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Esposizione della regola di diritto romano nemo pro parte testatus ...

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STUDI E DOCUME\T1<br />

istituiti ere<strong>di</strong> sian tali che non contro tutti si possa agire colla que-<br />

rela, e <strong>di</strong> fatto non siasi agito o almeno non siasi giu<strong>di</strong>cato contro<br />

tutti, ma siasi potuto agire ed agito o vinto contro alcuni, e non con-<br />

tro altri. Una specie nella 1. 24. de ino/f. test. Ulp. " Circa inofficiosi<br />

querelam evenire plerumque adsolet, ut in una atque eadeni causa<br />

<strong>di</strong>versae sententiae <strong>pro</strong>ferantur: quid enim, si fratre agente, heredes<br />

scripti <strong>di</strong>versi juris fuerunt? Quod si fuerit, <strong>pro</strong> <strong>parte</strong> <strong>testatus</strong>,<br />

<strong>pro</strong> <strong>parte</strong> in<strong>testatus</strong> decessisse videtur „. Non si deve intendere<br />

questo frammento, come l'intese Accursio, <strong>di</strong> due istituiti uno<br />

turpe e l'altro onesto, e del fratello che agì contro ambedue colla<br />

querela e perdette verso il secondo, vinse contro il primo. Forse<br />

tale fu la mente <strong>di</strong> Triboniano nell'inserire quel testo nelle pan-<br />

dette, ma non poteva Ulpiano pensare <strong>di</strong> cose introdotte da Co-<br />

stantino (siccome güti notavamo a <strong>pro</strong>posito <strong>della</strong> I. 25. § 1.). Me-<br />

glio Gotofredo 1. pag. 1.98. fa la specie d'un istituito libero e d'un<br />

altro istituito seì:vo, o d' un istituito avente col defonto comu-<br />

nione eli municipio e d'un altro privo <strong>di</strong> essa. Il fratello agì contro<br />

ambedue (nel caso del servo, agì contro il padrone), vinse contro<br />

l'uno e non contro l'altro. Ecco la causa <strong>parte</strong> testata <strong>parte</strong> intestata.<br />

Altra specie nella 1. 19. de inof test., testo <strong>di</strong> Paolo, ed una<br />

delle sei _'eges damnafae <strong>della</strong> glossa. Esaminiamo questo <strong>di</strong>fficile<br />

frammento con quella maggior <strong>di</strong>ligenza, che per noi si possa. Una<br />

madre morendo istituiva erede per <strong>parte</strong>, p. e. per nove oncie, un<br />

estraneo, e per il resto, per tre oncie, una <strong>di</strong> due sue figlie; prete-<br />

riva l'altra. Posta l'ipotesi, che giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> querela fosse stato in-<br />

tentato e vinto dalla preterìta, si domandava a Paolo come avesse<br />

da <strong>pro</strong>vvedersi alla figlia istituita. Non fu espressa nel quesito la<br />

estensione con cui fu colla querela agito e vinto, <strong>di</strong> modo che il<br />

giureconsulto risponde quin<strong>di</strong> liberamente come la cosa debba es-<br />

sere accomodata a norma <strong>di</strong> dritto. " Mater decedens, extraneuna ex<br />

dodrante heredem instituit, filiam unam ex quadrante, alteram praeteriit:<br />

haec de inofficioso egit, et obtinuit: quaero, scriptae filiae quomodo sue-<br />

cu-rrenduna sit Paolo stabilisce, che la figlia preterìta ha da<br />

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