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4 YOU PET - Pet4You

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piacimento per tutto il tempo che lo desidera. Ma attenzione,<br />

perché è molto importante il dove lo si posiziona. Il<br />

gatto infatti ama farsi le unghie in posti ben visibili, dove<br />

il passaggio è maggiore e dove noi, o altri eventuali felini,<br />

possano ben vedere la sua fi rma. Per questo il tiragraffi va<br />

messo in punti strategici, molto frequentati, come vicino<br />

all’ingresso o davanti alla porta della cucina. Con qualche<br />

tentativo si riesce facilemente a capire il punto critico che<br />

il nostro preferisce evidenziare.<br />

Perchè cani e gatti non si sopportano? Perchè<br />

non parlano la stessa lingua!<br />

Ma perché i gatti non vanno d’accordo con i cani? E’ odio<br />

ancestrale o cosa? Possiamo dire, con la certezza che può<br />

possedere chiunque parli di gatti,<br />

che i gatti e i cani non vanno d’accordo<br />

semplicemente perché “parlano”<br />

una lingua diversa. Vero, vivono<br />

nello stesso ambiente perché<br />

sono gli animali d’affezione più diffusi<br />

ma hanno modi di comunicare<br />

completamente differenti. Il loro quindi non è odio ma<br />

solo una decisa incomprensione. E questo a prescindere<br />

dai suoni che cane e gatto emettono: abbaiare e miagolare<br />

non sono i loro principali mezzi di comunicazione. Sia<br />

il micio che il cane utilizzano soprattutto il linguaggio del<br />

corpo, cioè la posizione della coda, delle orecchie, delle<br />

zampe, il modo di guardare e di fi ssare. E purtroppo questo<br />

complesso sistema comunicativo spesso nei cani e nei<br />

gatti non è solo diverso ma anche antitetico.<br />

Facciamo un esempio che ci aiuti a capire. Un gatto ben in-<br />

Graffi ando un mobile, un tappeto o<br />

la corteccia dell’albero in giardino,<br />

il micio non lascia solo una fi rma ben<br />

visibile ma anche una traccia odorosa<br />

tenzionato, che si avvicina ad un cane per stringere amicizia,<br />

tiene la coda ben dritta, in verticale: è il suo modo per<br />

dire “Ciao, io mi chiamano Perla. E tu, come ti chiami?”. E’<br />

lo stesso modo che usa quando ci si struscia sulle nostre<br />

gambe quando viene a salutarci. Nel linguaggio del cane<br />

invece tenere la coda in quella posizione ha un altro signifi<br />

cato, perché è la caratteristica propria degli individui dominanti,<br />

spavaldi, che vogliono far vedere di comandare, e<br />

di saperlo fare anche piuttosto bene. E’ in pratica un atteggiamento<br />

di sfi da, esattamente il contrario delle reali benevole<br />

intenzioni del nostro micio.<br />

La stessa cosa accade quando a scodinzolare dalla gioia<br />

per il felice incontro è il cane. Il gatto di fronte capisce fi -<br />

schi per fi aschi perché sono invece proprio i gatti più rissosi,<br />

nervosi e attaccabrighe ad agitare la coda. Per non<br />

parlare delle fusa del gatto, che il cane potrebbe scambiare<br />

per ringhio aggressivo.<br />

Insomma, i due animali hanno lingue diverse, parlano lingue<br />

diverse, e la loro comunicazione può risultare alla fi ne<br />

molto diffi cile. Diffi cile ma non impossibile, perché l’intelligenza<br />

di cane e gatto, spesso sottovalutata, può rimediare<br />

alle incomprensioni e i due possono imparare a vivere<br />

insieme, diventando addirittura bilingui. Se poi cane e gatto<br />

crescono insieme… tutto diventa più semplice.<br />

Educare un gatto alle buone regole del vivere<br />

in società? Impossibile!<br />

Puoi cambiare il carattere di un gatto? Puoi trasformarlo<br />

da animale solitario, timido e riservato in un compagnone<br />

da birre al bar? Diffi cile. Diffi cile soprattutto se per educazione<br />

non intendiamo l’imposizione di regole, atteggiamenti<br />

e modi e stili di vita spesso imposti dall’esterno,<br />

ma nel moderno concetto ampiamente da tutti condiviso:<br />

educazione dovrebbe ridursi all’idea di mettere a disposizione<br />

dell’educando un ambiente tale per cui i comportamenti<br />

siano liberi di esprimersi e siano canalizzati verso<br />

oggetti, persone e situazioni appropriate. E con il gatto<br />

questa è l’unica forma di educazio-<br />

ne possibile: non sgridarlo se ha<br />

fatto qualcosa che noi riteniamo<br />

sbagliato ma agire affi nché i suoi<br />

comportamenti naturali possano<br />

esprimersi in maniera appropriata<br />

e possano eventualmente essere<br />

reindirizzati laddove problematici per gli altri abitanti della<br />

casa, uomini o animali che siano.<br />

Per il resto… arrendiamoci all’idea di educare, secondo il<br />

concetto ottocentesco di educazione, il nostro gatto. Impariamo<br />

piuttosto ad apprezzarne le qualità, tante, che<br />

spesso sono per noi motivo di profonde rifl essioni.<br />

La Redazione

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