Untitled - Caramella, Alberto

maggiore”» (p. 92). cupola: di Santa Maria del Fiore. E non casualmente la Fondazione il cui
presidente è il poeta, si chiama proprio Fondazione “Il Fiore”.
4. Aureliano Buendia: il colonnello Aureliano Buendia, protagonista del celebre romanzo di
MÁRQUEZ, Cent’anni di solitudine, che suscitò trentadue insurrezioni senza riuscire in nessuna,
che sfuggì a quattordici attentati, a settantatrè imboscate e a un plotone di esecuzione per finire i
suoi giorni chiuso in un laboratorio a fabbricare pesciolini d’oro.
9. frigge e fonde: allitterazione tesa a sottolineare il lavorio di Aureliano.
11-12. Io… inesistente: come il colonnello Buendia che faceva «dos pescaditos al día, y
cuando completaba veinticinco volvía a fundirlos en el crisol para empezar a hacerlos de nuevo»
(MÁRQUEZ, Cien años de soledad, Madrid, Ediciones Cátedra, 2002, p. 378; cioè: ‘due pesciolini
al giorno, e quando ne aveva terminati venticinque tornava a fonderli nel crogiuolo per ricominciare
a farli’ trad. E. CICOGNA, Mondadori, Milano, 1998, p. 260). Ma all’immagine di Buendia si
sovrappone quella di Elena che faceva e disfaceva la sua tela. Non credo casuale, infatti, il verbo
“tramare” (v. 12) nel senso di ‘tessere’. righe: così il poeta ama chiamare la sua poesia (cfr. C. in
«Feeria», p. 47: «La compagnia che le mie “righe” (così chiamo la mia poesia)…»). inesistente:
che non esiste (il poeta, assimilandosi a Buendia, dovrebbe trovarsi, come lui, solo in silenzio), ma
che dovrebbe poter esistere visto che C. auspica più volte, nella sua opera, un colloquio con un
lettore (cfr. la lirica dal titolo significativo, Colloqui, IV, 14-16: «La vita è lieve / la morte dolce /
accanto a Te [il lettore del verso d’apertura della lirica]» e Celeste poesia, 5-7).