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Gli istituti femminili di educazione e di istruzione - Direzione ...

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I. EDUCANDATI, CONSERVATORI, ISTITUTI DI BENEFICENZA FEMMINILI: IL DIFFICILE<br />

COMPITO DEL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE<br />

Tra chiusi e privati “recinti” e nuova <strong>di</strong>mensione della realtà statuale<br />

Non si può certo <strong>di</strong>re che, nel primo quarantennio postunitario, gli organi <strong>di</strong><br />

governo della scuola siano stati solleciti nello stimolare e promuovere la crescita<br />

<strong>di</strong> un’<strong>istruzione</strong> femminile secondaria e superiore “parallela” o tanto meno pari –<br />

come siamo da tempo assuefatti a pensarla – a quella riservata agli uomini; qualcosa<br />

che in realtà gli stessi intellettuali favorevoli allo sviluppo della cultura delle<br />

donne, e attenti alle esperienze realizzate all’estero, stentarono a intravedere e a<br />

definire con la lungimiranza <strong>di</strong>mostrata in altri campi <strong>di</strong> interesse. In Italia le<br />

idee più avanzate del credo laico e liberal-moderato su natura, cultura e ruoli<br />

<strong>femminili</strong>, aggre<strong>di</strong>te peraltro da clericali, moderati, conservatori e reazionari,<br />

assunsero anzi sul piano legislativo forme e valenze tanto deboli da non riuscire<br />

a produrre – a <strong>di</strong>fferenza, ad esempio, <strong>di</strong> quanto avvenne in Francia – risultati<br />

incisivi 1 . Sintomatica appare la totale mancanza <strong>di</strong> progettualità sull’<strong>istruzione</strong><br />

secondaria femminile già più volte rilevata nella legge 13 novembre 1859<br />

(Casati) 2 . Inchieste e <strong>di</strong>battiti parlamentari – compresa la stessa inchiesta del<br />

1872-75 legata al nome del ministro Scialoja, che pure promuoveva ufficialmente<br />

1 Sulla storia – esemplare in tal senso – delle origini e dello sviluppo degli Istituti superiori<br />

<strong>di</strong> magistero femminile <strong>di</strong> Roma e <strong>di</strong> Firenze cfr. G. DI BELLO, L’Istituto Superiore <strong>di</strong> Magistero<br />

Femminile nell’Ottocento, in Documenti e ricerche per la storia del Magistero, a cura <strong>di</strong> G. DI<br />

BELLO -A. MANNUCCI - A. SANTONI RUGIU, Firenze, Manzuoli, 1980, pp. 23-75. Per la vicenda delle<br />

cosiddette scuole superiori <strong>femminili</strong> si veda più avanti. Per un parallelo tra Italia e Francia e<br />

alcune interessanti riflessioni su quelli che si possono a ragione definire i vantaggi dell’arretratezza<br />

italiana – nel nostro paese non si giunse mai, come in Francia, alla creazione <strong>di</strong> licei <strong>femminili</strong><br />

con programmi <strong>di</strong>versi da quelli adottati nei licei maschili – cfr. M. RAICICH, Liceo, università,<br />

professioni: un percorso <strong>di</strong>fficile, in L’<strong>educazione</strong> delle donne. Scuole e modelli <strong>di</strong> vita<br />

femminile nell’Italia dell’Ottocento, a cura <strong>di</strong> S. SOLDANI, Milano, Angeli, 1989, pp. 147-181, e in<br />

particolare pp. 162-164. Sulla storia dell’<strong>istruzione</strong> femminile in Francia e la legge Camille Sée<br />

per la creazione dei licei <strong>femminili</strong>, cfr. F. MAYEUR, L’enseignement secondaire des jeunes filles<br />

sous la Troisième République, Paris, Presses de la Fondation nationale des sciences politiques,<br />

1977; ID., L’éducation des filles en France au XIX e siècle, Paris, Hachette, 1979.<br />

2 La legge Casati, nell’or<strong>di</strong>namento della scuola elementare, riconosceva il principio della<br />

parità dei sessi, mentre, al <strong>di</strong> là dell’<strong>istruzione</strong> elementare, prefigurava per le donne solo la via<br />

della scuola normale, a fini professionali, con un approccio alla questione dell’<strong>istruzione</strong> femminile<br />

<strong>di</strong> cui sono evidenti al tempo stesso aperture e limiti; cfr. E. DE FORT, La scuola elementare<br />

dall’Unità alla caduta del fascismo, Bologna, il Mulino, 1996, p. 56 e seguenti.

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