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Villaggio della Speranza - Gruppo Missionario Muratello

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Ed io che non volevo partire… ero nel pieno di una grande<br />

depressione, quando Ilario (mio marito) cercava di convincermi a<br />

partire con il <strong>Gruppo</strong>. Continuava a dirmi che andare in Tanzania<br />

avrebbe potuto solo farmi del bene. Come ha avuto ragione! Avevo<br />

bisogno di un qualche cosa che mi desse nuovo interesse per la<br />

vita. Ero arrivata al punto di non uscire di casa, di non fare la<br />

spesa, di non occuparmi <strong>della</strong> casa e <strong>della</strong> stessa mia famiglia;<br />

naturalmente lasciare il lavoro per me è stata un’ esperienza molto<br />

dolorosa.<br />

Stavo preparando la valigia e mi chiedevo: in queste mie<br />

condizioni cosa andrò a dare a quella gente che ha bisogno di<br />

tutto?… Ebbene è stata la gente del “<strong>Villaggio</strong> <strong>della</strong> <strong>Speranza</strong>” a<br />

ridarmi un po’ di serenità: tutti quei bambini bisognosi non solo di<br />

cose materiali, ma di tanto amore, quegli occhioni che chiedono<br />

solo un sorriso, una caramella.<br />

Certo, guardare questi bimbi, tutti orfani e sieropositivi, non fa altro<br />

che scuotermi.<br />

Il lavoro dei nostri volontari è stato veramente importante: costruire<br />

il reparto maternità per accogliere le mamme malate di AIDS e<br />

intervenire sul nascituro in modo istantaneo per salvargli la vita è<br />

cosa molto importante. Questo centro è portato avanti da suor<br />

Rosaria e don Vincenzo, due consacrati che hanno una forza e<br />

una volontà di vivere per gli altri da fare invidia; non si fermano<br />

davanti a nessuna difficoltà. Tutto questo fa riflettere…ma noi, che<br />

vita conduciamo?<br />

Desideriamo avere un’ automobile invece che un’altra, fare viaggi,<br />

inseguire divertimenti… cosa fare il prossimo fine settimana, dove<br />

andare a trascorrere il prossimo ponte feriale… le vacanze…<br />

Ebbene in Tanzania tutto questo non esiste, esiste solo miseria,<br />

povertà, famiglie intere che vivono senza acqua, senza energia<br />

elettrica in capanne ricoperte di sterco (per proteggersi dagli<br />

animali) che dormono per terra e, che soprattutto, sono spesso<br />

senza cibo…<br />

Sono mamme a papà che possono solo offrire ai loro cari un po’ di<br />

polenta quando c’è, e un po’ di riso o qualche fagiolo… Questo<br />

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