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Gli istituti femminili di educazione e di istruzione - Direzione ...

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Introduzione 27<br />

debolezza <strong>di</strong> queste posizioni, e per l’in<strong>di</strong>fferenza al valore autonomo dell’identità<br />

e della cultura <strong>femminili</strong>, la questione della laicizzazione <strong>di</strong> educandati e conservatori<br />

acquistò visibilità soprattutto a livello locale <strong>di</strong>ventando occasione <strong>di</strong><br />

turbolenti scontri politici sul controllo degli <strong>istituti</strong>, ma solo saltuariamente giunse<br />

a <strong>di</strong>venire argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>battiti <strong>di</strong> rilievo nazionale.<br />

È vero però che, se sul versante dell’universo femminile uno dei tratti fondamentali<br />

della «transizione alla contemporaneità» fu «l’infittirsi dei suoi rapporti –<br />

<strong>di</strong>retti e me<strong>di</strong>ati, volontari e involontari – con lo Stato, con le sue strutture e i suoi<br />

poteri, con le sue norme e la sua autorità, con le sue iniziative e le sue classi <strong>di</strong>rigenti»<br />

1 , per tutte le categorie <strong>di</strong> <strong>istituti</strong>, ma specialmente nel caso <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong>retti<br />

da religiose, l’azione del ministero, introducendo elementi <strong>di</strong>ssonanti col carattere<br />

strettamente privato <strong>di</strong> spazi e modalità formative tra<strong>di</strong>zionali dell’<strong>educazione</strong><br />

femminile, tendeva ad accorciare la <strong>di</strong>stanza da una <strong>di</strong>mensione pubblica dell’educare<br />

e dell’istruire e a contrastare, non soltanto le posizioni dell’agguerrito ed<br />

ampio schieramento clericale, ma anche quelle <strong>di</strong> varie aree dell’opinione pubblica<br />

laica, orientate a mantenere la formazione delle donne nel suo ambito privilegiato,<br />

cioè entro la sfera del privato, in base al principio della loro “naturale” e<br />

completa estraneità alla sfera esterna alla casa e alla famiglia. Non poca rispondenza<br />

trovava, nelle prassi consolidate dall’uso e dalla tra<strong>di</strong>zione, la linea estremizzata<br />

dalla «Civiltà Cattolica», secondo la quale lo Stato non poteva vantare<br />

alcun <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ingerenza sulla sfera che circoscriveva l’esistenza femminile, non<br />

essendo le donne destinate alla vita pubblica 2 . Così, se la battaglia dell’intransi-<br />

1877 che l’aboliva implicitamente, l’<strong>istruzione</strong> religiosa, con una mo<strong>di</strong>fica del regolamento<br />

dell’istituto approvato nel 1878 dalla Deputazione provinciale, era stata sostituita dall’insegnamento<br />

delle «prime nozioni dei doveri dell’uomo e del citta<strong>di</strong>no», ovvero da «lezioni <strong>di</strong> morale».<br />

La Moran<strong>di</strong>, nel suo rapporto al ministro del 1° maggio 1883, aveva rilevato la gravità <strong>di</strong><br />

quell’assenza, giu<strong>di</strong>cando l’insegnamento religioso «doppiamente» in<strong>di</strong>spensabile a rafforzare<br />

il «sentimento morale» per «le povere figlie del popolo»; cfr. ACS, MPI, Div. scuole primarie e<br />

normali, 1860-1896, b. 208, fasc. «Tit. 27. Cremona. 12». Sulla tendenza <strong>di</strong> alcuni comuni ad<br />

abolire l’insegnamento religioso nelle scuole elementari, manifestatasi verso la fine degli anni<br />

Sessanta in città delle province settentrionali dell’ex Stato pontificio, ed estesasi poi ad altri<br />

centri, tra i quali, appunto, Cremona, cfr. G. VERUCCI, L’Italia laica prima e dopo l’Unità,<br />

Roma-Bari, Laterza, 1981, pp. 145-146; G. BONETTA, Scuola e socializzazione fra ‘800 e ‘900,<br />

Milano, Angeli, 1989, pp. 133-135; C. BETTI, La religione a scuola tra obbligo e facoltatività<br />

(1859-1923), Firenze, Manzuoli, 1989, pp. 19-23 e passim; S. PIVATO, Pane e grammatica.<br />

L’<strong>istruzione</strong> elementare in Romagna alla fine dell’800, Milano, Angeli, 1983, pp. 83-84.<br />

1 Come è stato giustamente rilevato da Simonetta Soldani in Lo Stato e il lavoro delle<br />

donne... cit., p. 23.<br />

2 Secondo la rivista dei gesuiti lo Stato avrebbe dovuto limitarsi a favorire «gli educatorii<br />

che più sono in voga», notoriamente in larga maggioranza <strong>di</strong>retti da religiose, come afferma<br />

Giovanni Giuseppe Franco, per la <strong>di</strong>rezione della rivista, nella sua risposta ai quesiti dell’inchiesta<br />

Scialoja, datata 6 marzo 1873, in ACS, MPI, Div. scuole me<strong>di</strong>e, 1860-1896, b. 9, fasc. 68,

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