Domenico A. Nesci, Tommaso A. Poliseno ... - Doppio Sogno
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Quindi si è sempre avuto terrore di queste conseguenze nefaste della morte e cosi è<br />
stata inventata la cultura, quindi il rito che, appunto, che preservando la vita dalla<br />
dissoluzione ecco questo è. Però su questo fondo tragico costruire, qualcosa che<br />
sia, che restituisca, il senso del vivere e perfino, se non la gioia almeno la serenità di<br />
vivere, ecco questo è il miracolo che noi dobbiamo fare. Ecco, lasciamo lasciamo la<br />
gente in questa terribile oscenità No! Allora ha senso non una visione [parole<br />
incomprensibili] accorata delle cose una costruzione culturale che consente al<br />
morituro, per esempio, di vivere bene gli ultimi istanti della sua vita, di andarsene<br />
dalla vita senza questo senso di nullità, di annichilimento, ecco, e io mi ero<br />
permesso di dire che sì il tema dell affettività è emerso cioè bisogna creare è<br />
emerso anche un tema importante il tema ospedale-casa e nell Italia<br />
meridionale, in particolare, era orrendo per il morituro dover concludere la sua vita<br />
in ospedale, quindi, si faceva portare in casa, ma anche adesso, in fondo. Però il<br />
tema si sdrammatizza perché in fondo, oggi, non ha più senso tutto questo. Se uno<br />
dovesse essere accudito dai medici ecco non è più scandaloso che muoia in<br />
ospedale. Lì il problema è un altro, il problema è fare dell ospedale una casa, quello<br />
è il problema, quindi è un falso problema questo casa-ospedale, oggi, perché a casa<br />
non poteva avere le cure che puoi avere in ospedale. Ma il problema è che l ospedale<br />
è un non luogo ... Beh, trasformare l ospedale in un luogo, ecco, questo è il<br />
nostro il compito del terapeuta Ecco trasformarlo in una casa, perché casa cosa<br />
vuol dire Casa è un luogo addomesticato, ecco, cioè, un luogo che di rapporti,<br />
in cui le cose, gli oggetti, sono segni, portano i segni della nostra storia, della nostra<br />
vita. Sono il prolungamento nostro, noi ritroviamo noi stessi e quando viene meno<br />
questo mondo ci troviamo spaesati, siamo spaesati anche da sani, figuriamoci<br />
quando invece l Io perde i suoi confini tenta e allora Terribile e allora<br />
bisogna domesticizzare o addomesticare quindi questi luoghi, questi non luoghi,<br />
quello è il problema. L altro riguarda l affettività: è logico che l ammalato ha<br />
bisogno di affetto, però l affetto è una situazione a volte ambigua, affetto per che<br />
cosa Perché sta morendo No perchè può essere anche, può confinare con la pietà<br />
no allora non va bene né a chi la presta né a chi la riceve. Mentre noi forse siamo<br />
attrezzati per questa cosa per pura casualità perché facendo, accogliendo sempre<br />
storie di vita vi dico come io sono riuscito a vedere queste cose in maniera che<br />
Rivista internazionale di psicoterapia e istituzioni numero 7 copyright©2005 3