Il ritorno della memoria - La Provincia di Sondrio
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Da questo momento cominciarono le <strong>di</strong>fficoltà che portarono poi alla sofferta<br />
decisione <strong>di</strong> abbandonare la propria terra natia.<br />
Nel 1945 nonno Gildo insieme alla moglie e al figlio fu costretto a lasciare il<br />
negozio, la villa, e tutto ciò che possedeva per non cadere in mani slave. Difese<br />
così la propria italianità.<br />
Abbandona tutti i suoi averi verso un nuovo futuro, aprendosi a nuove prospettive,<br />
con la consapevolezza <strong>di</strong> partire verso l‟ignoto, provvisto solo <strong>di</strong> pochi sol<strong>di</strong>,<br />
qualche valigia, e un paio <strong>di</strong> mobili.<br />
Armato solo <strong>di</strong> intraprendenza e forza <strong>di</strong> volontà giunge a Trieste, dove lo attende<br />
un‟accoglienza fredda e <strong>di</strong>staccata da parte dei triestini che percepiscono<br />
questa migrazione come una vera e propria invasione. Ma la tenacia e la forza <strong>di</strong><br />
ricominciare sono troppo forti.<br />
Gildo non si abbandona alla <strong>di</strong>sperazione per aver perso tutto, anzi, decide <strong>di</strong><br />
aprire una nuova attività.<br />
Un nuovo negozio <strong>di</strong> tessuti venne aperto nel capoluogo friulano. Esso ebbe però<br />
vita breve, le incomprensioni e le crescenti <strong>di</strong>fficoltà economiche misero a dura<br />
prova la sopravvivenza <strong>di</strong> questa attività. Un profondo malessere cominciò ad<br />
impossessarsi degli esuli, malessere che riuscirono a risanare solo rifugiandosi dalla<br />
sorella <strong>della</strong> bisnonna Iole, Gina.<br />
Ella li accolse nella sua casa <strong>di</strong> Marghera, dove per poco tempo riuscirono a<br />
vivere serenamente, nonostante gli orrori <strong>della</strong> guerra che incombevano su <strong>di</strong> loro.<br />
Qui il mio bisnonno Gildo, a causa <strong>di</strong> problemi <strong>di</strong> cuore, morì lasciando soli una<br />
moglie e un giovane figlio.<br />
Malgrado il grande dolore, nonno Mario trovò la forza <strong>di</strong> partire verso una nuova<br />
meta, Venezia. Qui trascorse anni <strong>di</strong>fficili ma allietati dall‟incontro <strong>di</strong> mia nonna,<br />
Maria. Nel frattempo la guerra era terminata e l‟Istria era definitivamente passata<br />
al controllo degli slavi.<br />
Quella terra che un tempo venne considerata casa <strong>di</strong>ventò improvvisamente<br />
estranea, quei luoghi tanto amati risultarono ostili e avversi. Passarono anni,<br />
nacquero mio padre e i miei zii. Nel 1983 i <strong>di</strong>scendenti del mio bisnonno vennero<br />
risarciti dallo stato italiano per le per<strong>di</strong>te subite. Circa 4 milioni delle vecchie lire<br />
vennero consegnati ai miei nonni, che decisero imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong> partire alla<br />
volta <strong>di</strong> Pola. Fu un viaggio commovente che permise loro <strong>di</strong> rivisitare il negozio, la<br />
villa, la scuola elementare, il parco, il lido.Fu l‟unica volta in cui mia nonna vide<br />
piangere il marito, che riviveva momenti <strong>di</strong> una vita quoti<strong>di</strong>ana negatagli per<br />
sempre. Da una parte l‟amara felicità <strong>di</strong> ritornare a casa, dall‟altra la spaventosa<br />
scoperta <strong>di</strong> un orrore che mai nella sua vita avrebbe potuto immaginare: le foibe.<br />
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