Campi di battaglia: il dibattito sugli OGM - Filosofia ambientale
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nell’applicazione, al <strong>di</strong> fuori dei laboratori <strong>di</strong> ricerca, delle conoscenze tecniche<br />
e scientifiche della cui non pericolosità si abbia una ragionevole certezza.<br />
Questo significa stab<strong>il</strong>ire norme <strong>di</strong> legge che impe<strong>di</strong>scano l’uso e <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio <strong>di</strong><br />
<strong>OGM</strong>, e che tramite un sistema <strong>di</strong> etichettatura rendano edotti i consumatori<br />
della composizione e provenienza del cibo. Lasciare che siano i comitati<br />
scientifici delle gran<strong>di</strong> imprese private a con<strong>di</strong>zionare la politica agricola degli<br />
stati significa negare i principi democratici a cui l’occidente mostra d’ispirarsi<br />
ed attentare al <strong>di</strong>ritto alla salute, all’integrità dell’ambiente e all’informazione,<br />
facendo prevalere le regole del mercato e del profitto sul bene comune. Oltre a<br />
ciò non va sottovalutato l’impatto sociale planetario dell’impiego <strong>di</strong> <strong>OGM</strong> e del<br />
sistema brevettuale che, lungi dal rendere autonomi gli agricoltori ed<br />
ecologicamente sostenib<strong>il</strong>i le loro tecniche, risolvendo al contempo la piaga<br />
della fame, li lega a doppio vincolo alle sorti delle multinazionali sementiere,<br />
<strong>di</strong>sconoscendo <strong>il</strong> loro sapere agricolo, la loro conoscenza delle peculiarità<br />
ambientali e la loro cultura materiale.<br />
Di notevole interesse è <strong>il</strong> parere del Comitato Nazionale <strong>di</strong> Bioetica espresso in<br />
un documento datato 28 maggio 1991 che verte sulla sicurezza delle<br />
biotecnologie. In esso <strong>il</strong> Comitato esprime la necessità <strong>di</strong> estendere la<br />
riflessione sull’agire umano, <strong>di</strong> pertinenza dell’etica, anche alle moderne<br />
strategie <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo. I punti evidenziati riguardano la necessità <strong>di</strong> un<br />
intervento da parte del legislatore in materia <strong>di</strong> sicurezza delle biotecnologie,<br />
che promuova la protezione contro i rischi per l’ambiente e la salute dell’uomo.<br />
Il Comitato riconosce l’esistenza <strong>di</strong> rischi non associati alle tecniche stesse ma<br />
legati ai prodotti interme<strong>di</strong> e finali, auspicando un maggiore impegno<br />
scientifico in aree come l’ecologia per migliorare le nostre capacità previsionali;<br />
riconosce <strong>il</strong> ruolo dell’opinione pubblica nell’accettare le biotecnologie e<br />
incoraggia la massima <strong>di</strong>ffusione dell’informazione; conferisce priorità a quelle<br />
innovazioni che <strong>di</strong>mostrino una evidente ut<strong>il</strong>ità sociale, e ritiene necessario che<br />
vengano garantite misure <strong>di</strong> valutazione del rischio e controllo uniforme.<br />
Inoltre ritiene non etico che sperimentazioni ritenute troppo rischiose in patria<br />
vengano svolte dalle aziende in altri paesi, magari più poveri, stab<strong>il</strong>endo così<br />
una <strong>di</strong>fferente soglia <strong>di</strong> accettab<strong>il</strong>ità del rischio per <strong>di</strong>verse popolazioni umane<br />
(Comitato Nazionale <strong>di</strong> Bioetica, 1991).<br />
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