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Domenico A. Nesci, Tommaso A. Poliseno ... - Doppio Sogno

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provato proprio sulla mia pelle il disagio di non avere un posto e l ho sentito<br />

proprio molto forte, da un punto di vista emozionale, e ho visto anche che nel<br />

momento in cui sono uscita da questo non luogo e mi sono, diciamo, recata nelle<br />

nelle stanze di day hospital, dove i malati fanno la chemioterapia, in poltrona, è<br />

come se, improvvisamente, magicamente, forse il senso anche del magico in questo<br />

film può avere un senso in questo termine, un luogo, si fosse di nuovo ricreato, un<br />

luogo, però, che non era un luogo di solitudine dove io vivevo il non spazio e il<br />

paziente viveva il non spazio. Nel momento in cui c è stata una comunicazione che è<br />

diventata una più che una comunicazione una condivisione di di sentimenti<br />

improvvisamente magicamente il luogo si è ricreato. Lo spazio si è ricreato. Penso<br />

che questo del non avere un posto sia un sentimento fortemente provato dai malati<br />

oncologici e fortemente anche provato da chi con l oncologia ci lavora. Lo sforzo<br />

che si sta tentando di fare in questa sede, con questo workshop, è quello di creare<br />

uno spazio prima di tutto quindi un luogo fisico e una condivisione che è l incontro<br />

dei sogni che diceva il dottor <strong>Poliseno</strong>, che è secondo me un operazione splendida,<br />

rischiosa, rischiosa prima di tutti per chi dentro ci sta, per chi l ha pensata prima<br />

ancora di farci stare in questo luogo, perché si rischia lo scappellotto. Lo<br />

scappellotto lo rischia, lo rischia chi partecipa al workshop nel senso chi si trova<br />

improvvisamente a percorrere le una una discesa vorticosa che non sai dove ti<br />

porta, di emozioni di conf di parti di te che improvvisamente vengon fuori e ti<br />

sembravi tanto integrata un attimo prima e invece ti accorgi che sei completamente<br />

disintegrata e anche e il rischio di chi questo luogo l ha pensato, che va, diciamo in<br />

qualche maniera a portare, a fare emergere un bisogno, una necessità che la<br />

maggior parte delle persone vorrebbe non sentire né come bisogno né come<br />

necessità e appunto quello diceva il collega la morte è uno scandalo è uno<br />

scandalo non ce lo dimentichiamo noi stiamo facendo in qualche maniera delle<br />

operazioni per mitigare, e sottolineo la parola mitigare, lo scandalo che è la morte, e<br />

come tale lo scandalo è male tollerato da tutti, le carezze non le riceve nessuno.<br />

11<br />

Scusa posso dire una cosa velocissima definirei oscena nel senso fuori dalla<br />

scena la morte si è l osceno (senza microfono)<br />

6<br />

Rivista internazionale di psicoterapia e istituzioni numero 7 copyright©2005 3

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