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Novembre - Ilmese.it

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Trilogia dell’inesistente<br />

tra sarcasmo e poesia<br />

Da Rimini arriva il duo dei Quotidiana.com<br />

per smascherare quell’ipocrisia del dolore<br />

Un teatro aggressivo e provocatorio<br />

quello dei Quotidiana.com<br />

che portano<br />

a Modena il nuovo lavoro<br />

Soffro ma non sembra (al<br />

Teatro delle Passioni 3 e 4<br />

dicembre ore 21). Il giovane<br />

duo riminese, formatosi nel<br />

2003 e composto da Paola<br />

Vannoni e Roberto Scappin<br />

un<strong>it</strong>i sul palco come nella<br />

v<strong>it</strong>a, presenta il secondo<br />

cap<strong>it</strong>olo di una ambiziosa<br />

Trilogia dell’inesistente, di<br />

cui il primo Tragedia tutta<br />

esteriore è stato presentato<br />

nel 2009, mentre il terzo ed ultimo Grattati e vinci è ancora<br />

in fase di creazione. Soffro ma non sembra affronta con<br />

un urlo silenzioso il delicato tema del dolore ricorrendo al<br />

registro del sarcasmo e alla sensibil<strong>it</strong>à poetica. I due attori<br />

riducono la scena a poco più di niente, azzerano gli effetti<br />

sonori e fanno della rec<strong>it</strong>azione una sensibile parvenza. Lo<br />

spettacolo fa poco rumore ma riesce a urlare di tutto. Un<br />

uomo e una donna, su due scarni inginocchiatoi, “sfidano l’alto<br />

dei cieli dal basso della più vivida inerme condizione umana”<br />

semplicemente parlando e interrogandosi“i due avanzano<br />

temerari in un labirinto di questioni aperte, di domande<br />

irrisolte davanti a cui si ferma la voce, ma proprio quando<br />

la caduta sembra fatale deflagra in un vuoto sapientemente<br />

dilatato la comic<strong>it</strong>à intelligente dei Quotidiana.<br />

Su la maschera… è questione di v<strong>it</strong>a e di morte<br />

V<strong>it</strong>torio Franceschi dà voce<br />

e corpo a cinque personaggi<br />

per farci riflettere sulla fine<br />

I mille volti dell’uman<strong>it</strong>à, le tante maschere<br />

di un’esistenza affrontate A corpo<br />

morto. V<strong>it</strong>torio Franceschi, attore,<br />

regista e drammaturgo, crea ed interpreta<br />

per il Teatro Stabile di Genova uno<br />

spettacolo di cui è l’unico interprete di<br />

cinque diversi personaggi. Indossando e<br />

scambiando maschere in tessuto particolarissime,<br />

create per l’occasione dallo<br />

svizzero Werner Strub (già collaboratore<br />

di Benno Besson, Jean-Louis Barrault e<br />

Giorgio Strehler, formatosi nella bottega<br />

padovana di Sartori), Franceschi presenta<br />

al Teatro delle Passioni (dal 23 al 27<br />

novembre ore 21) cinque monologhi. A<br />

corpo morto, diretto da Marco Sciaccaluga,<br />

dà v<strong>it</strong>a a cinque riflessioni sull’esistenza<br />

umana che finiscono col congiungersi in un<br />

comune sentiero portando sul palcoscenico<br />

uno spettacolo che parla con leggerezza e<br />

con affettuosa partecipazione del dolore<br />

universale di fronte alla morte, ma testimonia<br />

anche tutta la gioia della v<strong>it</strong>a. Lo schema<br />

scelto da Franceschi è quello classico: un<br />

prologo precede i monologhi segu<strong>it</strong>i poi da<br />

un epilogo. Si tratta di un pezzo di teatro su<br />

tema serio ma non serioso, lieto e grottesco<br />

al contempo. Un ragazzo si rivolge alla<br />

compagna sempre amata in silenzio, una<br />

moglie al mar<strong>it</strong>o con cui ha vissuto tutta la<br />

v<strong>it</strong>a, un padre al figlio, una figlia alla madre<br />

e un barbone a un compagno di strada:<br />

le maschere di Franceschi dialogano con<br />

altrettanti personaggi defunti. L’idea di ricorrere<br />

ad un unico interprete nasce per<br />

il regista da un rischio: “La presenza dei<br />

monologhi – spiega Sciaccaluga - avrebbe<br />

di per sé creato una competizione tra gli<br />

interpreti, verso il più bravo della serata.<br />

Guai a dar v<strong>it</strong>a a un saranno famosi su un<br />

tema così sacro». Le maschere, inoltre,<br />

sono da sempre presenti nella v<strong>it</strong>a personale<br />

ed artistica di V<strong>it</strong>torio Franceschi,<br />

soprattutto negli spettacoli di Besson<br />

(Edipo e Augellin bel verde). A vent’anni<br />

da quelle esperienze, confessa “Quando<br />

metto la maschera sono costretto a calcolare<br />

la gestual<strong>it</strong>à più precisamente, a<br />

far vibrare corde che normalmente non<br />

uso. Fosse per me ci lavorerei sempre<br />

perché quello che più mi importa è creare<br />

poesia e emozione”.<br />

teatro

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