Vision n. 42.pdf - Unindustria Reggio Emilia
Vision n. 42.pdf - Unindustria Reggio Emilia
Vision n. 42.pdf - Unindustria Reggio Emilia
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
66<br />
Gruppo agroalimentare<br />
vizi a favore delle imprese agroalimentari. Nel primo caso mi riferisco ad aree<br />
come quella del Credito e dell’ Internazionalizzazione, che mettono a disposizione<br />
delle nostre aziende dei servizi di eccellenza in grado di agevolare l’accesso<br />
al credito, elaborare studi di prefattibilità per l’export verso nuovi mercati,<br />
favorire la ricerca partner e le informazioni a livello mondiale sulla salute<br />
finanziaria dei clienti, sostenere la partecipazione a fiere di settore ancora inesplorate.<br />
La segmentazione dei servizi scaturirà dagli incontri che sto facendo<br />
con tutte le imprese associate, in modo da avere ben chiara una mappatura<br />
di specificità e di esigenze tali da realizzare prodotti il più possibile coerenti<br />
con le aspettative delle imprese.<br />
Prima lei citava la necessità di progetti di aggregazione verso l’estero; a suo<br />
parere, su export e nuovi mercati vi sono potenzialità ancora non sfruttate?<br />
L’apertura ai mercati esteri dell’industria alimentare reggiana (e italiana) è un fenomeno<br />
circoscritto sostanzialmente all’ultimo decennio; durante questo periodo<br />
le esportazioni alimentari provinciali sono cresciute a ritmi vivaci; la crisi non<br />
ha interrotto, ma solo rallentato, il percorso di virtuoso sviluppo dell’export provinciale.<br />
Dobbiamo riuscire a rafforzare il processo di internazionalizzazione “vicina”:<br />
ad oggi in paesi come Spagna, Francia, Germania le nostre quote di presenza<br />
di mercato restano entro il 7% e nei principali mercati Ue non supera il<br />
9. Certo dovremo lavorare anche sull’internazionalizzazione “lontana”, nei Paesi<br />
emergenti ove vi sono oltre 120 milioni di nuovi consumatori potenziali. Come<br />
dicono e riconoscono gli imprenditori del comparto, molti mercati esteri con potenzialità<br />
ancora da sfruttare, diversificazione dei mercati e tecnologia del prodotto<br />
sono i principali fattori su cui investire da qui in avanti.<br />
Tra gli obiettivi di Industriali <strong>Reggio</strong> <strong>Emilia</strong> c'è anche quello di far conoscere<br />
ancora di più questo nostro marchio reggiano: come intendete fare?<br />
Il “Made in <strong>Reggio</strong>” rappresenta da tempo un’esigenza per le realtà del comparto.<br />
A parte il Parmigiano Reggiano e il lambrusco, non vedo prodotti che<br />
al di fuori della provincia ci possano caratterizzare, e ciò a causa di un unico<br />
motivo: perché nel tempo non sono stati valorizzati come invece è avvenuto<br />
altrove (basti pensare alla cipolla di Tropea!) e in generale assistiamo a minore<br />
riconoscibilità del “Made in <strong>Reggio</strong> <strong>Emilia</strong>”rispetto ai “marchi territoriali” vicini.<br />
Un passaggio ineludibile per invertire la rotta è quello del rapporto con la<br />
Gdo. Le idee sono parecchie in tal senso, penso alla possibilità di raggruppare<br />
nei supermercati in un unico bancale i prodotti “chilometro zero” che escono<br />
dalle industrie del territorio. O ancora cavalcare uniti le tendenze al consumo<br />
favorevoli ai contenuti di “benessere” e di “qualità della vita”, che proprio<br />
nei supermercati, a contatto con le famiglie e la gente che maggiormente ricercano<br />
questi stili di vita, possono ricevere consenso di mercato. Bisognerà attivare<br />
azioni di lobby positiva per contrastare l’assenza di traino distributivo sui<br />
mercati esteri da parte della Gdo nazionale. Nel nostro territorio le potenzialità<br />
del settore andranno di pari passo con la consapevolezza degli operatori dell'importanza<br />
di creare immagine sul mercato del Made in <strong>Reggio</strong>. Per far questo<br />
non basta mettersi insieme per creare, ad esempio, una rete di agenti comune.<br />
Bisogna individuare i prodotti da valorizzare o anche i prodotti comuni<br />
che però possano avere un di più da valorizzare e siano ben identificati da un’<br />
immagine che garantisca la loro salubrità e genuinità. Dall’ascolto dei colleghi