazie all’aiuto di un genio fa<br />
incontrare e innamorare il bellissimo principe Badr-Ad-Din-Hassan e la meravigliosa principessa<br />
Dama di Bellezza. Dopo una stupenda nottata trascorsa insieme i due giovani vengono al<strong>lo</strong>ntanati<br />
dai due esseri magici , e dopo interminabili peripezie si ritrovano.<br />
LA FATA NELLA NOSTRA TRADIZIONE POPOLARE<br />
FADE<br />
Nella tradizione popolare le fate sono spiriti, con i quali è meglio non avere a che fare, e non si<br />
distinguono dalle streghe, dalle anguane. Localmente le fate-streghe occupano <strong>lo</strong> stesso territorio<br />
del mazzaro<strong>lo</strong>, mentre le anguane convivono con il salbane<strong>lo</strong>. La <strong>lo</strong>ro caratteristica è di uscire di<br />
notte a lavare e stendere la biancheria, perciò si trovano di solito affianco ai lavatoi e fontane, a<br />
corsi d’acqua e laghi. Nella memoria degli anziani le fate delle <strong>fiabe</strong> non sono assolutamente<br />
confuse con le fate della tradizione. La credenza <strong>nel</strong>le fade-streghe serviva come deterrente per<br />
fare tornare presto a casa le ragazze o non farle uscire da sole. Di solito erano gli uomini che<br />
vedevano le fate. Qualche volta uno resisteva e rubava un fazzoletto disteso ad asciugare, oppure<br />
si innamorava ed erano grossi guai. Si pensava che le fade fossero le anime delle donne che<br />
morivano durante il parto. Si riteneva che queste anime sfortunate <strong>nel</strong>l’aldilà vivessero senza<br />
pace, tormentate. Di notte giravano sulla terra e si recavano presso i lavatoi per lavare le “robe”.<br />
LE BEATE DONNETTE<br />
Le beate donnette o piccole donnette traducono le Selehen Baiblen della parlata cimbra dell’Alto<br />
Vicentino. F<strong>anno</strong> parte del folk<strong>lo</strong>re germanico e non h<strong>anno</strong> nulla a che fare con le anguane. Di<br />
solito sono esseri positivi, che f<strong>anno</strong> del bene agli umani, ma è meglio non fidarsi troppo.<br />
I DONI DELLE FATE<br />
Le fate, generalmente, portano bene. Non amano scoprirsi o essere scoperte e sono solite<br />
ricompensare tanta generosità e rispetto con abbondanti doni. In una società, prevalentemente<br />
contadina, come quella dell’Altovicentino, i doni consistono principalmente in farina, frumento,<br />
lana e fi<strong>lo</strong>.<br />
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LA FATA NELL’IMMAGINARIO POPOLARE E COLLETTIVO ATTRAVERSO LA<br />
RAPPRESENTAZIONE DEGLI ALUNNI<br />
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UNA FIABA INTERCULTURALE<br />
C’era una volta una ragazza bellissima che aveva due genitori amorevoli e quattro sorelle ge<strong>lo</strong>se<br />
della sua bellezza. La ragazza non so<strong>lo</strong> era bella, ma anche buona e generosa. Per questo i<br />
genitori la preferivano alle altre.<br />
Un giorno le quattro sorellastre le fecero credere che <strong>nel</strong> bosco ci fosse un castel<strong>lo</strong> fatato e che<br />
glie<strong>lo</strong> avrebbero mostrato.<br />
Visto che era la più giovane delle cinque sorelle, non aveva gran esperienza e per questo le seguì.<br />
Le sorelle si al<strong>lo</strong>ntanarono, lasciandola sola. Il bosco era pullulava di animali selvatici che<br />
volevano so<strong>lo</strong> mangiarla. Ad un certo punto arrivò una fata che la salvò e la condusse in un luogo<br />
sicuro.<br />
(Riccardo, Romania)<br />
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PARTE TERZA<br />
L’ORCO<br />
personaggio-ponte tra le diverse <strong>fiabe</strong><br />
Classe 1^Verde<br />
1^ Fase: lettura del testo “Fiabe Italiane” di Ita<strong>lo</strong> Calvino<br />
Gli alunni, a gruppi, h<strong>anno</strong> analizzato due <strong>fiabe</strong> del testo, relative a diverse zone d’Italia:<br />
