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Il ritorno della memoria - La Provincia di Sondrio

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Improvvisamente un urlo agghiacciante ruppe la quiete del mio solitario silenzio,<br />

ma non interruppe la mia attività, abituata com‟ero alle urla delle donne rinchiuse<br />

nella scuola <strong>di</strong> Antignana che da giorni rimbombavano nella mia via ormai priva<br />

<strong>di</strong> italiani.<br />

Dopo l‟urlo ci fu uno sparo e cominciai a temere per la mia incolumità, scesi<br />

frettolosamente le scale del condominio e mi ritrovai per strada, dove la pioggia e<br />

la mancanza <strong>di</strong> persone gelarono il mio animo pietrificato dalla crudeltà del mio<br />

destino.<br />

Ero senza scarpe e ombrello, ma corsi verso la scuola e guardai attraverso la<br />

finestra.<br />

<strong>La</strong> scena che vi<strong>di</strong> fu così spaventosa e abominevole che inchiodò i miei pie<strong>di</strong> al<br />

terreno e mi impedì <strong>di</strong> reagire. Ero abituata al dolore, ma non ne ero immune.<br />

Nella classe giaceva in un angolo il cadavere <strong>di</strong> una donna a cui erano stati<br />

strappati i vestiti e inferti colpi in qualsiasi punto corporeo. Era stesa supina in una<br />

pozza <strong>di</strong> sangue e il suo volto era volto verso la parte opposta dell‟aula, dove<br />

c‟era una ragazza che non arrivava ai 30 anni.<br />

Era raggomitolata sul pavimento sporco e freddo, non aveva altro che un golfino<br />

<strong>di</strong> lana scozzese addosso, il suo esile corpo era devastato da ferite e livi<strong>di</strong>. <strong>La</strong><br />

guardai in volto e fui subito costretta ad abbassare lo sguardo; un mare <strong>di</strong> lacrime<br />

le sgorgava dagli occhi che trasudavano paura, rabbia e dolore, un tipo <strong>di</strong><br />

sofferenza ben lontano da quello che aveva perseguitato me in questo anno<br />

maledetto.<br />

Sull‟occhio destro cascava un ricciolo <strong>della</strong> sua capigliatura scarmigliata e<br />

scomposta.<br />

Da quel giorno la sua immagine cominciò a perseguitarmi. Tuttora mi tormenta<br />

nella notte il suono del suo pianto <strong>di</strong>sperato e <strong>di</strong> giorno non faccio altro che<br />

pensare al suo sguardo, che, fissato sulla povera sventurata stesa pochi metri più<br />

in là, fu più utile <strong>di</strong> mille parole nel raccontarmi che cosa provasse.<br />

Dopo pochi secon<strong>di</strong> fin troppo simili ad ore, la ragazza con il golfino <strong>di</strong> lana<br />

scozzese si girò e mi vide.<br />

In quel preciso momento i suoi occhi si riempirono <strong>di</strong> speranza, si alzò e mi corse<br />

incontro.<br />

Io finsi <strong>di</strong> non aver visto nulla e continuai a camminare per la mia strada<br />

abbandonando la feritoia sulla vita <strong>della</strong> povera vittima. Avrei voluto aiutarla, ma<br />

farlo voleva <strong>di</strong>re espormi al rischio <strong>di</strong> essere vista e presa dagli Slavi.<br />

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