Prefazione - i 2 Colli

Notturno a Grezzano Carmelo Consoli
Firenze
Era qua che cercavamo il quadrifoglio
“fortuna a chi lo trova” era il grido, la sfida.
L‘ultima casa sul sentiero saliva alla foresta,
al canto dei lupi innamorati, a un passo dalla luna.
E qui rallentava il fiume per farsi accarezzare
e iniziava il gioco delle rane, il ballo delle libellule,
quel poco che bastava a incantarci
chiusi nell’attesa della vita.
Troppo dolce quello sciame di stelle
che andava a perdersi chissà dove oltre i monti.
Grezzano era tre case, un mare di papaveri,
girasoli, calabroni dorati, stretta,
lontana borgata di sogni, silenzi solari,
sconosciuta e distante dal cuore degli affanni
quasi presagio imminente di una piccola morte di cieli,
infanzie, cose respirate in un lampo di cometa.
Era qua che cercavamo il quadrifoglio,
la nostra piccola fortuna, la farfalla maculata,
la lavanda nei cespugli, le carezze, i baci
nel segreto del granturco, delle cicale.
Grezzano di lune piene, faggi di vento
era tempo di incanti, magie notturne,
quel non sapere allora come fosse tra i campi
già il passato, il breve istante lasciato
alla fonte cristallina dei monti,
delle acque, della giovinezza.
Era ignorare che qua un giorno
saremmo ritornati per morire davvero
di sogni svaniti nel macero degli anni,
dolcemente addormentati al canto dei lupi innamorati,
come allora stupefatti a contare e ricontare le stelle
dal ciglio di un fossato e smarriti seguirle,
vederle brillare all’infinito chissà dove oltre i monti.
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