L’INTERVISTA Progetto Uomo 18| Quindisieteprontiatrasmetterelavostraesperienza anche ad altri? “Certo,senzaombradidubbio!Anzi,approfitto della nostra rivista Il Cuoco per invitare tutte le associazioni Fic d’Italia a contattarci per eventuali confronti e suggerimenti sul come realizzare iniziative di questo tipo. Noi siamo disponibili a fornire ogni notizia utile che possa agevolare la nascita di progetti simili”. Da semplice docente dei corsi oggi è diventato vice presidente de “La Casa sulla Roccia”. Come è arrivato a questa decisione? “Debbo dire che fin dall’inizio sono rimasto colpito dal progetto de “La Casa sulla Roccia” ma a spingermi sempre più lontano sono state le storie dei ragazzi che incontravo ogni giorno. Con loro è natosubitounrapportochedefinirespecialeèpoco. Lavorare ogni giorno al loro fianco è un’esperienza indimenticabile, che tutti dovrebbero provare almeno una volta. Pian piano li ho visti e li vedo cambiare; con loro costruiamo una seconda e preziosa opportunità per re-inserirsi nella società. All’inizio è per questi ragazzi tutto difficile, soprattutto perché hanno alle spalle storie di dipendenze e situazioni di vita molto complicate. Quando giungi alla fine dell’attività li ritrovi cresciuti, forti di una nuova consapevolezza della vita e pronti a ritornare nella società arricchiti anche di un discreto bagaglio pro- “Progetto Uomo” è il programma riabilitativo proposto da “La Casa sulla Roccia” ai giovani che sono in difficoltà e che scelgono di non fare più uso di sostanze stupefacenti e di cambiare il proprio stile di vita. Si pone la persona al centro di un intervento multidisciplinare accogliendola nella sua fragilità e nel suo disagio. È un progetto rieducativo che invita a riflettere sul comportamento sociale di ogni persona, ad approfondire la conoscenza di sé, a condividere i propri sentimenti con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di favorire l'integrazione positiva e dinamica fra individuo e ambiente. Si realizza nelle tre fasi riabilitative: accoglienza, comunità terapeutica e reinserimento socio - lavorativo in cui quotidianamente l’équipe terapeutica supporta 70 utenti. Anche alle famiglie viene chiesto di seguire un cammino parallelo a quello iniziato dai propri figli. Tossicodipendenti, famiglie, volontari iniziano così una grande avventura che trae forza dallo stare insieme, per vivere e condividere con gli altri, per aiutarsi reciprocamente, con l’obiettivo di riuscire a costruire un “progetto di vita” che abbia un valore per sé e per gli altri.Dal 1985 a oggi presso “La Casa sulla Roccia” sono state accolte oltre 2mila persone dipendenti da sostanze psicotrope e alcol e di questi il 20 per cento ha ultimato il programma con esito positivo. Ogni anno vengono effettuati circa mille colloqui a persone che vivono il problema della tossicodipendenza direttamente o indirettamente, di questi mediamente cento persone intraprendono il programma terapeutico e il 20 per cento lo termina con esito positivo. Oltre alla formazione professionale in campo ristorativo, curata dall’Associazione <strong>Cuochi</strong> Avellinesi, ai giovani viene proposto nella comunità terapeutica “Villa Dora”, un’attività di laboratorio teatrale, condotto dall’associazione di artisti “Il teatro di Gluck”. Alla cittadinanza di Avellino e dei comuni limitrofi vengono proposte delle rappresentazioni teatrali come forma di prevenzione. Quest’anno il laboratorio teatrale ha intrapreso una nuova ambiziosa strada: la creazione di una compagnia stabile “Teatro Assud”, formata da attori emergenti, che hanno concluso o stanno terminando il percorso terapeutico, e attori professionisti del Teatro di Gluck. fessionale. Credetemi tutto questo è gratificante più di tante altre cose”. Tu solo puoi farlo, ma non da solo… È questo il motto che “La Casa sulla Roccia” ha adottato e che ben spiega quanto quotidianamente avviene in questa importante comunità di recupero, punto di riferimento non solo della provinciadiAvellino,madell’interaCampaniaedelcentro-sud.Decine dioperatorisialternanoin ognimomentodellagiornata.Unlavorodiscretoealtamente professionale che oggi è riconosciuto a ogni livello istituzionale e non. In tanti anni la comunità ha saputo costruire, tassello dopo tassello, l’intero meccanismocheoggirendepossibilestrapparetantigiovani dal tunnel delle dipendenze. E come spiegano gli stessi ragazzi, una fetta di merito va anche ai progetti portati avanti in sinergia con l’Associazione <strong>Cuochi</strong> Avellinesi. Sodalizio che ha pubblicato, recentemente, anche un libro “In cucina con gli chef”, ilcuiricavatodivendita,interamente,èdevolutoper le attività della benemerita comunità di recupero. A spiegare il senso di tutto l’impegno profuso ecco qui di seguito la testimonianza diretta dei protagonisti dei corsi professionali di cucina. “C’è stata - spiegano alcuni giovani che hanno concluso l’esperienza della borsa lavoro - un’ottimaformazioneprofessionale.Hoconosciutogente e tra noi si è instaurata da subito un’intesa che poi si è solidificata. I docenti dell’Associazione <strong>Cuochi</strong> Avellinesi ci hanno subito messo a nostro agio pur non avendo noi mai fatto esperienze in una cucina vera. Abbiamo avuto tanto da questa opportunità professionale e abbiamo scoperto la nostra disponibilità a lavori di gruppo. Siamo pian piano cresciuti.Èquesta un’esperienza che ciporteremo sempre nel cuore. Una volta pronti, abbiamo affrontato confiduciaanchelostageaziendale.Certo,eravamo preoccupati, timorosi di quello che poteva succedere. Poi quando siamo andati al ristorante per lavorare abbiamo trovato una realtà che non immaginavamo. Per prima cosa abbiamo dovuto adeguarci al fatto di avere contatti continui con tanta gente. Anche il personale dei ristoranti ha avuto fiducia e rispetto per noi. Non immaginavamo che dietro a un ristorante ci fosse tanta organizzazione. All’iniziofacevamomolta attenzione aquelloche facevamo e dicevamo. Non è stato facile, ma ci siamo impegnati,confortatidalla professionalità acquisita dai docenti che ci hanno formato e da quella che ci trasmettevailpersonaledellastrutturaelaproprietà. Daquestaesperienzaabbiamoappresomoltisegreti del lavoro, nonostante avessimo avuto delle difficoltà per i pregiudizi iniziali. Non è stato facile ma siamoriuscitiametterevolontàemotivazioniintutte le cose che facevamo. Un grande aiuto è venuto anche dal fatto che dove siamo andati ci hanno accolto subito con un sorriso. Oggi il nostro obiettivo è quello di aprirci delle attività ristorative tutte nostre. Un sogno che non è impossibile da raggiungere. Siamo orgogliosi di questo lavoro!”.
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