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cascina, qualcuno dei datori di lavoro andava sotto la finestra di casa a dargli<br />
la voce: «Ruslö!!» Dopo qualche richiamo, Ruslö calzava la coppola e si<br />
affacciava alla finestra per rispondere: «A vegn sübit». Ma rinchiusa la finestra<br />
continuava tranquillamente a dormire.<br />
Questo simpatico episodio continuò ad essere ricordato negli anni<br />
seguenti, quando a Ruslö, cambiato datore di lavoro, si presentava il problema<br />
di scaricare, quasi sempre da solo, l’intero carico di un autotreno di<br />
concime o di granaglie. Espletate le operazioni di pesatura, l’autotreno si<br />
portava sotto il ramblet <strong>del</strong> magazzino di stoccaggio. Ruslö, interpretando<br />
il malumore <strong>del</strong> conducente <strong>del</strong> camion, preoccupato di restare bloccato<br />
troppo a lungo per completare l’operazione, lo rincuorava dicendogli<br />
di non essere solo, ma di essere coadiuvato da Maggi, Ciccio, Gälüp e<br />
via via da tutti gli altri nomignoli coi quali in paese era conosciuto.<br />
In realtà era lui da solo che, con la forza di un bulldozer, riusciva a scaricare<br />
l’autotreno in un tempo ragionevolmente breve. Quando cominciava<br />
ad accusare un po’ di stanchezza, mandava un segnale inequivocabile,<br />
che consisteva nel passare con un sacco da un quintale sotto l’ascella anziché<br />
in spalla. Questo significava inequivocabilmente necessità di un<br />
bicchiere di vino, che gli veniva regolarmente fornito. Ma se la cosa si<br />
ripeteva troppo spesso, alla fne si traduceva.in una formidabile sbronza, che<br />
<strong>La</strong> <strong>Madona</strong> <strong>dla</strong> <strong>Versa</strong> 139