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MemOria_febbraio_2013 - Diocesi di Oria

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che procura agli altri. Non possiamo stare a guardare gli<br />

altri che si perdono e noi sentirci paghi della salvezza che<br />

abbiamo ricevuto.<br />

- Mt 5,13-16: Voi siete il sale della terra…voi<br />

siete la luce del mondo….il lievito (Mt13, 31). Il sale dà<br />

sapore, custo<strong>di</strong>sce e conserva dalla corruzione; la luce dà<br />

chiarezza e calore, illumina e orienta, ci permette <strong>di</strong> vedere<br />

e <strong>di</strong> capire, ci tiene compagnia nei momenti bui. Oggi gli<br />

uomini hanno perso la luce e hanno scelto le luminarie,<br />

le luci della ribalta che non durano tutta la notte. Il lievito<br />

fermenta la pasta in modo silenzioso sembra qualcosa<br />

<strong>di</strong> rivoluzionare: il lievito fa crescere le cose piccole e<br />

nascoste, le cose apparentemente inutili e insignifi canti.<br />

Ci troviamo <strong>di</strong> fronte a tre metafore evangeliche che<br />

<strong>di</strong>cono tutta la nostra responsabilità vero l’uomo <strong>di</strong> oggi.<br />

La luce si mette sopra il moggio e non sotto. Ma qual è il<br />

moggio <strong>di</strong> oggi? Sono le strade, internet, la tv, i giornali,<br />

la scuola, i talk show, sono i luoghi dominati da chi ha il<br />

potere <strong>di</strong> ammaliare la gente con le proprie bugie.<br />

d. Stare dentro la pasta del mondo: la crisi da<br />

ostacolo <strong>di</strong>venta tempo favorevole (kairòs) (CEI,<br />

EDBV, n. 30);<br />

Scrivono i vescovi: “Illuminati dalla fede nel nostro<br />

Maestro e incoraggiati dal suo esempio, noi abbiamo<br />

invece buone ragioni per ritenere <strong>di</strong> essere alle soglie<br />

<strong>di</strong> un tempo opportuno per nuovi inizi. Occorre, però,<br />

ravvivare il coraggio, anzi la passione per l’educare” (n.<br />

30). Dio con il suo popolo non ha avuto una vita facile.<br />

I momenti <strong>di</strong> crisi sono stati sempre momenti per<br />

ripartire: “Hai mutato il mio lamento in danza” (Sal 30).<br />

Nei momenti <strong>di</strong> crisi Dio mentre ci fa sperimentare tutta<br />

la nostra fragilità, ci rivela la sua misericor<strong>di</strong>a.<br />

e. Dalla “crisi dei giovani” alla “crisi degli<br />

adulti”: recuperare la passione educativa. I giovani<br />

da problema a risorsa (CEI, EDBV, n.32). Gli adulti<br />

tra demotivazione e <strong>di</strong>sincanto, tra autorità e<br />

autorevolezza (CEI, EDBV, n. 12).<br />

Quando parliamo dei giovani dobbiamo tenere conto<br />

che ci troviamo <strong>di</strong> fronte a quella che è stata defi nita la<br />

prima generazione incredula 1 . Non ci troviamo più <strong>di</strong><br />

fronte a gente che va contro Dio ma a gente che è senza<br />

1 A. MATTEO, La prima generazione incredula. Il <strong>di</strong>ffi cile rapporto tra i giovani<br />

e la fede, Rubbettino 2010<br />

SPECIALE<br />

Dio. Non ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un rifi uto frutto <strong>di</strong> un<br />

ragionamento, ma ad una in<strong>di</strong>ff erenza frutto <strong>di</strong> ignoranza.<br />

Quella dei giovani è una generazione alla quale nessuno<br />

ha narrato la forza e la bellezza, la rilevanza umana<br />

della fede. Nessuno ha detto loro “perché” credere. Il<br />

nostro Dio oggi non è tanto “un Dio non creduto”, ma<br />

è piuttosto un “Dio ignorato”, relegato nell’insignifi canza<br />

totale, perché ritenuto poco interessante.<br />

Di conseguenza, la crisi educativa non riguarda le<br />

resistenze da parte <strong>di</strong> chi deve essere educato, ma<br />

concerne la sfi ducia <strong>di</strong> chi è chiamato ad educare. Spesso<br />

<strong>di</strong>ciamo che sono i giovani ad essere in crisi. Ma è proprio<br />

così? La crisi dei giovani è fi siologica, è propedeutica ad<br />

un processo <strong>di</strong> maturazione, quella degli adulti invece è<br />

patologica, perché rivela una frattura, qualche cosa che<br />

non va.<br />

Se i giovani sono <strong>di</strong>sorientati, gli adulti sono spaesati.<br />

Mentre i giovani non sanno da dove vengono e versodove<br />

devono andare, gli adulti non sanno dove si trovano,<br />

nel senso che non si riconoscono più nei luoghi che essi<br />

stessi hanno costruito e nei ruoli che ricoprono.<br />

Ai giovani manca la meta per questo sono appiattiti sul<br />

presente, agli adulti manca l’aggancio all’oggi per questo<br />

si rifugiano nel passato. I giovani sono rinunciatari, gli<br />

adulti sono nostalgici. Quella dei giovani è una crisi per<br />

mancanza <strong>di</strong> futuro, a loro manca la chiave per leggere il<br />

domani, mentre agli adulti manca la chiave per leggere il<br />

presente e potersi <strong>di</strong>stricare nelle problematicità dell’oggi.<br />

Ai giovani abbiamo rubato la speranza con la nostra<br />

<strong>di</strong>sperazione. Abbiamo tarpato loro le ali per volare e<br />

provare a sognare. Il futuro che gli stiamo prospettando,<br />

da promessa è <strong>di</strong>ventato minaccia. E quando il futuro<br />

<strong>di</strong>venta prigioniero della paura, anche il presente viene<br />

percepito come inutile.<br />

La crisi degli adulti è una crisi dovuta a stanchezza, ad<br />

una vita fatta <strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ni che portano alla noia e a una<br />

certa forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>sincanto e <strong>di</strong> delusione. La stanchezza<br />

poi genera un senso <strong>di</strong> impotenza e <strong>di</strong> inutilità. Questo<br />

trasforma gli adulti da protagonisti in spettatori,<br />

da citta<strong>di</strong>ni in consumatori. Un nodo cruciale della<br />

emergenza educativa è perciò la necessità <strong>di</strong> ripensare i<br />

rapporti intergenerazionali. Ai giovani dobbiamo dare<br />

“ra<strong>di</strong>ci”per non perdersi, e ali per tornare a sognare e a<br />

osare.<br />

11

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