TESI def.12.pdf - OpenstarTs - Università degli Studi di Trieste
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coerente con le loro proprietà combinatorie anche in maniera del tutto spontanea, cioè<br />
quando opportunamente addestrati all’attribuzione <strong>di</strong> etichette numeriche ma non alla loro<br />
manipolazione (esempio: sommazione o sottrazione). Irene Pepperberg, ad esempio, riporta in<br />
forma aneddotica un episo<strong>di</strong>o che ha visto come protagonista il suo pappagallo cenerino<br />
(Psittacus erithacus) Alex. Alex era stato addestrato ad etichettare numericamente gli oggetti e<br />
a riportarne la numerosità complessiva, cioè a contare. La stessa cosa stava ora cercando <strong>di</strong><br />
fare con un altro pappagallo, Griffin, e al fine <strong>di</strong> ottenere il raggiungimento dell’addestramento<br />
era richiesta la presenza <strong>di</strong> un altro pappagallo, cioè Alex, coerentemente con la procedura <strong>di</strong><br />
addestramento “per competizione dell’attenzione”. Alex poteva dunque intervenire mentre la<br />
stu<strong>di</strong>osa insegnava a Griffin l’attribuzione dell’etichetta “due” al numero corretto <strong>di</strong> segnali<br />
u<strong>di</strong>tivi (“click-click”). Essendo stata ripetuta la sequenza due volte, Alex intervenne<br />
rispondendo “quattro”, laddove la risposta richiesta era “due”. Quando la sequenza fu ripetuta<br />
tre volte, Alex intervenne <strong>di</strong>cendo “sei”. Con ciò suggerendo che aveva “sommato” il numero<br />
<strong>degli</strong> stimoli u<strong>di</strong>tivi delle <strong>di</strong>verse sequenze. Esperimenti successivi portarono a concludere che<br />
Alex era in grado <strong>di</strong> sommare due quantità <strong>di</strong> oggetti eterogenei, presenti in <strong>di</strong>verse<br />
combinazioni (ad esempio, 4+2, 5+1, 6+0), riportandone il risultato corretto senza che gli<br />
oggetti fossero visibili al momento della risposta (Pepperberg, 2006).<br />
All’accesso, da parte <strong>di</strong> specie animali addestrate su un linguaggio simbolico umano, alle<br />
proprietà combinatorie <strong>di</strong> numeri interi si aggiunge la scoperta <strong>di</strong> abilità simili nel caso delle<br />
frazioni.<br />
In una serie <strong>di</strong> esperimenti eseguiti da G. Woodruff e D. Premark (1981) uno scimpanzé venne<br />
inizialmente addestrato ad identificare, tra due oggetti, quello fisicamente identico ad un terzo<br />
oggetto. Ad esempio, a scegliere tra bicchieri riempiti <strong>di</strong> liquido a <strong>di</strong>fferenti livelli quello<br />
corrispondente ad un bicchiere pieno per metà <strong>di</strong> liquido azzurro, posto <strong>di</strong> fronte a lui.<br />
Successivamente, venne posto <strong>di</strong> fronte al seguente problema: scegliere, tra mezza mela e tre<br />
quarti <strong>di</strong> mela, l’oggetto che corrispondeva al bicchiere riempito a metà. Lo scimpanzé<br />
sceglieva la mezza mela, nonostante l’apparenza visiva fosse completamente <strong>di</strong>versa dallo<br />
stimolo campione. In buona sostanza, sembra che lo scimpanzé fosse riuscito a passare da una<br />
corrispondenza basata sull’apparenza fisica <strong>di</strong> oggetti (sulla quale era stato addestrato) ad una<br />
similitu<strong>di</strong>ne concettuale basata su un’entità astratta, astratta quanto può esserlo una frazione<br />
<strong>di</strong> un intero. Simili risultati sono stati ottenuti con frazioni come ¼ e ¾ e utilizzando oggetti<br />
<strong>di</strong>versi (come un quarto <strong>di</strong> torta etc.).<br />
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