marzo 2011.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

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Cultura VITTORIO EMANUELE II: sale al trono del Regno di Sardegna il 23 <strong>marzo</strong> 1849, in seguito all'abdicazione del padre, Carlo Alberto, avvenuta dopo la sconfitta piemontese nella I guerra d'indipendenza. Mantiene in vigore lo Statuto albertino, rispetta i limiti concessi al sovrano dalla carta costituzionale e per questo si guadagna l'appellativo di Re Galantuomo. Pur essendo di sincera fede cattolica, sostiene negli anni Cinquanta la politica antiecclesiastica del governo piemontese e, nonostante i cattivi rapporti personali, asseconda la politica interna ed estera di Cavour. Nel <strong>marzo</strong> del 1861 viene proclamato primo re d'Italia. Trasferitosi con la corte da Torino a Firenze nel 1864, nel 1870, dopo la fine dello Stato Pontificio, si insedia nel Palazzo del Quirinale, a Roma. Vedovo dal 1855 della regina Maria Adelaide di Asburgo- Lorena, sposa morganaticamente la popolana Rosina Vercellana, dopo averla nominata contessa di Mirafiori. Dopo una breve malattia, muore a Roma il 9 gennaio 1878 ed è sepolto al Pantheon. 106ÿ ÿ
MASSIMO D’AZEGLIO: statista e artista versatile piemontese (fu scrittore e pittore). Esprime le sue idee politiche nello scritto Gli ultimi casi di Romagna (1846), in cui denuncia il malgoverno papale. Dopo la sconfitta di Novara, per ordine di Vittorio Emanuele II forma un ministero col compito di porre fine alla guerra con l'Austria. La sua ultima opera, I miei ricordi, apparsa postuma nel 1867, è uno degli esempi migliori della memorialistica risorgimentale e da essa risulta la personalità dell'autore, legato alle tradizioni del suo Piemonte e tuttavia aperto alle esigenze del liberalismo ottocentesco. La sua opera pittorica, soprattutto di paesaggi delicati e malinconici d'ispirazione romantica, è in gran parte conservata nel Museo civico di Torino. 107ÿ ÿ
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