Campo de'fiori
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<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Come eravamo<br />
Cinema, che passione!<br />
di<br />
Alessandro Soli<br />
Erano gli anni 50/60, a<br />
Civita Castellana potevamo<br />
ritenerci fortunati,<br />
perché avevamo due<br />
sale cinematografiche, e<br />
a quei tempi, così avari<br />
di svago e divertimenti,<br />
questo rappresentava il<br />
massimo per noi ragazzi<br />
di provincia. Quanti<br />
ricordi affiorano nella mia mente, cercherò<br />
come ho fatto finora, di rievocarne alcuni<br />
per farli uscire dal dimenticatoio in cui i<br />
miei coetanei li hanno relegati,<br />
e cercare di stimolare<br />
sentimenti nelle nuove<br />
generazioni. Il Cinema<br />
Teatro Florida antico palcoscenico<br />
di piccole recite<br />
scolastiche e amatoriali,<br />
usato anche come cinema,<br />
ha rappresentato da sempre<br />
il luogo deputato a fare<br />
teatro, perché dotato di<br />
una acustica perfetta, limitato<br />
nella capienza, con<br />
tanto di sipario e camerini,<br />
una bomboniera, rispetto al<br />
maestoso Cinema Flaminio<br />
, il vero tempio della<br />
“settima arte”. Ricordo<br />
ancora quando fu proiettato<br />
il primo film in<br />
Cinemascope, con la sala<br />
ristrutturata, e questo grande schermo rettangolare<br />
che non finiva mai, dove Robert<br />
Taylor, Mel Ferrer, e Tony Curtis, attori<br />
dell’epoca, ci facevano rivivere le gesta di<br />
Re Artù e Lancillotto, il tutto in<br />
Tecnicolor. A quei tempi, non c’era l’aria<br />
condizionata, ed ecco il soffitto del cinema<br />
si apriva come per incanto, e l’afa estiva si<br />
trasformava in brezza, e di sera altre stelle<br />
brillavano insieme a quelle della Lux Film.<br />
Altro ricordo particolare, fu il cosiddetto<br />
film tridimensionale pellicole particolari<br />
visibili con speciali occhialetti di cartone<br />
e plastica colorata, che ci venivano dati<br />
all’ingresso in sala. Per noi l’andare al cinema<br />
era allora un rito, l’ avvenimento “cult”<br />
della domenica pomeriggio. Nella mia poesia<br />
“Civita mia” dò una pennellata a questo<br />
avvenimento dicendo “’e domeniche<br />
doppo pranzo, fatte de spinte, pe’<br />
entrà ar cinema Flaminio” già, perché<br />
noi eravamo lì accalcati davanti alle porte di<br />
ingresso in legno e vetro due ore prima dell’inizio<br />
del primo spettacolo, tutti tesi nell’immane<br />
sforzo di entrare per primi ed<br />
occupare i posti migliori, non appena veniva<br />
aperta mezza porta. E’ doveroso a questo<br />
punto ricordare vari personaggi che<br />
hanno fatto la storia e per certi versi, la fortuna<br />
del Cinema Flaminio, come zì Lino<br />
Evangelisti e le famiglie Fasoli, i custodi<br />
della sala, i cui rampolli Franco e il cugino<br />
Mario, nostri coetanei, erano invidiati da<br />
tutti, perché abitando nello stabile, potevano<br />
vedere, e gratis, tutti i film proiettati,<br />
seduti comodamente, e senza incorrere<br />
nell’esclusione per i film allora vietati ai<br />
minori di anni 18. Poi la dolce cassiera ,la<br />
Sig.na Ines Mariani alla quale porgevi le<br />
monete per il biglietto, per anni e anni<br />
sempre uguale, sempre lo stesso, con<br />
stampigliato il timbro S.I.A.E. e la maschera<br />
della musa del cinema, ad essa chiedevi<br />
subito se la sala era piena, oppure quando<br />
iniziava il film. Sciocche domande, certo<br />
non fatte da noi, che entrando per primi ,<br />
di corsa e vocianti, ci imbattevamo in colui<br />
che rappresentava la maschera per antonomasia:<br />
Alessandro Zitelli detto<br />
”Lisandro Cacarella.” Sinceramente non<br />
so il motivo di quel soprannome, se dato<br />
per motivi fisiologici, ma per noi, “cacarella”<br />
era quella che ti faceva venire, quando,<br />
col suo frustino di bambù ti minacciava<br />
se parlavi in sala durante il film, oppure<br />
non lasciavi il posto, quando terminato lo<br />
spettacolo, volevi rivederlo daccapo, noncurante<br />
della gente che stava aspettando in<br />
piedi.Per quanto riguarda gli operatori alla<br />
macchina di proiezione, noi fisicamente<br />
non li vedevamo mai, perché stavano lì<br />
sopra alla galleria, tra “ pizze” da avvolgere<br />
e obiettivi da mettere<br />
a fuoco ce ne accorgevamo<br />
però quando saltava<br />
la pellicola, o peggio<br />
ancora, quando la lente la<br />
bruciava , perché passavano<br />
interminabili minuti<br />
prima della ripresa del film.<br />
Una menzione particolare<br />
voglio darla ad altri due<br />
personaggi, Pietro<br />
Paternesi e Giovanni<br />
Morganti ( per i civitonici,<br />
quello che venneva i fichi<br />
d’india co’ ‘o canestro)<br />
addetti al trasporto dei cartelloni<br />
con le locandine dei<br />
film in piazza Matteotti.,<br />
lavoro manuale, ma utilissimo,<br />
perché attraverso<br />
quella grande bacheca<br />
ambulante passava la programmazione dei<br />
films.Certo erano altri tempi, ora andare al<br />
cinema non è più un avvenimento, nei piccoli<br />
paesi addirittura è un’abitudine che sta<br />
scomparendo, perché soppiantata dalle<br />
multisale e dal noleggio dei vari CD, o DVD;<br />
ma il fascino per il grande schermo resterà<br />
sempre e se il Cinema finora ha resistito<br />
all’urto di nuovi svaghi e divertimenti, lo<br />
deve in piccola parte anche a noi “giovani<br />
degli anni 60” che facevamo a spinte<br />
per entrare ed uscivamo dal Cinema<br />
Flaminio, con la lingua lessata da quattro<br />
cucchiai di bruscolini (semi di zucca<br />
salati) o addolcita da due “sgummarelli<br />
de lupini” (fusaie).<br />
Aò, noi eravamo felici così.