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n. 249 - Amici di Monte Mario

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MORETTI visto da MORETTI<br />

Una mostra all’Archivio Centrale dello Stato per il centenario della nascita<br />

Casa delle armi o Accademia della scherma al Foro Italico, 1936.<br />

La mostra è la riproposta<br />

aggiornata e arricchita dell’esposizione<br />

autobiografica<br />

realizzata dallo stesso Moretti nel<br />

1971 a Madrid.<br />

Ci sembra <strong>di</strong> vivere in un flash<br />

back un evento straor<strong>di</strong>nario che<br />

avevamo perso, e questo è possibile<br />

grazie alla donazione dell’archivio<br />

Moretti all’Archivio <strong>di</strong> Stato.<br />

Esempio <strong>di</strong> mecenatismo premiato<br />

dalla sollecitu<strong>di</strong>ne con cui gli stu<strong>di</strong>osi<br />

dei Beni Culturali hanno<br />

accolto il dono facendone un giacimento<br />

da cui estrarre nuova cultura.<br />

Prima <strong>di</strong> parlare della mostra soffermiamoci<br />

su una delle più belle<br />

vedute <strong>di</strong> <strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong>: il panorama<br />

in cui si inserisce la strada che<br />

collega piazzale Clo<strong>di</strong>o al quartiere<br />

<strong>di</strong> Belsito. L’idea iniziale, non realizzata<br />

appieno, prevedeva l’attraversamento<br />

sopraelevato della via<br />

Olimpica e l’immissione <strong>di</strong>retta in<br />

viale Mazzini. Una strada è una<br />

strada, ma la Panoramica è nata dal<br />

paesaggio, il progetto sembra una<br />

veduta antica <strong>di</strong> <strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong>, ma<br />

nello stesso tempo è modernissima,<br />

sopraelevata sulla città, rialzata<br />

appena nei declivi dei boschi, lanciata<br />

nello spazio come le scale elicoidali<br />

degli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> Moretti.<br />

Anche in una strada – la più bella <strong>di</strong><br />

Roma – Moretti è autoreferenziale,<br />

si cita, anche una strada ha uno stile<br />

come manufatto architettonico.<br />

Autocitarsi per Moretti non è un<br />

ripetersi ma un ritrovarsi, un pervenire<br />

a quella consapevolezza <strong>di</strong> sé<br />

che è la premessa della creatività.<br />

Si affaccia su questa vallata un villino<br />

particolare che nella tinteggiatura<br />

color ocra si mimetizza nel<br />

bosco, è la palazzina <strong>di</strong> San Maurizio,<br />

anche se quasi nascosta non si<br />

può passare senza ammirarla. È<br />

uno <strong>di</strong> quei regali che i gran<strong>di</strong><br />

architetti fanno alla città.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio si compone <strong>di</strong> sette piani<br />

più l’attico eppure non si impone<br />

con la sua mole, in quel gioco <strong>di</strong><br />

superfici curve che catturano la<br />

luce. Le balconate mai coincidenti,<br />

altra cifra degli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> Moretti,<br />

forse nascono in questa palazzina<br />

(1961-63).<br />

Nella mostra sono presentate opere<br />

comprese in un arco cronologico<br />

che inizia nel 1936 e termina nel<br />

1970. Tralasciamo <strong>di</strong> parlare della<br />

Casa delle armi o Accademia della<br />

scherma, molto nota, essendo una<br />

delle maggiori architetture del<br />

Novecento per la raggiunta sintesi<br />

<strong>di</strong> moderno e <strong>di</strong> classico. Come è<br />

ben evidenziato nella mostra la<br />

cosa più urgente è che sia riportata<br />

a destinazioni compatibili con la<br />

sua incidenza sulla cultura architettonica.<br />

Moretti la sottrasse temporaneamente<br />

alla sua funzione <strong>di</strong><br />

palestra per farne la sede <strong>di</strong> una<br />

grande esposizione, perché era la<br />

sede ideale per una mostra <strong>di</strong> architettura;<br />

tutti i cultori dell’architettura<br />

auspicano che possa <strong>di</strong>ventare un<br />

grande polo culturale, un museo del<br />

design storico, un museo <strong>di</strong> se stesso.<br />

Riportiamo le parole <strong>di</strong> Moretti: “È<br />

il primo e<strong>di</strong>ficio dopo l’età classica<br />

completamente rivestito in marmo<br />

lunense, il contrasto tra le forme<br />

semplici, quasi aride dell’e<strong>di</strong>ficio e<br />

il colore e le auliche suggestioni <strong>di</strong><br />

questa mobilissima pietra che lo<br />

riveste è quanto mai interessante ed<br />

eccitante”; nulla possiamo aggiungere.<br />

In uno scritto precedente (1950)<br />

Moretti aveva parlato <strong>di</strong> genesi <strong>di</strong><br />

forme dalla figura umana, nella<br />

pianta della Casa delle Armi vi è la<br />

figura <strong>di</strong> uno schermitore imprigionato<br />

nei rettangoli della sezione<br />

aurea in cui sono inseriti due corpi<br />

ortagonali dell’e<strong>di</strong>ficio, raccordati<br />

da un sistema <strong>di</strong> collegamenti aperti<br />

e da un corpo ellittico.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio con la sua posizione<br />

comportava il cambiamento del<br />

precedente piano del Foro e così<br />

Moretti avrebbe cambiato non solo<br />

la <strong>di</strong>sposizione degli altri e<strong>di</strong>fici,<br />

ma il concetto stesso del Foro, da<br />

impianto sportivo a Porta nord <strong>di</strong><br />

Roma, collegando il Foro a piazza<br />

Venezia.<br />

“Il Foro <strong>di</strong> un Cesare” avrebbe<br />

detto un giornalista francese in una<br />

famosa intervista dell’epoca.<br />

A tutte le altre realizzazioni <strong>di</strong><br />

Moretti nel Foro è sottesa la figura<br />

del leone simbolo zo<strong>di</strong>acale, simbolo<br />

dell’impero e <strong>di</strong> Ercole, simbolo<br />

dalle valenze infinite, ma il<br />

simbolo non è censurabile.<br />

Rosanna Barbiellini Amidei<br />

Palazzina “San Maurizio” a <strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong> (via Trionfale, primo tornante), 1962.<br />

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