L’orco con le penne (Garfagnana Estense)<br />
Ari-ari, ciuco mio, butta danari! (Otranto)<br />
Per ciascuna fiaba i ragazzi h<strong>anno</strong> rilevato il protagonista, l'antagonista, l'aiutante magico,<br />
l'eventuale mezzo magico, altri personaggi, le prove da superare, le funzioni di Propp.<br />
Successivamente ogni gruppo ha esposto il proprio lavoro alla classe, sintetizzando oralmente la<br />
trama della fiaba.<br />
Insieme abbiamo individuato il personaggio-ponte comune a tutte le <strong>fiabe</strong> analizzate: l’orco.<br />
Confrontando i testi, abbiamo poi riportato in una tabella alcune caratteristiche della fata.<br />
FIABA NOME ASPETTO E<br />
CARATTERE<br />
L’orco con le<br />
penne<br />
Ari-ari, ciuco<br />
mio, butta<br />
danari!<br />
Orco Nel corpo ha<br />
delle penne<br />
30<br />
LUOGO IN<br />
CUI VIVE<br />
In cima ad un<br />
monte, <strong>nel</strong>la<br />
settima buca<br />
POTERI<br />
MAGICI E<br />
AZIONI<br />
Possiede delle<br />
penne<br />
miraco<strong>lo</strong>se,<br />
conosce tutto<br />
quel<strong>lo</strong> che<br />
succede e sa<br />
anche<br />
aggiustare<br />
ogni cosa<br />
Nanni-Orco In un castel<strong>lo</strong> Possiede degli<br />
oggetti magici<br />
REAZIONI<br />
CHE<br />
SUSCITA<br />
Diverte, affetto<br />
All’inizio<br />
paura, poi<br />
tenerezza,<br />
affetto
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Ponendo attenzione agli elementi comuni, ne è emerso un testo, frutto di un lavoro collettivo.<br />
L’orco<br />
Leggendo “Fiabe Italiane” di Ita<strong>lo</strong> Calvino, ci siamo imbattuti più volte <strong>nel</strong> personaggio<br />
dell’orco. Esso è presente in molte tradizioni popolari regionali. È un personaggio fantastico dal<br />
corpo gigantesco che si nutre di uomini e, spesso, anche bambini. Di solito viene descritto come un<br />
essere malvagio che fa del male ai deboli, vive di nascosto, si veste di stracci. Solitamente ha un<br />
aspetto spaventoso. Vive in luoghi solitari, nei boschi o in castelli abbandonati da so<strong>lo</strong> o insieme<br />
ad altri orchi. Se ti imbatti <strong>nel</strong>l’orco, ti mangia in un sol boccone. Quando ha fame è attratto dalla<br />
puzza di cristiano e so<strong>lo</strong> quando si è saziato non la sente più.<br />
2^ Fase: raccolta di informazioni a partire dalla tradizione <strong>lo</strong>cale<br />
Attraverso un questionario, i ragazzi h<strong>anno</strong> intervistato diverse persone, raccogliendo informazioni<br />
relative all’orco, <strong>nel</strong>la nostra tradizione, in particolare della Valleogra.<br />
Intervistatore/trice.....................<br />
QUESTIONARIO<br />
31<br />
INTERVISTA A:.............................................<br />
Età:...................................................................<br />
Professione:......................................................<br />
1. Avete mai sentito parlare di orchi? Da chi? (in famiglia, in chiesa, al filò, da amici, etc…)<br />
2. Chi è l’orco? Che cosa fa? Come vive? Come si veste? Che aspetto ha? Dove abita? Con<br />
chi?<br />
3. E l’orchessa? Conoscete storie in propo<strong>sito</strong>?<br />
4. Ci sono stati orchi da queste parti? Li avete mai visti?<br />
5. L’orco va in giro di notte?<br />
6. Esistono ancora gli orchi? Portano doni o f<strong>anno</strong> del male?<br />
7. Conoscete qualche fiaba o storia di orchi? Dove e da chi le avete imparate?<br />
8. Ci sono luoghi che h<strong>anno</strong> a che fare con gli orchi?<br />
Alcuni ragazzi h<strong>anno</strong> raccolto numerose informazioni, altri h<strong>anno</strong> voluto approfondire l'argomento,<br />
anche a livel<strong>lo</strong> storico, etimo<strong>lo</strong>gico ed iconografico. Qui di seguito riportiamo il lavoro di sintesi di<br />
quanto emerso dai questionari realizzato dagli alunni.
