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“scalma di sizar” era una malattia <strong>del</strong>le leguminose che impediva alle<br />
pianticelle di diventare rigogliose.<br />
Una sorte decisamente migliore toccava agli uomini, di cui si diceva “l’è<br />
magar mè un calos”. È opportuno spiegare soprattutto per i giovani, che un<br />
“calos” è un bastone rinsecchito, buono solo per fare fuoco dopo aver<br />
sostenuto per anni nell’orto, il peso <strong>del</strong>le colture di leguminose.<br />
Santa Maria <strong>del</strong>la <strong>Versa</strong> tra i magri viene ricordato “Pipulon”, che<br />
essendo in aggiunta anche alto ed allampanato, era dagli amici scherzosamente<br />
chiamato “Sua Altezza”.<br />
Per inciso annotiamo un suo detto famoso, secondo il quale “un om<br />
grand l’è zá metà bel”.<br />
A proposito di alti e di bassi di statura c’erano <strong>del</strong>le espressioni dialettali<br />
che erano <strong>del</strong>le vere e proprie esagerazioni, nondimeno venivano<br />
usate per evidenziare il fatto che una persona era alta (o bassa) fuori dalla<br />
norma. Per esempio, <strong>del</strong> sopracitato Pipulon si poteva sentire che “l’è<br />
tänt gränd che pär pätnas ag vö la scala”, mentre di un altro personaggio (un<br />
omino piccolo piccolo soprannominato Cuntarden) si diceva che “l’è tänt<br />
picul che äl pö grupis i scarp dä sta in pé”.<br />
Gobbi e sciancati<br />
Nessuno ha mai saputo con precisione da dove venisse il sarto “Lüiz al<br />
göbb”. Secondo le voci più accreditate sarebbe stato abbandonato da una<br />
carovana di zingari e solo in età adulta sarebbe uscito dall orfanotrofio al<br />
quale era stato affidato. Ma prescindendo dai dubbi sulle sue origini, una<br />
cosa era evidente: che la natura era stata con lui tanto arcigna da crearlo<br />
brutto oltre ogni immaginazione. <strong>La</strong> gibbosità <strong>del</strong>la schiena era così marcata<br />
da conferire al suo profilo fisico un andamento decisamente curvilineo,<br />
cosa che forniva ai più cattivi lo spunto per dire che “l’era dritt mè un<br />
manäg d’umbrela”.<br />
Era un grande estimatore di Bacco, e la cosa forniva ai giovanotti di<br />
Begoglio l’occasione per miscelargli il vino con la gialappa, quell’eccipiente<br />
usato una volta in farmacia per la preparazione <strong>del</strong> “pution”.<br />
Le dosi somministrate erano decisamente abbondanti, e dopo la somministrazione<br />
i giovanotti di Begoglio se la ridevano, commentando che<br />
per i prossimi tre giorni Lüis al Göbb avrebbe “sguinsà mè un’oca”.<br />
Ma non per intendere una persona affetta da diarrea.<br />
78 “<strong>Quelli</strong> <strong>del</strong> Ciclo”