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Quaderni tematici COVIP

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in quanto delegati dai lavoratori iscritti, si è rilevata la presenza di alcuni tratti che<br />

accomunano le esperienze analizzate, dai quali emerge la chiara tendenza degli esponenti dei<br />

fondi ad una gestione attiva del problema mediante, generalmente, l’attivazione di apposite<br />

procedure che, in funzione di controllo, prima, e di sollecito, poi, contribuiscono a contenere il<br />

fenomeno nell’alveo di limiti fisiologici. A riprova di quanto sopra, si cita,<br />

esemplificativamente, l’esperienza di uno dei fondi analizzati che, anche in forza di un’intensa<br />

attività di sollecito del rispetto delle scadenze contributive messa in atto nei confronti delle<br />

aziende nel corso dell’ultimo biennio, ha ridotto la durata media dei ritardi contributivi da 35<br />

(anno 2000) a 2 giorni (anno 2001).<br />

La valutazione positiva che accompagna tale tendenza, ancorché disomogenea e<br />

perfettibile, resta confermata ove si acceda alla tesi predominante, alla stregua della quale non<br />

è configurabile, in capo ai fondi, la titolarità di un diritto di credito nei confronti delle aziende,<br />

né, allo stato, di un potere sostitutivo nei diritti del lavoratore iscritto.<br />

In tale contesto, è utile ricordare che la già citata deliberazione Covip in materia di<br />

bilancio dei fondi pensione statuisce la necessità che i fondi effettuino il monitoraggio del<br />

fenomeno in questione con finalità informative nei confronti degli iscritti e che gli<br />

amministratori, in sede di redazione del bilancio (nella parte relativa alla relazione sulla<br />

gestione), forniscano il loro apprezzamento sull’entità del fenomeno e rappresentino le<br />

24 Questi prevedono, in via generale, che i datori di lavoro effettuino, con tempistica e modalità<br />

predeterminate, i versamenti dei contributi anche per conto dei lavoratori, onde la necessità che le liste<br />

(o distinte) di contribuzione contengano separata evidenza delle quattro tipologie contributive seguenti:<br />

del datore di lavoro (sempre obbligatori), obbligatori del lavoratore (la cui entità deriva dagli accordi),<br />

volontarie del lavoratore (la cui entità è determinata in base ad una libera scelta) e rivenienti dal Tfr.<br />

Tali versamenti affluiscono, mediante bonifici interbancari, presso un conto corrente dedicato, acceso<br />

presso la banca depositaria, distinto da quello deputato ad accogliere le somme di cui alle quote<br />

associative. Parallelamente, i datori trasmettono alla società di servizi amministrativi, mediante<br />

strumenti telematici, le liste di contribuzione, con le specifiche descritte, che il service confronta e<br />

riconcilia con i bonifici (il service, in qualche caso, attinge ai dati relativi ai bonifici effettuati mediante<br />

la procedura di home banking). Ciò che il service non riconcilia dà vita al fenomeno delle irregolarità<br />

contributive, scisso nelle due componenti, ben differenziate anche in termini quantitativi, del semplice<br />

ritardo/disguido e della omissione in senso stretto, irregolarità che, si badi bene, possono anche<br />

semplicemente riguardare l’invio della distinta contributiva e non anche l’effettuazione dei bonifici. I<br />

contributi riconciliati vengono trasformati in quote (c.d. valorizzazione) e accreditati al/ai gestore/i. La<br />

mancata riconciliazione di parte dei contributi attiva, diversamente, la procedura solleciti.<br />

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