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Ancora guerra<br />
Una miccia sempre più pericolosa insanguina il Medio Oriente: il mondo non sa che fare<br />
Dove finisce la terra promessa<br />
Il rapimento dei soldati israeliani da<br />
parte di Hezbollah può rappresentare,<br />
in una polveriera esplosiva come<br />
il Medio Oriente, una pericolosa miccia<br />
in grado di innescare un conflitto di<br />
proporzioni difficilmente immaginabili,<br />
che va ben oltre le frequenti tradizionali<br />
ostilità di confine fra Israele e Libano.<br />
La dichiarazione di guerra del premier<br />
israeliano Olmert, e l’immediata risposta<br />
libanese, che promette una “guerra<br />
totale”, può innescare di fatto una serie<br />
di complesse reazioni a catena derivanti<br />
dai sottili e quasi invisibili vincoli diplomatici<br />
e finanziari che intrecciano i<br />
destini degli Stati mediorientali fra loro<br />
e con le potenze straniere, occidentali e<br />
non. Come a Sarajevo. Chissà se il giovane<br />
nazionalista serbo, Gavrilo Princip,<br />
immaginava che i due colpi di pistola<br />
che furono fatali all’Arciduca Francesco<br />
Ferdinando e a sua moglie Sofia avrebbero<br />
innescato il più sanguinoso conflitto<br />
che la storia umana ricordi.<br />
Il “great game” mediorientale, giocato<br />
su uno scacchiere in cui ogni mossa è<br />
premeditata, ponderata, e attentamente<br />
valutata dagli attori politici, vede oggi<br />
coinvolti gli attori di sempre, Stati Uniti<br />
e Russia, insieme alle nuove imponenti,<br />
minacciose tigri asiatiche, Cina<br />
e India. La posta in gioco è altissima<br />
ed invariata: il controllo della regione<br />
più strategica del pianeta, a cavallo fra<br />
Oriente ed Occidente, che ospita nel suo<br />
grembo la maggior parte delle risorse<br />
energetiche non rinnovabili. E ogni attore<br />
sta facendo la sua mossa, una dopo<br />
l’altra. In principio fu la questione del<br />
nucleare iraniano, dietro cui si celavano<br />
gli interessi di Russia e Cina, che, non<br />
a caso hanno cercato di difendere il diritto<br />
iraniano al nucleare “civile”, duramente<br />
avversati dal magnate americano<br />
dell’“import-export” democratico, a sua<br />
volta non a caso, petroliere sostenuto da<br />
una lobby di petrolieri. E l’Iran, guidato<br />
da un tipico ed originale prodotto dei<br />
corpi paramilitari sostenuti dall’ayatollah<br />
Khomeini durante la prima guerra<br />
del Golfo (Iran-Iraq, 1980-88), ha deciso<br />
di giocare la propria pedina di sempre<br />
per destabilizzare la regione e distogliere<br />
l’attenzione da sé: Hezbollah,<br />
prezioso strumento voluto e manovrato<br />
dall’ayatollah Khomeini, da sempre fedele<br />
al regime di Teheran.<br />
Il movimento filo-khomeinista Hezbollah<br />
(“Partito di Allah”) è stato in grado,<br />
dai primi anni ’80, di colmare il vuoto<br />
politico creato in Libano da una guerra<br />
civile e due invasioni straniere (Siria,<br />
1976; Israele, 1983), inserendosi in un<br />
tessuto sociale sorprendentemente simile<br />
a quello dell’Iran pre-rivoluzionario:<br />
parafrasando lo studioso Gilles Kepel,<br />
gli elementi necessari affinché l’ideologia<br />
khomeinista del riscatto dei diseredati<br />
(mostadafine) potesse far presa sulla<br />
gioventù povera libanese c’erano tutti:<br />
«Esplosione demografica, esodo rurale,<br />
insediamento ai margini del mondo urbano<br />
e della lingua scritta».<br />
Nel corso degli anni ’80, Hezbollah è divenuto<br />
