Prefazione - i 2 Colli

L’ultima spiga Giampaolo Merciai
San Marcello P/se (PT)
Immagina il dolore,
germogliato in un campo di grano,
reso forte da un inverno gelido
e da gelide ore incatenate alla verità.
E immagina l‘ultimo spazio dove precipita la notte,
dove pietre, agli angoli delle strade,
raccontano storie di ubriachi traditi dalla vita,
dove vivere in una piantagione di tè
non è come berlo seduto in un bar,
dove la graticola dei sentimenti
giaciglia in scarpe umide di vecchiezza.
È come vivere e poi morire, a volte,
l’immergersi nel gomitolo impietoso del passato
specchio insolente, custode senza vergogna
primavere di ricordi a soffocare.
Domani sarà un altro giorno
in cui il tempo si dilaterà e sembrerà non trascorrere.
Guardo l’ora. Nel buio
il silenzio culla l’emozione
e sbattono tutte le finestre, nell’attesa,
È promessa alla terra la mia vita, ma... non ancora.
Un‘altra notte seduto qui,
le tue ali fra le mani,
inseguito dal vagare incerto dei pensieri.
Nella vecchia casa il bianco del cigno il corvo brama,
il tormento conta i passi nel sentiero
e, lentamente, si consuma nell’assenza la mia pena.
Era dolce sederti accanto
dove l’ombra del cipresso colloca il suo peso;
sai, non ho disfatto il nodo ma ho riposto il respiro nella seta,
altri inverni si stamperanno sui giornali
e io lascerò che sia il tempo,
che attraversa il sole e scioglie la neve,
a dire quando, per l’ultima spiga, sarà il momento di cadere.
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