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PREFAZIONE<br />
L’Autore di cui qui si tratta (o forse il suo Amico?) mi propone di scrivere una breve<br />
prefazione all’opera nel suo insieme: antologia e commento. Evidentemente una sorta di augurio di<br />
‘buon viaggio’ a un libro che di strada ne ha già percorsa molta nel suo farsi – e ancora più<br />
dovrebbe percorrerne nell’interesse dei lettori. E di altri studiosi. Infatti l’ Introduzione vastamente<br />
esplicativa del curatore medesimo renderebbe superflua, vanitosa, ogni altra mia pretesa.<br />
Claudio Mariotti si annuncia nelle ‘Note alla presente antologia’ come persona che certo<br />
non presume di sé allorché afferma “si è tentato di abolire ogni giudizio estetico in sede esegetica”.<br />
Il suo sforzo risulterebbe – mi valgo di parole sue – nell’avere sottolineato i principali temi con le<br />
loro costanti e variazioni nei primi tre libri dell’opera caramelliana. In realtà rivela assai di più,<br />
proprio per il suo attenersi a quei fatti innegabili e in ogni caso qui ben dimostrati che costituiscono<br />
materia materiante la sua indagine. Ci si ritrova, a chiusura del libro, con la sensazione di conoscere<br />
a fondo il poeta, il saggio, il filosofo – ma vorrei dire semplicemente l’uomo – che da’ soggetto e<br />
titolo al volume. In verità il curatore in parte enuncia nelle pagine introduttive – ma dopo tanta e<br />
minuta riflessione! – la validità di un corpus lirico balzato d’improvviso sulla scena letteraria prima<br />
nazionale e poi internazionale solo a partire dal 1995 : “assidua ricerca di un ordine, sempre,<br />
tuttavia, deluso e tradito” e poesia non intesa a fornire risposte ma, intelligentemente, a “sollevare<br />
interrogativi”, come pure, riprendendo una espressione montaliana già autorevolmente utilizzata per<br />
<strong>Alberto</strong> <strong>Caramella</strong> da E. Giachery, “un ossimoro permanente” che dimostrerebbe – osserva Mariotti<br />
– la propria insoluta tensione interna fin dalla struttura stessa sospesa tra forme chiuse e forme<br />
aperte, fra richiami e forme appartenenti alla sottesa tradizione culturale, ma sempre arricchita,<br />
personalizzata dai rinnovamenti prosodici, lessicali, concettuali o magari ludici in essa introdotti.<br />
Ciò che viene a illuminare – questa la sensazione – le più riposte pieghe di un’opera poetica<br />
ormai ponderosa (la prima parte di essa, per ora) entro i limiti umani in cui la poesia resta<br />
esplorabile, è allora l’occhio del poliziotto che ogni ottimo critico mostra di possedere quando<br />
lavora al massimo della sua capacità e competenza.<br />
Altro paragone che può venire alla mente in rapporto a questo tipo di disamina è quello di<br />
un sensibilissimo sismografo; che qui non ha, né potrebbe, grandi terremoti da segnalare, ma<br />
perennemente vibra : perfino ad ogni mutare di accenti tonici nei prevalenti endecasillabi, o<br />
all’aggiungersi anche di una sola sillaba al classico numero di undici, come pure avvertendo che un<br />
possibile endecasillabo è stato spezzato dall’Autore in due versi più brevi. E allora, riosservando<br />
bene il tutto, l’origine probabile dell’impulso viene studiata, osservata in vitro con la lente di<br />
Sherlock Holmes ma non con la stessa freddezza, anzi con un’attenzione toto corde concessa, e lo si<br />
sente poi nei risultati. Che sono di ingente finezza interpretativa : giacché l’esame prosodico che il<br />
critico si impone come un dovere all’inizio della serie di annotazioni apposte ad ogni singola poesia<br />
prescelta, trova seguito nella sensibilità delle ulteriori note con cui Mariotti reagisce alle scelte<br />
istintive o razionali dell’Autore (si sa che raramente una lirica è interamente regalata<br />
dall’ispirazione). E reagisce con un equipaggiamento di nozioni, di conoscenze, di prontezza e<br />
dovizia referenziali spaziante da una per lui scontata cultura classica al mondo delle arti e a quello<br />
di scienze fisiche e naturali di cui non ogni letterato è altrettanto abbondantemente provvisto.<br />
E’ così che il nostro ‘modesto esegeta’ riesce ad ampliare le risonanze dell’opera di un<br />
Autore la cui semplicità superficiale, e a volte giocosa, è spesso, se non sempre, vetro trasparente su