Intervistatore/trice: Gargano Anna<br />
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Qualche esempio di intervista<br />
QUESTIONARIO<br />
32<br />
INTERVISTA A: mia mamma Cristina<br />
Età: 42<br />
Professione: impiegata<br />
1. Ho sentito parlare di orchi dai miei nonni e dai miei genitori.<br />
2. L’orco è un essere brutto e cattivo. Nelle <strong>fiabe</strong> di solito viene rappresentato come l’antagonista.<br />
Vive in una capanna di legno e da so<strong>lo</strong>. Si nutre di ciò che trova. È mostruoso, picco<strong>lo</strong> e grasso.<br />
3. Non conosco storie sull’orchessa perché non mi sono mai state raccontate.<br />
4. Non ho mai sentito parlare di orchi da queste parti.<br />
5.Sì, penso vada in giro anche di notte.<br />
6. Sono personaggi di fantasia e f<strong>anno</strong> del male.<br />
7. “Il gatto con gli stivali” e “Pollicino”. Queste <strong>fiabe</strong> mi sono state raccontate dalla mamma.<br />
8. I boschi e le valli degli orchi, molto diffuse dalle nostre parti.<br />
Intervistatore/trice: Alice<br />
QUESTIONARIO<br />
INTERVISTA A: mia nonna<br />
Età: 70<br />
Professione: pensionata<br />
1. Ho sentito parlare di orchi dalla mamma di mia nonna.<br />
2. Si presenta come un uomo grande e grosso vestito di nero. Terrorizza i bambini. Vive mangiando<br />
i bambini cattivi, si veste tutto di nero con un grande mantel<strong>lo</strong>, ha un aspetto molto brutto, abita in<br />
mezzo al bosco in una caverna da so<strong>lo</strong> e certe volte con la moglie megera.<br />
3. No.<br />
4. No, però <strong>nel</strong> paese natale di mia nonna c’è una valle che avevano trovato della polvere d’oro che<br />
poi l’h<strong>anno</strong> trasformata con il nome di Valle dell’Orco. .<br />
5. Sì, per andare a cercare qualcosa da mangiare .<br />
6. Gli orchi non esistono più e secondo le storie portavano del male.<br />
7. Sì, la storia che mia nonna ha sentito è questa: “la mia bisnonna raccontava a mia nonna che gli<br />
uomini che tornavano a casa ubriachi vedevano gli orchi . A quel tempo le luci erano molto rare<br />
per le strade, perciò quando vedevano la sua ombra riflessa dalle luci per terra pensavano e<br />
dicevano che era l’orco.<br />
8. I boschi e le valli degli orchi, molto diffuse dalle nostre parti.<br />
Intervista ad un mio amico di nove anni<br />
Abbiamo sentito parlare di orchi in famiglia. L’orco è un personaggio fantastico che mangia le<br />
persone. Vive in caverne con l’orchessa e si si veste con vestiti strappati e sporchi.<br />
L’orchessa vive con l’orco, mangia persone o animali, si veste un meglio dell’orco, con abiti più<br />
curati, però resta sempre sporca. Una storia che parla di orchi è quella che ha come protagonista
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Shrek.<br />
Non ci sono orchi da queste parti, si sa però che f<strong>anno</strong> del male.<br />
Una fiaba che mi raccontavano quando ero più picco<strong>lo</strong> è “Pollicino” ed ha come personaggio<br />
principale un orco.<br />
Intervista a mio papà<br />
Mio papà ha sentito parlare di orchi in famiglia. Secondo mio papà è la raffigurazione della nostra<br />
paura. Si veste con i co<strong>lo</strong>ri della notte, il suo aspetto dipende dalle nostre paure, vive <strong>nel</strong>l’ombra e<br />
insieme all’orchessa.<br />
L’orchessa sta con l’orco, vive <strong>nel</strong>l’ombra, si veste con i co<strong>lo</strong>ri della notte.<br />
3^ Fase: produzione di testi<br />
Abbiamo poi cercato di ordinare le informazioni e di suddividere il lavoro elaborando il seguente<br />
schema, frutto del lavoro collettivo di condivisione di approfondimenti diversi:<br />
Cavernico<strong>lo</strong><br />
Panciuto<br />
Con due<br />
orecchie<br />
enormi<br />
Brutto<br />
Enorme<br />
L’ORCO<br />
Paffuto<br />
33<br />
Grasso<br />
Sporco<br />
Antipatic<br />
o<br />
puzzolent<br />
e
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ETIMOLOGIA DEL TERMINE “ORCO”<br />
