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SUONO n° 478

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Editoriale<br />

di Paolo Corciulo<br />

Se la cultura non si mangia,<br />

chi si mangia la cultura<br />

Fiera e disperata al contempo, la<br />

bionda violinista suona tra le lacrime<br />

e guarda il suo strumento<br />

come si guardano i propri cari quando si<br />

sa che non li si vedrà più: è l’ultimo concerto<br />

dell’Orchestra della TV di Stato Ert, dismessa<br />

come la rete televisiva pubblica greca…<br />

<br />

si salverà, in extremis per l’intervento del<br />

sindaco Renzi che si è impegnato a ricoprire<br />

i buchi di bilancio. Sembra davvero, per dirla<br />

con Tremonti, che “la gente la cultura non<br />

se la può mangiare” e dunque a far cultura<br />

si rischia di morire di fame!<br />

Poco importa, verrebbe da dire, di<br />

fronte a una crisi economica ben<br />

più grave che può passare sopra<br />

<br />

Quest’ultima interpretazione della musica,<br />

sembra quella accreditata a spiegare l’assordante<br />

silenzio sancito dalla sedia vuota,<br />

bianca, lasciata vacante da Papa Francesco<br />

in occasione del concerto dell’Orchestra<br />

nazionale della RAI per l’Anno della<br />

Fede. Come se il Papa abbia ritenuto, nel<br />

suo quasi ossessivo marcare il distacco da<br />

quella chiesa opulenta e lontana dai valori<br />

di povertà e semplicità di S.Francesco, che<br />

arte e fede, musica e spirito non possano<br />

arricchire entrambe l’anima. Se così fosse,<br />

e io spero che non lo sia, Papa Francesco<br />

sbaglierebbe, avvalorando l’ipotesi che l’arte<br />

nelle sue svariate forme di cui la musica è<br />

una delle più immediate (la prima cosa che<br />

fa un bambino per comunicare appena viene<br />

al mondo è emettere il suo grido), è cosa<br />

troppo complessa per l’anima, soprattutto<br />

per quella del popolo.<br />

E in questa bella Italia, dalle tante risorse<br />

mal sfruttate, si aggiungerebbe un altro<br />

tassello ai tanti, tra tutti quello delle risorse<br />

<br />

il nostro paese spende, in media, poco più<br />

di un terzo degli altri), per mantenere quel<br />

“popolo” nell’ignoranza; non si diceva un<br />

tempo che “la religione è l’oppio dei popoli”<br />

Sostituite “religione” con “televisione”,<br />

“Non è che la gente la cultura se la mangia...”<br />

Giulio Tremonti<br />

“predicatori d’accatto” o quel che si vuole<br />

e l’equazione non cambia: può far comodo<br />

mantenere i più nell’ignoranza…<br />

Non è lo scopo di questa rivista che, nel suo<br />

piccolo, tenta invece di svincolarsi dalle<br />

<br />

numero, articolo dopo articolo la realtà in<br />

maniera consapevole e questa consapevolezza<br />

tenta di trasferirla ai suoi lettori anche<br />

loro malgrado, resistendo alla tentazione<br />

di fare quel che è più semplice, di scrivere<br />

quel che ci si vuol sentire dire. Scomoda,<br />

semplicemente spiacevole: è la realtà che<br />

andiamo cercando, lontani dall’oppio e da<br />

ogni forma di ottundimento (o almeno ci<br />

proviamo).<br />

Chi sono io per alzare la mia voce in materia<br />

Nessuno. Ma vi posso dire che in questi giorni,<br />

di fronte alla violinista greca, di fronte<br />

<br />

mi è tornata in mente un’immagine di molti<br />

anni fa: era il 1988 e in occasione dell’IFA di<br />

Berlino mi ritrovai a pernottare nella parte<br />

est della città. Sì, esisteva ancora il Muro e<br />

la stazione della metropolitana che sanciva<br />

la dogana era presidiata da guardie e cani<br />

<br />

Checkpoint Charlie avevo assistito ad una<br />

perquisizione al pullman che mi avrebbe<br />

riportato al di là del Muro (come ogni mattina)<br />

che - anche solo minimamente<br />

- dava l’idea di quel che stava passando<br />

lì la gente. Alla sera, dal lussuoso<br />

ma decadente Grand Hotel<br />

che mi ospitava, mi ero “arrischiato” in una<br />

<br />

spazi grandiosi in contrasto con negozi vuoti<br />

di ogni genere di prodotto, dove era persino<br />

<br />

lire che eri costretto a cambiare in moneta<br />

<br />

qualche fumosa Trabant (queste vetture<br />

erano a due tempi!) e un peso, enorme, lì,<br />

proprio sull’anima…<br />

Su una piazza, enorme e manco a dirlo e vuota,<br />

improvvisamente si riversarono migliaia<br />

<br />

uomini e donne singoli o che si tenevano<br />

per mano. Chiassosi allegri, vitali: erano<br />

appena usciti da un concerto e tutto questo<br />

a me, fece bene all’anima!<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 5

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