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La Madona dla Versa - Quelli del ciclo

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campagna con una numerosa figliolanza, ma nel contempo anche discretamente<br />

danarose.<br />

Da chi avesse appreso quelle fiabe che raccontava ai bambini non è dato<br />

conoscere, ma siccome era un improvvisatore, nei fastosi banchetti<br />

<strong>del</strong>le favole che si tenevano nelle Corti medievali, nel piatto <strong>del</strong> Re non<br />

mancava mai una pietanza che a lui piaceva immensamente: “<strong>La</strong> pastina<br />

in brodo!”. Naturalmente le famiglie alla fine <strong>del</strong>la fiaba, non gliela facevano<br />

mai mancare. Stupisce a volte che un ometto di tanta modestia fosse<br />

capace, quando veniva contraddetto, di esplodere in reazioni di ira incontrollata,<br />

prova ne è che l’altro suo nomignolo era “Giuan la Füria”.<br />

Nel 1938 Giovanni Ambra e la sorella si ammalarono entrambi gravemente,<br />

e nel breve volgere di una settimana decedettero.<br />

In una busta trovata tra le loro cose era contenuta la somma di 70.000<br />

Lire, probabilmente i risparmi di una vita. Con quella somma fu allestito<br />

il primo Asilo Infantile mai esistito a Santa Maria <strong>del</strong>la <strong>Versa</strong>. I fratelli Ambra<br />

devono perciò essere considerati dei benefattori <strong>del</strong>la popolazione.<br />

Gerolamo Ferrari<br />

Mi è stato raccontato di un certo Gerolamo Ferrari che, attorno agli anni<br />

venti, viveva con la moglie “Gilina” nella vecchia casa parrocchiale, due<br />

stanzette poste sotto la sacrestia <strong>del</strong>la Chiesa di Santa Maria Della <strong>Versa</strong>.<br />

Per arrotondare il magro stipendio di porta-telegrammi, Gerolamo<br />

pensò di trasformare la sua cucina in locale pubblico.<br />

D’inverno, la moglie metteva sul fuoco una grossa pentola in cui faceva<br />

cuocere castagne secche; ne uscivano i famosi “buioc”, che erano serviti in<br />

tavola in tanti bianchi sco<strong>del</strong>lini. Pare che si sia fatto in poco tempo una<br />

assidua e affezionata clientela, che frequentava volentieri il “Bar di buioc”<br />

anche per l’eccezionale pulizia che contraddistingueva Nonna Gilina.<br />

L’Orologiaio (L’arlugiar)<br />

Nel ventaglio di situazioni, macchiette e tipi umani ora completamente<br />

estinti, rivedo “L’arlugiar”, ovvero l’inventore <strong>del</strong>la bicicletta con sedile<br />

e appoggia-schiena, con pedalata al contrario, che accolto con fischi<br />

di scherno alle sue uscite, diceva con filosofica emilianità «Cuion, lor i soflan,<br />

ma mè stag comad!»<br />

<strong>La</strong> <strong>Madona</strong> <strong>dla</strong> <strong>Versa</strong> 145

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