Gli studi antropo<strong>lo</strong>gici e folk<strong>lo</strong>rici concordano <strong>nel</strong>l’indicare l’orco come immagine metaforica del<br />
male con radici millenarie e comuni a culture geograficamente distanti.<br />
Gli orchi sono mostri antropomorfi giganteschi, crudeli e divoratori di carne umana. In genere<br />
l'orco della mito<strong>lo</strong>gia è un essere descritto come più simile a una bestia o a un demone,<br />
direttamente confrontabile con altri mostri della mito<strong>lo</strong>gia greca e romana, come i cic<strong>lo</strong>pi (tra cui il<br />
più noto è Polifemo).<br />
Anche l’etimo<strong>lo</strong>gia della parola è interessantissima, in quanto racchiude in sé molta della genesi<br />
<strong>dei</strong> significati e delle identificazioni del Demone-Orco stesso. E’ infatti ipotizzabile una derivazione<br />
dal greco “ERGO” (=cingo, chiudo), da cui anche le parole greche orchos (luogo chiuso) e orkane<br />
(carcere), con il significato di luogo da cui nessuno può evadere. Ecco quindi che la parola fu usata<br />
per indicare il regno <strong>dei</strong> morti o la morte stessa.<br />
Orco era, ad esempio, anche un appellativo di Plutone, il dio degli inferi.<br />
Nella caratterizzazione delle <strong>fiabe</strong>, l'orco è un gigantesco uomo selvaggio, spesso munito di armi<br />
primitive come clave o bastoni. Caratteristica correlata è la stupidità, di cui spesso l'eroe della<br />
storia si avvantaggia per sconfigger<strong>lo</strong>. In molte tradizioni, gli orchi sono in grado di mutare forma.<br />
Vivono in palazzi o castelli sperduti, ma anche in grotte e paludi.<br />
Spesso sono guardiani di una principessa prigioniera, oppure schiavizzano o divorano bambini.<br />
Molti personaggi delle <strong>fiabe</strong>, pur non essendo esplicitamente descritti come orchi, ne riproducono<br />
diversi elementi tipici; due esempi celebri sono Mangiafuoco di Pinocchio e Barbablù.<br />
Per estensione, il termine orco si applica a persone disgustose o volgari con un temperamento<br />
violento, specialmente quando tale violenza è diretta verso donne o bambini. L'associazione fra gli<br />
orchi e la violenza contro i bambini fa sì che il termine "orco" sia anche usato, per esempio <strong>nel</strong>la<br />
cronaca, per indicare persone che si macchiano di reati di pedofilia.<br />
Nell’ottica secondo cui la fiaba sia funzionale a stimolare la fantasia e la rielaborazione creativa<br />
dell’esperienza del destinatario, non con <strong>lo</strong> scopo di separar<strong>lo</strong> dalla realtà, ma per fornirgli nuove<br />
chiavi interpretative di accesso al reale, l’orco sarebbe quindi espressione di malvagità, di forza e<br />
di prepotenza che, dilatando le situazioni reali e le emozioni provate dal lettore, offre un’immagine<br />
concreta, una sorta di contenitore della paura, e permette il control<strong>lo</strong> dell’ansia, ne attenua<br />
l’intensità e ne favorisce l’elaborazione. Poiché le raffigurazioni orcali sono metafore, esse<br />
st<strong>anno</strong> al posto del male, ma non sono male esse stesse. A differenza della cruda, minacciosa e<br />
indeterminata realtà, l’orco è un personaggio che permette al bambino di dare un volto e un nome<br />
al concetto astratto di male e così facendo, egli impara a dominar<strong>lo</strong>. Difatti, anche <strong>nel</strong>la<br />
narrazione fantastica figurativa, all’orco, simbo<strong>lo</strong> del male, si contrappone il protagonista, simbo<strong>lo</strong><br />
del bene, che attraversa peripezie, situazioni orribili per fortificare le sue capacità e quindi per<br />
diventare grande. In questo senso crescere significa vincere l’orco malvagio per imparare a<br />
sconfiggere costantemente il male presente <strong>nel</strong>l’umanità.<br />
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L’ORCO NELL’IMMAGINARIO POPOLARE ATTRAVERSO LA RAPPRESENTAZIONE<br />
DEGLI ALUNNI<br />
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