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Lex Aurea - numero 25 - Fuoco Sacro

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perché “l'essere stesso, lo spirito, la<br />

Realtà Divina nell'uomo non ha bisogno<br />

di purificazione; è sempre pura, non<br />

toccata dagli errori della sua<br />

strumentazione, dalle difficoltà della<br />

mente, del cuore e del corpo nel loro<br />

lavoro, come il sole, dice l'Upanishad,<br />

non è toccato né macchiato dai difetti<br />

visivi dell'occhio che lo guarda.”<br />

L’azione di purificazione va svolta<br />

sulla mente, comprendendo ed operando<br />

nella dinamica dei pensieri, nel cuore,<br />

operando nella sfera dell’”anima di<br />

desiderio”, nel vitale, prendendo<br />

consapevolezza ed operando nella vita<br />

stessa del corpo materiale, nella coscienza<br />

degli organi e delle cellule.<br />

Occorre a questo punto affrontare e<br />

chiarire un equivoco che si è a lungo<br />

presentato nella storia del pensiero<br />

sapienziale umano. Spesso si è considerato,<br />

solamente l’aspetto di negazione della<br />

purezza, e perciò l’atto del purificare altro<br />

non è divenuto che l’astensione da<br />

qualunque azione, pensiero, sentimento e<br />

volontà giudicata errata, secondo<br />

convinzioni mentali o credenze fideistiche;<br />

oppure si è ricercata una purezza<br />

totalmente “passiva”, in una pratica di<br />

“remissione totale in Dio”. Nell’uno e<br />

nell’altro caso avremmo una inazione ed<br />

una sorta di “congelamento” del vitale e del<br />

mentale.<br />

Ma l’uomo non può trasformarsi ed<br />

evolvere attraverso l’astensione dall’azione<br />

e dal pensiero e dalla rinuncia alla vita, ma<br />

al contrario attraverso un’azione<br />

consapevole e totale, una volontà potente<br />

perché sincera; questo l’obiettivo della<br />

purezza. Mente, cuore, vita, corpo<br />

devono operare divinamente:<br />

adempiendo a tutti i compiti normali e<br />

traducendoli divine espressioni. Questo<br />

è il primo aspetto del problema che si<br />

presenta al ricercatore della perfezione<br />

e su cui egli deve fissare l'attenzione:<br />

non tendere ad una purità negativa,<br />

passiva o quietistica, bensì positiva,<br />

affermativa e attiva. Il quietismo<br />

divino scopre l'eternità immacolata<br />

dello Spirito; la cinetica divina vi<br />

aggiunge la pura e giusta azione senza<br />

deviazioni dell'anima, della mente e del<br />

corpo.<br />

E’ perciò ogni momento della nostra<br />

vita che deve diventare puro, cioè<br />

consapevolmente vissuto ed inserito<br />

armonicamente nel quadro generale di cui<br />

<strong>Lex</strong> <strong>Aurea</strong> <strong>25</strong> – Libera Rivista di Formazione Esoterica<br />

siamo parte. Magari all’inizio della sadhana<br />

serve anche una preghiera o un mantra di<br />

tanto in tanto, una pausa di meditazione<br />

nella bufera quotidiana di pensieri ed<br />

accadimenti, la ricerca della consapevolezza<br />

di un attimo, ma poi deve subentrare una<br />

volontà determinata a riunificate ogni<br />

aspetto scisso ed perciò alienante. La<br />

purificazione coincide con la sacralizzazione<br />

di ogni atto, pensiero e sentimento,<br />

cosicché tutta la vita diventi yoga.<br />

Una trasformazione integrale<br />

richiede una purificazione altrettanto<br />

integrale. Non esclude una parziale<br />

purificazione legata a motivazioni di<br />

carattere etico, che porta il rifuggire<br />

desideri, suggestioni ed impulsi derivanti da<br />

una coscienza di separazione, limitata, e la<br />

ricerca delle qualità più elevate della natura<br />

umana, quali ad esempio la verità, l’amore,<br />

la compassione. Ma al contempo una volta<br />

che si è ottenuta una base di “virtù” ed<br />

“abitudini” umanamente oltre ogni biasimo,<br />

occorre comprenderne i limiti e procedere<br />

oltre. La perfezione integrale sta nel più<br />

vasto piano della Purezza Divina, al di là del<br />

bene e del male. Sia ben chiaro che ciò non<br />

significa un atteggiamento di opportunistica<br />

autoassoluzione di azioni riprovevoli, né che<br />

sul piano individuale si possa operare<br />

indifferentemente il bene o il male; e<br />

neppure significa che l’uomo “realizzato”<br />

vivrà in una dimensione di distacco<br />

dall’azione, ritenendo che sarà<br />

necessariamente imperfetta. Perché se è<br />

vero che bene e male sono, sul piano della<br />

materia e dei fenomeni, indissolubilmente<br />

intrecciati, ciò non significa che lo saranno<br />

nell’evoluzione spirituale dell’uomo…<br />

“…il siddha della perfezione integrale<br />

vivrà come strumento del potere<br />

trascendente dello Spirito divino quale<br />

volontà universale che opera<br />

attraverso la Supermente che in lui si<br />

individualizza. I suoi atti saranno<br />

quindi quelli di una Conoscenza, di una<br />

Verità, di una Potenza, di un Amore, di<br />

un Ananda eterni; però la verità,<br />

conoscenza, forza,<br />

amore, beatitudine costituiranno<br />

l'essenza di ogni sua operazione, dal-<br />

!e cui modalità e caratteristiche non<br />

dipenderanno; sarà cioè lo spirito<br />

Interiore e non l'azione in sé a<br />

determinare la spinta e a forgiare<br />

qu:sta in completa libertà da rigidi<br />

modelli o formule.<br />

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