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Luglio / Agosto - Sardinews

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Ancora guerra<br />

Una miccia sempre più pericolosa insanguina il Medio Oriente: il mondo non sa che fare<br />

Dove finisce la terra promessa<br />

Il rapimento dei soldati israeliani da<br />

parte di Hezbollah può rappresentare,<br />

in una polveriera esplosiva come<br />

il Medio Oriente, una pericolosa miccia<br />

in grado di innescare un conflitto di<br />

proporzioni difficilmente immaginabili,<br />

che va ben oltre le frequenti tradizionali<br />

ostilità di confine fra Israele e Libano.<br />

La dichiarazione di guerra del premier<br />

israeliano Olmert, e l’immediata risposta<br />

libanese, che promette una “guerra<br />

totale”, può innescare di fatto una serie<br />

di complesse reazioni a catena derivanti<br />

dai sottili e quasi invisibili vincoli diplomatici<br />

e finanziari che intrecciano i<br />

destini degli Stati mediorientali fra loro<br />

e con le potenze straniere, occidentali e<br />

non. Come a Sarajevo. Chissà se il giovane<br />

nazionalista serbo, Gavrilo Princip,<br />

immaginava che i due colpi di pistola<br />

che furono fatali all’Arciduca Francesco<br />

Ferdinando e a sua moglie Sofia avrebbero<br />

innescato il più sanguinoso conflitto<br />

che la storia umana ricordi.<br />

Il “great game” mediorientale, giocato<br />

su uno scacchiere in cui ogni mossa è<br />

premeditata, ponderata, e attentamente<br />

valutata dagli attori politici, vede oggi<br />

coinvolti gli attori di sempre, Stati Uniti<br />

e Russia, insieme alle nuove imponenti,<br />

minacciose tigri asiatiche, Cina<br />

e India. La posta in gioco è altissima<br />

ed invariata: il controllo della regione<br />

più strategica del pianeta, a cavallo fra<br />

Oriente ed Occidente, che ospita nel suo<br />

grembo la maggior parte delle risorse<br />

energetiche non rinnovabili. E ogni attore<br />

sta facendo la sua mossa, una dopo<br />

l’altra. In principio fu la questione del<br />

nucleare iraniano, dietro cui si celavano<br />

gli interessi di Russia e Cina, che, non<br />

a caso hanno cercato di difendere il diritto<br />

iraniano al nucleare “civile”, duramente<br />

avversati dal magnate americano<br />

dell’“import-export” democratico, a sua<br />

volta non a caso, petroliere sostenuto da<br />

una lobby di petrolieri. E l’Iran, guidato<br />

da un tipico ed originale prodotto dei<br />

corpi paramilitari sostenuti dall’ayatollah<br />

Khomeini durante la prima guerra<br />

del Golfo (Iran-Iraq, 1980-88), ha deciso<br />

di giocare la propria pedina di sempre<br />

per destabilizzare la regione e distogliere<br />

l’attenzione da sé: Hezbollah,<br />

prezioso strumento voluto e manovrato<br />

dall’ayatollah Khomeini, da sempre fedele<br />

al regime di Teheran.<br />

Il movimento filo-khomeinista Hezbollah<br />

(“Partito di Allah”) è stato in grado,<br />

dai primi anni ’80, di colmare il vuoto<br />

politico creato in Libano da una guerra<br />

civile e due invasioni straniere (Siria,<br />

1976; Israele, 1983), inserendosi in un<br />

tessuto sociale sorprendentemente simile<br />

a quello dell’Iran pre-rivoluzionario:<br />

parafrasando lo studioso Gilles Kepel,<br />

gli elementi necessari affinché l’ideologia<br />

khomeinista del riscatto dei diseredati<br />

(mostadafine) potesse far presa sulla<br />

gioventù povera libanese c’erano tutti:<br />

«Esplosione demografica, esodo rurale,<br />

insediamento ai margini del mondo urbano<br />

e della lingua scritta».<br />

