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MONTAGNA NOSTRA - Torrio

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10<br />

ontagna<br />

Nostra<br />

Ero piccola, frequentavo la scuola elementare,<br />

quando il missionario Don<br />

Curbis passava nelle famiglie per radicare<br />

nella quotidianità della vita familiare<br />

i messaggi evangelici precedentemente<br />

illustrati con passione negli incontri in<br />

chiesa o in canonica. Incontri programmati<br />

separatamente per i bambini, per i<br />

giovani, per le donne e per gli uomini ai<br />

quali era riservata la serata in canonica<br />

che si concludeva con una partita a carte<br />

e con una bicchierata insieme al parroco<br />

Don Domenico Bocciarelli.<br />

Tutti i parrocchiani: quelli che frequentavano<br />

abitualmente la chiesa, quelli<br />

che varcavano la porta della chiesa per<br />

la messa di Natale, la confessione a Pasqua<br />

e la partecipazione ai funerali, ma<br />

anche gli assenti abituali partecipavano<br />

agli incontri. Una presenza sentita come<br />

testimonianza, se non di fede, almeno<br />

di rispetto per quei sacerdoti che facevano<br />

loro il dono di incontrarli nel loro<br />

ambiente di vita, che ascoltavano i loro<br />

problemi, che li avvicinavano con l'amore<br />

cristiano che non è quello della commiserazione,<br />

ma dell'ascolto, della condivisione,<br />

della pari dignità.<br />

Missionari che hanno giocato con i bambini<br />

al pascolo dimostrando la presenza<br />

del Signore in qualsiasi condizione di<br />

vita, riscattando il senso di emarginazione<br />

in una preghiera comune che annullava<br />

le differenze e lasciava il "segno"<br />

della fratellanza.<br />

Hanno condiviso la cultura religiosa del<br />

paese espressa nelle processioni "comandate"<br />

al parroco per intercessione o<br />

per ringraziamento, ma hanno conosciuto<br />

anche quelle forme di superstizione<br />

che al segno di Croce, durante la tempesta<br />

che distruggeva i raccolti, univano<br />

l'esposizione sul ballatoio del ramo d'ulivo<br />

benedetto accanto alla paletta e alle<br />

molli della stufa disposte e croce.<br />

Hanno benedetto le case, ma anche le<br />

stalle, hanno benedetto i campi seguendo<br />

l'ordine dei punti cardinali col canto<br />

delle litanie dei santi come avveniva abitualmente<br />

durante le rogazioni.<br />

Hanno visitato tutte le famiglie dove si<br />

sono fermati a pranzo dietro invito o in<br />

una merenda più amichevole con pane,<br />

formaggio e un bicchiere di vino.<br />

Hanno predicato, hanno confessato, ma<br />

soprattutto hanno ascoltato, hanno condiviso,<br />

hanno fatto emergere la capacità<br />

di sentire la presenza del Signore nella<br />

vita quotidiana.<br />

Sono entrati nelle osterie ed hanno saputo<br />

controllare il disappunto immediato<br />

per gli intercalari che nella forma apparivano<br />

come bestemmie. Poi hanno ripreso<br />

l'argomento negli incontri serali per<br />

dimostrare che anche l'intercalare può<br />

diventare blasfemo se rivolto al Signore<br />

come sfida. Le mogli hanno successivamente<br />

confidato al parroco che i mariti<br />

si impegnavano per non usare intercalari<br />

nei quali ricorreva il nome di Dio e della<br />

Madonna. Piccoli e grandi cambiamenti<br />

espressioni di conversioni che realizzano<br />

in ogni tempo il fine della missione.<br />

Ad animare l'attuale missione popolare<br />

diocesana è proprio il cambiamento che<br />

porta a conversione intesa come impegno<br />

a non accontentarsi di un cristianesimo<br />

limitato a pratiche esterne senza la<br />

passione del cuore, senza la convinzione<br />

che la pratica del Vangelo non termina<br />

all'interno delle chiese, ma deve regolare<br />

tuttte le scelte di vita.<br />

Per questo ancora oggi è necessario vivere<br />

la missione come occasione di in-

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