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del popolo<br />

martedì, 7 maggio 2013 6 palcoscenico<br />

la Voce<br />

RECENSIONE<br />

di Emanuela Masseria<br />

SINCERAMENTE<br />

BUGIARDI<br />

Erano gli anni ‘60 di una disinvolta<br />

Inghilterra, sulle soglie di un<br />

cambiamento epocale, quelli di<br />

“Relatively speaking” di Alan Ayckbourn,<br />

ed oggi sono gli anni 10’ di una confusa<br />

Italia, quelli di “Sinceramente bugiardi” di<br />

Piergiorgio Piccoli. Il che si può accordare<br />

perfettamente, visto che ormai i costumi<br />

potrebbero essere ampiamente parificati<br />

in entrambe le nazioni. Sul palco del<br />

Kulturni dom di Gorizia è andata in<br />

scena una versione moderna e ancora<br />

attuale di una tipica e famosa commedia<br />

degli equivoci, incentrata su tradimenti,<br />

bugie e finti conformismi che diventano<br />

luogo ideale dove seppellire varie virtù.<br />

Lo spettacolo è un classico del teatro<br />

contemporaneo, opera di uno dei migliori<br />

autori nel suo genere, Alan Ayckbourn,<br />

drammaturgo contemporaneo inglese.<br />

Per questa nuova versione ha lavorato<br />

la compagnia NAUTILUS di Vicenza. I<br />

protagonisti sono i componenti di due<br />

coppie – una matura e disincantata,<br />

l’altra giovane e acerba – le cui vicende<br />

si intersecano in un frizzante crescendo<br />

di esili bugie, involontarie verità,<br />

malintesi, scappatelle e colpi di scena,<br />

sempre contenuti nei limiti di una satira<br />

che non diviene mai caricaturale. A fare<br />

la differenza è la declinazione inglese<br />

dell’essere in bilico tra rigidità borghese<br />

e ammissione plateale del vizio, tra<br />

distacco ironico e accessi di follia, pur di<br />

riportare i vari intrecci ad un ipotetico<br />

equilibrio. Emergerà alla fine il quadro<br />

contraddittorio di una borghesia che in<br />

privato si accontenta, che sceglie il male<br />

minore, sia agli inizi che nel proseguire<br />

della vita di coppia, quasi sempre piena<br />

di compromessi e funzionante solo<br />

attraverso particolari stratagemmi.<br />

Buona la sinergia degli attori in scena,<br />

che tuttavia riescono meglio nella parte<br />

comica in alcuni casi, a volte meno<br />

nella parti dove è richiesta una verve<br />

tagliente e introspettiva. Nel complesso,<br />

alcuni picchi sono innegabili, a partire<br />

dell’esordire sulle scene di Ginny<br />

(Daniela Padovan), vestito giallo e<br />

capello biondo liscio, giovane ma già<br />

professionista nell’elaborazione di tresche.<br />

L’ambientazione è allegra, carica di quella<br />

energia colorata degli anni ‘60, tra forme<br />

geometriche e nuance acide e plastificate.<br />

L’aspirante marito di Ginny, Greg (Daniele<br />

Berardi) è un tipo geloso, non troppo<br />

avvenente, insicuro e sulle tracce di<br />

una misteriosa presenza maschile che<br />

proprio non gli torna. D’altronde, Ginny<br />

fin dal primo incontro aveva capito che<br />

Greg non era esattamente un Adone,<br />

ma, carica di disincanto, si era lasciata<br />

sedurre da questo giovane un po’ goffo<br />

e dalle doti mediocri. In apertura i due<br />

giovani discutono animatamente nel<br />

loro salotto. Lei si sta preparando ad<br />

un weekend fuori casa, cercando di<br />

ignorare le lamentele del compagno. La<br />

scusa ufficiale è che Ginny deve andare<br />

a trovare i suoi, poco lontano da Londra,<br />

ma è chiaro fin da subito che vuole<br />

tenere lontano Greg da questo progetto,<br />

nonostante siano prossimi al matrimonio<br />

(dopo tre settimane di relazione) e non ci<br />

sia stata nessuna presentazione ufficiale<br />

con i genitori di lei. Qui si insedia un<br />

piccola dramma, che alla fine chiuderà<br />

anche lo spettacolo, attraverso l’entrata<br />

in scena di un paio di ciabatte di origine<br />

sconosciuta. Queste vengono trovate<br />

sotto il letto da Greg, che proprio non<br />

si motiva queste calzature numero 44,<br />

visto che lui porta il 40. Facendo le<br />

valigie e tergiversando annoiata, Ginny<br />

non darà una vera e propria spiegazione.<br />

Quel che è peggio è che nel mentre<br />

suona per l’ennesima volta il telefono.<br />

La risposta di Ginny non convince per<br />

niente Greg, che trova che la fidanzata<br />

risponde sempre con strani monosillabi<br />

