Il ritorno della memoria - La Provincia di Sondrio
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“<strong>La</strong> scongiuro faccia arrivare mie notizie a Licia Cossetto a Gorizia, sono sua sorella<br />
Norma, le <strong>di</strong>ca che la mia fine ormai è vicina, queste bestie- <strong>di</strong>sse riprendendo a<br />
piangere- mi hanno violentata e presto mi uccideranno, ma non sono riusciti a<br />
strapparmi le idee e i valori con cui sono cresciuta, la prego le <strong>di</strong>ca che non ho<br />
mai smesso <strong>di</strong> lottare proprio come papà e che anche lei deve fare lo stesso.”<br />
“Ti uccideranno se non scappi” le <strong>di</strong>ssi cercando <strong>di</strong> metterla in salvo.<br />
“Non posso scappare, le uscite sono controllate da soldati armati, tutte le finestre<br />
sono state sbarrate e nelle con<strong>di</strong>zioni in cui mi trovo riuscirei a camminare solo per<br />
poche decine <strong>di</strong> metri.”<br />
“Perché non li supplichi <strong>di</strong> liberarti ? Convincili <strong>di</strong> essere comunista e <strong>di</strong> favorire<br />
l‟inse<strong>di</strong>amento Jugoslavo!”<br />
<strong>Il</strong> suo volto si scurì, allargò le narici e mi guardò come se fossi l‟essere più ignobile<br />
al mondo. Inizialmente non capii la sua reazione.<br />
Cominciò ad urlare: “Io sono italiana. Non Jugoslava. Come può pensare che<br />
farei una cosa del genere? Se mi fossi arresa in questo momento sarei tra i miei<br />
cari, ma sarei vuota. Che razza <strong>di</strong> persona potrebbe abbandonare le sue idee<br />
solo per salvarsi la pelle? <strong>Il</strong> nostro corpo è solo un involucro, quello che conta, che<br />
ci contrad<strong>di</strong>stingue sta dentro la scatola corporea, non siamo nulla senza il frutto<br />
del ragionamento del nostro cervello e senza i sentimenti del nostro cuore. Sono<br />
italiana e morirò sapendo <strong>di</strong> aver lottato per liberare la mia patria. Faccio la<br />
maestra e voglio morire sapendo <strong>di</strong> aver dato tutta me stessa per preservare il<br />
futuro dei miei bambini”. Smise <strong>di</strong> alzare il tono <strong>della</strong> voce e comprese il bisogno <strong>di</strong><br />
ricomporsi. “Dica a mia sorella <strong>di</strong> non arrendersi, i tedeschi sono vicini. Le sarò<br />
debitrice per semp…”<br />
In quel momento, irruppero nella stanza i soldati Slavi, corsi via il più veloce<br />
possibile e mi nascosi nel portone <strong>di</strong> un condominio poco <strong>di</strong>stante dal mio.<br />
Un fiume <strong>di</strong> pensieri ruppe la <strong>di</strong>ga <strong>della</strong> mia in<strong>di</strong>fferenza ed era rotto solo dal<br />
fiatone che la fuga mi aveva provocato.<br />
Tornai a casa e insieme alla lettera per Pola ne scrissi un‟altra in<strong>di</strong>rizzata a Licia<br />
Cossetto per Gorizia. Le consegnai <strong>di</strong>rettamente al postino e pregai perché<br />
arrivassero il prima possibile. Quella sera dopo la consueta cena a base <strong>di</strong> zuppa<br />
riscaldata andai subito a letto.<br />
Cominciai un viaggio dolorosissimo nella <strong>memoria</strong>, avevo sempre cercato <strong>di</strong><br />
ripu<strong>di</strong>are il mio passato, volevo voltare pagina evitando la rievocazione <strong>di</strong> inutili<br />
sofferenze, ma come potevo non pensare a Norma? Come sarei riuscita a<br />
<strong>di</strong>menticare quegli occhi, quelle due piccole fessure da cui affacciandomi avevo<br />
visto la morte e la vita ?<br />
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