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Brindisi “raccontata”

Ancora un libro sulla mia cittá, ed ancora una volta un libro senza prestese letterarie, né tanto meno storiche. Un libro informale, un racconto, anzi tanti racconti, scelti e riassunti tra quelli in cui mi sono imbattuto, scritti dai viaggiatori, da quei miei amici ideali quali sono tutti i viaggiatori del tempo e dello spazio, e da quelli che hanno conosciuto e scritto di Brindisi in particolare. E quanti saranno stati i viaggiatori che son passati da Brindisi nello spazio degli ultimi tremila anni? Tanti, tantissimi, un´infinitá! Certo, assolutamente non un libro di storia, eppure quella sequenza cronologica che ho voluto seguire nell´ordinare i racconti qui “raccontati”, in qualche modo la storia di Brindisi la lascia intravedere, la lascia scoprire ed indovinare, quanto meno ad un lettore appena appena un pò fantasioso... a me é successo e mi auguro possa succedere anche a qualcun altro!

Ancora un libro sulla mia cittá, ed ancora una volta un libro senza prestese letterarie, né tanto meno storiche. Un libro informale, un racconto, anzi tanti racconti, scelti e riassunti tra quelli in cui mi sono imbattuto, scritti dai viaggiatori, da quei miei amici ideali quali sono tutti i viaggiatori del tempo e dello spazio, e da quelli che hanno conosciuto e scritto di Brindisi in particolare. E quanti saranno stati i viaggiatori che son passati da Brindisi nello spazio degli ultimi tremila anni? Tanti, tantissimi, un´infinitá! Certo, assolutamente non un libro di storia, eppure quella sequenza cronologica che ho voluto seguire nell´ordinare i racconti qui “raccontati”, in qualche modo la storia di Brindisi la lascia intravedere, la lascia scoprire ed indovinare, quanto meno ad un lettore appena appena un pò fantasioso... a me é successo e mi auguro possa succedere anche a qualcun altro!

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Andrea Della Monica, originario del distretto leccese e padre maestro carmelitano, in Lecce<br />

pubblicó nel 1674, l´opera intitolata “Memoria historica dell´antichissima e fedelissima cittá di<br />

<strong>Brindisi</strong>” la quale peró, prima che fosse stampata portava il titolo “Dell´antichitá e<br />

vicissitudine della cittá di <strong>Brindisi</strong>” ed il suo autore, come risulta dalla copia manoscritta<br />

conservata nella Biblioteca Annibale De Leo, era il brindisino Giovanni Maria Moricino,<br />

morto nel 1628. Del plagiario Della Monica risulta originale solo l´XI Capitolo del libro V,<br />

l´ultimo capitolo dell´opera, che tratta degli avvenimenti che vanno dal 1604 al 1671.<br />

L´opera pertanto fu verosimilmente scritta dal Moricino intorno all´anno 1600, venendo cosí<br />

a costituire anche una interessante e rara descrizione, importante testimonio documentale,<br />

della <strong>Brindisi</strong> di quegli anni a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. I Capitoli sesto e settimo del<br />

Libro primo infatti, sono dedicati alla descrizione fisica della cittá: del porto il sesto e delle<br />

parti interne della cittá il settimo, ed in questi capitoli, tra altro si puó leggere:<br />

«...A chi mira la cittá dall´alto, invece di una sembra esserne due per essere divisa in due colli,<br />

uno volto a settentrione e l´altro all´austro, abbassandosi in mezzo a loro una piccola valle<br />

dalla quale son divisi, cominciando detta divisione dal mare a drittura della foce che si dirama<br />

nelle due corna.<br />

Corre questa valletta dall´oriente al ponente, ma caminando verso il mediterraneo della cittá,<br />

si va perdendo la sua bassezza, tanto che nell´estremitá della cittá, verso ponente viene ad<br />

agguagliarsi con la planitie dell´uno e dell´altro colle, senza esservi piú distintione tra i due<br />

colli e la valle.<br />

In quella valletta vi sono grandissimi edifici antichi, uno de’ quali é il superbo palagio dove<br />

anni addietro si amministrava la giustitia, qual fu fondato dai Romani per uso delle loro<br />

armate e abitato poi dal duca d´Atene, uno delli reali del regno, serbando nelle sue ruine lo<br />

splendore della passata magnificenza.<br />

Nel mezzo di questa valle siede la Piazza rustica della cittá, che é quadrata e di amplio ambito,<br />

dove negotia la gente bassa e vi dimorano i venditori di biade, legni, frutti, foglie e simil. La<br />

Piazza urbana é piú in su, a man diritta venendo dal mare, occupa la falda che va salendo al<br />

destro colle verso settentrione, é circondata intorno intorno dall´artefici piú civili, vi si<br />

trattiene la gente piú stimata e la militia vi fa sempre il suo corpo di guardia.<br />

Ritornando al principio di questa valle, a man destra incomincia a sorgere il destro colle che,<br />

risguardando al mare da levante, sostiene come in un promontorio le due colonne, una delle<br />

quali é rovinata nell´etá nostra. Non lungi da quelle colonne, a dirittura vers´occidente, vi é<br />

oggi il Duomo, opera del re normanno Ruggiero, congionto al Palazzo arcivescovale, fabbrica<br />

nobilissima e riguardevole per la sua grandezza e mirabile architettura.<br />

Questa parte destra della cittá é hoggi la piú nobile, sí di privati edifici, come di tempij piazze e<br />

vie. Questo luogo, per esser piú salubre e meno esposto ai perigli de’ nemici, s´ha conservato<br />

nella magnificenza antica ed é stato arricchito da’ cittadini di nuove habitationi, percioché<br />

esposto al mare dal settentrione, che per esser ivi profondissimo é puro, non possono<br />

giungervi fiati se non purissimi e purgatissimi. Ed é anche questo luogo, coperto dal vento<br />

meridionale dall´opposto colle sinistro.

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