alle numerose telefonate di quel periodo.<br />

La tensione va poi in crescendo quando<br />

salta fuori un bigliettino con un indirizzo:<br />

“Villa dei Salici - Pendon di Sotto -<br />

Buckinghamshire”. Ginny si affretta<br />

ad attribuire l’appunto all’imminente<br />

visita alla casa dei propri genitori, pur<br />

mangiandosi di nascosto poco dopo il<br />

foglietto incriminato. La faccenda inizierà<br />

a complicarsi molto di più alla partenza<br />

di Ginny.<br />

Lo scenario intanto cambia, siamo in<br />

un esterno giorno tipicamente inglese,<br />

dove spunta la coppia agèe formata<br />

da Sheila (Gigliola Zoroni) e Philip<br />

(Carlo Properzi Curti). La relazione<br />

matrimoniale, disincantata e vissuta,<br />

tra due dei protagonisti, costituisce il<br />

contraltare di quella che unisce gli altri<br />

due personaggi, Greg e Ginny, giovani<br />

fidanzati alle prese con le scaramucce di<br />

un rapporto ancora acerbo. Hanno però<br />

una cosa in comune: anche Philip è geloso<br />

della moglie e delle numerose lettere che<br />

riceve “anche al sabato e alla domenica”.<br />

Ma ormai gli anni sono passati, e nei<br />

momenti di tensione Philip ricorre all’orto<br />

e alla ricerca del suo annaffiatoio, più<br />

interessato a far dire alla moglie la verità<br />

per puntiglio che per reale passionalità.<br />

In questo Sheila è determinante, con<br />

quella sua aria fredda e insieme svagata,<br />

un gran punto forte dello spettacolo<br />

insieme allo stesso Philip, che è comunque<br />

un’ottima spalla per tutti i personaggi<br />

“sinceramente bugiardi”per l’occasione.<br />

Il suo ruolo è determinante anche perché<br />

pian piano si scopre che lui in realtà è<br />

l’amante di Ginny, ignaro di quel che sta<br />

RECENSIONE<br />

fIONA<br />

Trieste. Politeama Rossetti. Sala<br />

Bartoli. Sulla scena c’è Sandro,<br />

un uomo che ha realizzato<br />

un reality show di grande successo.<br />

Lo spettacolo televisivo porta i suoi<br />

partecipanti a gesti estremi; tra questi<br />

sesso tra la belloccia del programma<br />

e un paraplegico in sedia a rotelle.<br />

Sandro è sposato con Lena, che conosce<br />

sin dai tempi dell’università. Lei<br />

insegna Storia Bizantina, è una donna<br />

tosta, impegnata. I due hanno adottato<br />

una bimba, Fiona, scoprendo poi che<br />

è autistica. Disagio e disperazione<br />

provocano in Sandro una lacerazione<br />

così grande da farlo diventare un pazzo<br />

criminale: confezionare una bomba<br />

leggendo le istruzioni da un manuale<br />

tratto da Internet, tanto è così che<br />

tutti i terroristi del mondo lavorano,<br />

metterla in un panciotto della bambina,<br />

posizionarla poi in un supermercato<br />

e attendere che esploda da qualche<br />

parte, come accadde veramente<br />

con l’Unabomber di qualche anno<br />

fa, che per un lungo periodo sparse<br />

devastazioni in una certa area del<br />

Nordest. Di quest’ultima scena scorrono<br />

le immagini su un video e il regista<br />

lascia allo spettatore di intendere se la<br />

bomba verrà veramente lasciata lì, se lo<br />

scoppio avverrà, se è tutta una finzione<br />

COMMEDIA DEGlI EqUIvOCI, UN ClASSICO DEl TEATRO<br />

CONTEMPORANEO, PER METTERE A NUDO TRADIMENTI,<br />

BUGIE E fINTI CONfORMISMI: COSTUMI AMPlIAMENTE<br />

PARIfICATI IN TUTTE lE GEOGRAfIE<br />

per succedere. Mentre è tranquillo nel suo<br />

orto, si presenta sulla porta di casa Greg<br />

e trova Sheila, che con grande cortesia<br />

lo fa entrare, pur non sapendo chi sia in<br />

realtà. Greg si presenta a Villa dei salici<br />

pensando di fare una gradita sorpresa<br />

a Ginny. Scambiandolo per un amico di<br />

Philip, fa le dovute presentazioni al marito<br />

e poi li lascia soli per andare a preparare<br />

il pranzo. A quel punto Greg penserà di<br />

fare una proposta di matrimonio ufficiale<br />

a quello che pensa sia il padre di Ginny, il<br />

quale, del tutto all’oscuro della situazione,<br />

crede che il giovane sia l’amante segreto<br />

della moglie. Con grande contegno,<br />

Philip spiegherà di non aver niente in<br />

contrario a cedere la moglie per una<br />

convivenza, ma mette in chiaro che un<br />

matrimonio è fuori discussione, anche<br />

per via delle ristrettezza economiche<br />

di Rossana Poletti<br />

mentale o se nel teatro è realtà.<br />

Voi penserete che questa storia<br />