un attore politico di primo piano<br />
nello scacchiere mediorientale, soprattutto<br />
utilizzando lo strumento dei sequestri<br />
a scopo politico, mirati, da una parte,<br />
ad indebolire sul fronte esterno le forze<br />
israeliane e occidentali, e, dall’altra, a<br />
sostenere il consenso interno tramite la<br />
redistribuzione ai poveri e ai “diseredati”<br />
del provento dei riscatti.<br />
Col rapimento dei soldati israeliani<br />
Hezbollah ha rivendicato ancora una<br />
volta il proprio ruolo di comprimario nel<br />
conflitto fra Iran e Stati Uniti. Non è possibile<br />
affermare con certezza che Israele,<br />
alfiere americano in Medio Oriente,<br />
abbia dichiarato guerra su istigazione<br />
degli Usa, ma questi, certamente non disapprovano,<br />
e l’hanno provato ponendo<br />
il veto alla Risoluzione Onu che intendeva<br />
censurare la sproporzionata reazione<br />
israeliana. Dove finisce la terra pro-<br />
messa al popolo di Israele Quali sono i<br />
margini di ammissibilità della reazione<br />
politica Quali le conseguenze<br />
Per quanto concerne il mondo arabo, si<br />
possono immaginare diversi scenari, su<br />
piani differenti. Il primo, geopolitico,<br />
può evolversi verso la normalizzazione<br />
della regione, con l’accettazione da<br />
parte di Hezbollah dell’offerta di pace<br />
di Olmert. Oppure, più tragicamente e,<br />
forse, realisticamente, verso il conflitto<br />
regionale che cova sotto le ceneri ardenti<br />
del petrolio e che rischierebbe di<br />
infiammare il mondo tramite reazioni<br />
a catena che ricordano scenari ben noti<br />
alla storiografia del ‘900. Israele contro<br />
Libano, Siria e Iran; Stati Uniti e Nato<br />
come alleati. Iran e Siria contro Israele e<br />
Nato, con alleati Russia, Cina e India. Il<br />
gioco delle alleanze strategiche farebbe<br />
il resto. Contando che (quasi) tutte le potenze<br />
coinvolte disporrebbero di arsenali<br />
nucleari. O, ancora, terza possibilità, il<br />
confitto potrebbe condurre ad una rapida<br />
sopraffazione del Libano e ad uno sviluppo<br />
senza precedenti dell’Internazionale<br />
jihadista.<br />
Dal punto di vista delle masse musulmane,<br />
l’attacco israeliano rappresenta<br />
certamente un trauma paragonabile a<br />
quello della seconda guerra del Golfo<br />
(Iraq-Kuwait, 1990-91), in cui le immagini<br />
della Baghdad devastata dalle<br />
avanzatissime tecnologie belliche occidentali<br />
hanno generato nei popoli<br />
arabi un diffuso senso di insicurezza<br />
e aggressione neo-colonialista. Il veto<br />
posto dagli Usa nei confronti della Risoluzione<br />
Onu sarà percepito come un<br />
(non tanto) tacito sostegno alla aggressiva<br />
politica israeliana. E ciò non potrà<br />
che generare frustrazione e disagio<br />
nelle già esacerbate masse, soprattutto<br />
nei giovani, ai margini della modernizzazione<br />
e dei proventi del petrolio,<br />
potenzialmente esplosive e reclutabili<br />
dalle multinazionali del terrore…<br />
Può il rapimento dei soldati israeliani<br />
rappresentare oggi la fatale fiammella<br />
in grado di far esplodere la polveriera<br />
mediorientale, carrefour di interessi<br />
molteplici e multisfaccettati Molto,<br />
certamente, dipenderà da come si porranno<br />
gli Stati Uniti e gli altri membri<br />
del G8 nei confronti della crisi, per decidere<br />
pace o guerra, vita o morte di<br />
milioni di civili.<br />
Andrea Duranti<br />
38 luglio - agosto 2006