ELEMENTI - Il periodico del GSE - Corrente
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”<br />
<strong>Il</strong> caso Libia, l’energia,<br />
l’Italia, l’Europa<br />
I fatti <strong>del</strong>la Libia dimostrano, se ce ne fosse<br />
ancora bisogno, che l’energia è al centro<br />
<strong>del</strong>le strategie per la crescita e lo sviluppo<br />
economico e sociale di una Comunità.<br />
Non ci sarebbe stata alcuna guerra, né<br />
caccia al dittatore Gheddafi, se dietro a tutto non si fosse<br />
celato l’interesse per il greggio libico. Storie solo parzialmente<br />
vere quelle di voler abbattere un regime dittatoriale per far<br />
nascere la democrazia e dare un sistema civile e sociale a un<br />
popolo troppo martoriato dal totalitarismo.<br />
La verità, si sa, è che il petrolio nel mondo comincia a<br />
scarseggiare, ma rimane una materia prima <strong>del</strong>la quale né<br />
oggi, né in un futuro non troppo lontano, si può e si potrà<br />
fare a meno. Gli Stati che ce l’hanno, se lo tengono ben<br />
stretto, stando attenti a non far scemare la loro situazione<br />
di vantaggio strategico su gli altri Paesi. Chi ne ha troppo<br />
e lo vuole vendere ai Paesi più industrializzati che ne hanno<br />
bisogno o, come il nostro, estremamente bisogno, lo fa attraverso<br />
accordi che dal petrolio vanno fino alle cooperazioni di tipo<br />
industriale, volano di lavoro e ricchezza interna per la loro<br />
Comunità, motivo di espansione tecnologia e commerciale<br />
per gli Stati contraenti. Ora, può accadere che la possibilità di<br />
avere percorsi preferenziali per negoziare contratti petroliferi<br />
vantaggiosi, a qualcuno, per motivi strategici, possa non star<br />
poi tanto bene. E allora, non potendo usare misure direttamente<br />
penalizzanti verso uno Stato occidentale e democratico, lo si fa<br />
nei confronti di chi, per tipo di cultura politica, democratico non<br />
è, con il proposito, non troppo celato, di mutare gli equilibri<br />
di acquisto <strong>del</strong> greggio e quanto a essi legato.<br />
È il rischio che potrebbe correre l’Italia, che con la Libia<br />
manteneva accordi vantaggiosi sull’acquisto <strong>del</strong> petrolio come<br />
nessun altro Stato. <strong>Il</strong> che, per una Nazione come la nostra<br />
che non ha nucleare e basa le sue fonti energetiche ancora<br />
in modo rilevante sugli idrocarburi, significava avere importanti<br />
boccate d’ossigeno in termini di risorse energetiche, di risparmio<br />
economico, di esportazioni di tecnologie e di intelligenze.<br />
È chiaro che il pericolo che altre situazioni tipo Libia si<br />
possano sviluppare nel tempo, non è poi troppo fantapolitico.<br />
Allora serve agire con tatto e visione, migliorando situazioni<br />
di forza e operando per rendere forti quelle ancora in fase<br />
di debolezza.<br />
La politica da noi adottata per un più bilanciato mix energetico,<br />
va bene, così come funziona l’accelerazione sulle fonti rinnovabili.<br />
Ma non basta. Occorre fare di più soprattutto in termini<br />
di ricerca e di sviluppo <strong>del</strong>la tecnologia, perché è su questi<br />
terreni che si gioca il futuro di un Pese. L’impulso deve<br />
essere forte, specie nel settore <strong>del</strong>le nuove energie, nel quale<br />
va alimentata la crescita <strong>del</strong>la filiera a esse legata, fondamentale<br />
per l’espansione <strong>del</strong> comparto. Non tralasciando la possibilità<br />
di ideare e attuare un programma nazionale sull’innovazione<br />
energetica, in grado di assegnare, su basi di merito, incentivi<br />
che incoraggino il mondo <strong>del</strong>la produzione, favorendo così<br />
la crescita <strong>del</strong>le capacità tecnologhe, economiche e industriali.<br />
Abbiamo le intelligenze capaci di permetterci il salto di qualità<br />
in tali ambiti. Stimoliamole, sosteniamole, sviluppiamole.<br />
E apriamo alla possibilità di incentivare il risparmio<br />
energetico, e un miglior uso <strong>del</strong> gas e <strong>del</strong> carbone. Con buona<br />
pace di chi ancora ha <strong>del</strong>le perplessità troppo ideologiche su<br />
quest’ultima fonte, in contrasto con il vero interesse <strong>del</strong>la<br />
Comunità. Interesse che, diciamolo in modo chiaro, non può<br />
subire flessioni fino a quando gli Stati <strong>del</strong>la Comunità<br />
Europea si comportano pensando prima ai propri bisogni e<br />
alle proprie necessità e poi, forse, a quelle altrui. Sarà così<br />
fino a quando l’Europa non la smetterà essere una finta<br />
Comunità di popoli, una Patria mercati e mercanti legata<br />
solo da una moneta comune, per divenire una Nazione vera,<br />
capace di condividere potenzialità e risorse naturali,<br />
industriali, intellettuali, tecnologiche ed<br />
economiche, agendo con mutualità e con<br />
quel senso di umanità che alle sue radici<br />
culturali ancora dovrebbero appartenere.<br />
Virgolette di Romolo Paradiso”<br />
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