così drammatica, così condensata<br />

di tante disastrose situazioni<br />

attuali, che Mauro Covacich ha ben<br />

descritto nel suo romanzo edito da<br />

Einaudi, sia chiaramente visibile e<br />

comprensibile nello spettacolo allestito<br />

in sala Bartoli, produzione del Teatro<br />

Stabile del Friuli Venezia Giulia<br />

per la regia di Andrea Liberovici.<br />

Non è così. Ci si mettono quaranta<br />

minuti per comprendere almeno in<br />

parte la storia che Orlando Cinque<br />

cerca faticosamente di raccontare.<br />

Infatti Cinque è il protagonista<br />

Sandro, che racconta di sé, del suo<br />

programma, della sua famiglia, di<br />

Fiona: spezzoni di libro, pezzi di<br />

narrazione, incastonati da apparizioni<br />

della moglie, interpretata da Irene<br />

Serine, che compare in riquadri sulle<br />

pareti laterali, che si illuminano e<br />

permettono di vedere le figure in<br />

trasparenza. Altre volte si odono voci e<br />

dialoghi: la belloccia che viene istigata<br />

a fare sesso col ragazzo infermo. “Dai<br />

sarà la tua fortuna per un bel pezzo,<br />

potrai fare altre cose ben pagate,<br />

avrai visibilità e ti chiameranno per<br />

spettacoli più importanti, sarà il tuo<br />

trampolino di lancio” e altre cose così.<br />

Altri colleghi di Sandro discutono<br />

sull’opportunità di mandare in video<br />

sempre la stessa scena estrema: chi<br />

dissente, chi conferma l’importanza,<br />

la validità, chi semplicemente predice<br />

il successo dell’operazione. E ancora<br />

appare anche lei in trasparenza: la<br />

belloccia, la giovane attrice Caterina<br />

Luciani, con i suoi bei seni e le sue<br />

di Greg. Ma se questo primo equivoco<br />

lentamente si dipana, irrompe poi nel<br />

terzetto Ginny, intenzionata a svelare a<br />

Sheila la sua relazione con Philip. Si può<br />

solo immaginare la sua reazione quando<br />

invece si troverà di fronte Greg. Tra<br />

battute e situazioni paradossali, Philip<br />

riuscirà a fingersi il padre di lei, mentre<br />

gli altri due si trovano via via in una serie<br />

di dialoghi sempre più assurdi e al limite<br />

della ragionevolezza. Lo spettacolo si<br />

chiude con Sheila e Philip che rimangono<br />

soli con la valigia dimenticata di Ginny.<br />

Aprendola si rovesceranno a terra un<br />

gran numero di ciabatte, come ultimo<br />

indizio rivelatorio sulla natura della<br />

proprietaria e di come andranno a finire<br />

certe relazioni. Divertente insomma, ma<br />

probabilmente solo per gli attori, i registi<br />

e gli spettatori.<br />

fattezze, che mostrerà anche davanti<br />

alla scena, ben visibile non mediata<br />

da scure trasparenze delle quinte.<br />

D’altronde si suppone abbia fatto sesso<br />

con un paraplegico, cosa volete che<br />

sia un po’ di nudo qua e là, è la logica<br />

dell’oggi, della donna che si fa strada<br />

vendendo un po’ così e un po’ colì il<br />

proprio corpo.<br />

Andrea Liberovici si sarà<br />

probabilmente innamorato dell’idea di<br />

biomeccanica teatrale di Mejerchol’d,<br />

dell’attore marionetta che agisce<br />

rigorosamente sotto “dettatura”,<br />

svuotato di ogni personale sensibilità<br />

e interpretazione, dedito solo alla<br />

riproduzione della volontà di chi<br />

dirige. Assistiamo così ad uno<br />

spettacolo frantumato, per troppo<br />

tempo incomprensibile, che ingenera<br />

fastidio. Innegabile che potesse essere<br />

proprio questa la volontà di Liberovici,<br />

infastidire per meglio far sentire il<br />

“fastidio”, scusate il bisticcio di parole,<br />

del vivere d’oggi, la pesantezza di un<br />

mondo troppo complesso che, sotto le<br />

apparenze di successo e rispettabilità,<br />

nasconde disagio e devianza. Chissà!<br />

Le scene sono di Irene Novello, un<br />

tavolo abbastanza sfasciato, una luce<br />

sovrastante, un pentolino d’alluminio<br />

sul quale cade una goccia d’acqua, una<br />

tortura cinese. Gli arnesi del mestiere<br />

del terrorista. Tutto attorno nero e buio:<br />

le luci sono di Paolo Giovannazzi e il<br />

suono di Carlo Turretta, ogni tanto un<br />

aereo ci sorvola, col rombo assordante<br />

dei caccia americani che stazionano alla<br />

base di Aviano, un rumore assordante<br />

che ti entra dentro e ti squarcia<br />

orecchie e petto.

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