Nel corso degli anni ’80, Hezbollah è divenuto<br />

un attore politico di primo piano<br />

nello scacchiere mediorientale, soprattutto<br />

utilizzando lo strumento dei sequestri<br />

a scopo politico, mirati, da una parte,<br />

ad indebolire sul fronte esterno le forze<br />

israeliane e occidentali, e, dall’altra, a<br />

sostenere il consenso interno tramite la<br />

redistribuzione ai poveri e ai “diseredati”<br />

del provento dei riscatti.<br />

Col rapimento dei soldati israeliani<br />

Hezbollah ha rivendicato ancora una<br />

volta il proprio ruolo di comprimario nel<br />

conflitto fra Iran e Stati Uniti. Non è possibile<br />

affermare con certezza che Israele,<br />

alfiere americano in Medio Oriente,<br />

abbia dichiarato guerra su istigazione<br />

degli Usa, ma questi, certamente non disapprovano,<br />

e l’hanno provato ponendo<br />

il veto alla Risoluzione Onu che intendeva<br />

censurare la sproporzionata reazione<br />

israeliana. Dove finisce la terra pro-<br />

messa al popolo di Israele Quali sono i<br />

margini di ammissibilità della reazione<br />

politica Quali le conseguenze<br />

Per quanto concerne il mondo arabo, si<br />

possono immaginare diversi scenari, su<br />

piani differenti. Il primo, geopolitico,<br />

può evolversi verso la normalizzazione<br />

della regione, con l’accettazione da<br />

parte di Hezbollah dell’offerta di pace<br />

di Olmert. Oppure, più tragicamente e,<br />

forse, realisticamente, verso il conflitto<br />

regionale che cova sotto le ceneri ardenti<br />

del petrolio e che rischierebbe di<br />

infiammare il mondo tramite reazioni<br />

a catena che ricordano scenari ben noti<br />

alla storiografia del ‘900. Israele contro<br />

Libano, Siria e Iran; Stati Uniti e Nato<br />

come alleati. Iran e Siria contro Israele e<br />

Nato, con alleati Russia, Cina e India. Il<br />

gioco delle alleanze strategiche farebbe<br />

il resto. Contando che (quasi) tutte le potenze<br />

coinvolte disporrebbero di arsenali<br />

nucleari. O, ancora, terza possibilità, il<br />

confitto potrebbe condurre ad una rapida<br />

sopraffazione del Libano e ad uno sviluppo<br />

senza precedenti dell’Internazionale<br />

jihadista.<br />

Dal punto di vista delle masse musulmane,<br />

l’attacco israeliano rappresenta<br />

certamente un trauma paragonabile a<br />

quello della seconda guerra del Golfo<br />

(Iraq-Kuwait, 1990-91), in cui le immagini<br />

della Baghdad devastata dalle<br />

avanzatissime tecnologie belliche occidentali<br />

hanno generato nei popoli<br />

arabi un diffuso senso di insicurezza<br />

e aggressione neo-colonialista. Il veto<br />

posto dagli Usa nei confronti della Risoluzione<br />

Onu sarà percepito come un<br />

(non tanto) tacito sostegno alla aggressiva<br />

politica israeliana. E ciò non potrà<br />

che generare frustrazione e disagio<br />

nelle già esacerbate masse, soprattutto<br />

nei giovani, ai margini della modernizzazione<br />

e dei proventi del petrolio,<br />

potenzialmente esplosive e reclutabili<br />

dalle multinazionali del terrore…<br />

Può il rapimento dei soldati israeliani<br />

rappresentare oggi la fatale fiammella<br />

in grado di far esplodere la polveriera<br />

mediorientale, carrefour di interessi<br />

molteplici e multisfaccettati Molto,<br />

certamente, dipenderà da come si porranno<br />

gli Stati Uniti e gli altri membri<br />

del G8 nei confronti della crisi, per decidere<br />

pace o guerra, vita o morte di<br />

milioni di civili.<br />

Andrea Duranti<br />

38 luglio - agosto 2006

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