TESI def.12.pdf - OpenstarTs - Università degli Studi di Trieste
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proporzione variabile dal 30% al 14%, anche se non vi è accordo se siano più <strong>di</strong>ffusi nell’una o<br />
nell’altra localizzazione (Dehaene, 2002).<br />
Manuela Piazza e Véonique Izard (2009) ipotizzano che un sistema <strong>di</strong> tipo “accumulatore”<br />
possa trovare una corrispondenza a livello <strong>di</strong> substrati neurali nella riconosciuta <strong>di</strong>visione del<br />
Solco Intraparietale (IPS – una regione del lobo parietale sicuramente coinvolta nel<br />
processamento delle informazioni numeriche nell’essere umano e nelle scimmie, ve<strong>di</strong> par. 5) in<br />
due regioni, chiamate rispettivamente LIP e VIP. La prima è risultata sensibile alla numerosità<br />
<strong>degli</strong> elementi, rispondendo in maniera monotonica al numero <strong>degli</strong> elementi presenti; la<br />
seconda, invece, comprende gruppi <strong>di</strong> neuroni che presentano specifiche selettività per<br />
determinate numerosità. L’ipotesi avanzata è che l’azione dei neuroni LIP funzioni come un<br />
accumulatore che estrae le informazioni numeriche dallo stimolo sensoriale, informazioni che<br />
poi verrebbero inviate ai neuroni VIP.<br />
Un’ulteriore ipotesi è detta Connectionist Timing Model (Church & Broadbent, 1990) e prevede<br />
l’intervento <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> oscillatori, con perio<strong>di</strong>cità che va da millisecon<strong>di</strong> a centinaia <strong>di</strong><br />
secon<strong>di</strong>, che servono come base per la temporizzazione in quanto ognuno <strong>di</strong> essi inizia a<br />
lavorare all’inizio <strong>di</strong> ogni stimolo. Un vettore combinerebbe poi i risultati <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi oscillatori e<br />
l’informazione temporale così ottenuta verrebbe rappresentata dai vettori stessi in matrici.<br />
26<br />
3.4 Controllo delle variabili<br />
Gli esperimenti che hanno come oggetto l’in<strong>di</strong>viduazione e la definizione delle abilità cognitive<br />
nelle specie animali si trovano <strong>di</strong> fronte ad alcuni ostacoli, tra questi vi è l’impossibilità <strong>di</strong> trarre<br />
conclusioni definitive sulla base dell’assenza <strong>di</strong> una determinata prestazione o <strong>di</strong> un certo<br />
comportamento in un dato contesto sperimentale, laddove invece è la presenza soltanto ad<br />
essere conclusiva in questo senso. La risposta comportamentale è infatti influenzata non solo<br />
dal contesto sperimentale, per cui risulta in<strong>di</strong>spensabile escludere qualsiasi possibile elemento<br />
che possa inficiare il risultato, ma risulta altresì determinata dalla motivazione dell’animale,<br />
poiché è chiaro che specie <strong>di</strong>verse esprimeranno le loro abilità cognitive solo laddove le<br />
circostanze lo renderanno in<strong>di</strong>spensabile, o per lo meno utile, e ciò vale a <strong>di</strong>re in linea con il