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Campi di battaglia: il dibattito sugli OGM - Filosofia ambientale

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ut<strong>il</strong>e in natura e ciò che non lo è: attribuisce quin<strong>di</strong> un valore strumentale a<br />

tutte le altre specie, fatta salva quella umana e riduce <strong>il</strong> comportamento <strong>di</strong> tutti<br />

gli organismi viventi ai loro geni, percepiti come al <strong>di</strong> fuori dell’organismo nella<br />

sua interezza (Shiva, 1999).<br />

<strong>OGM</strong><br />

Le biotecnologie cui comunemente si fa riferimento sono quel complesso <strong>di</strong> pratiche<br />

tecnologiche volte ad operare una selezione biologica fondata sullo stu<strong>di</strong>o e manipolazione (non<br />

necessariamente attraverso transgenia o ingegneria genetica) del genotipo <strong>di</strong> un organismo.<br />

Vengono ut<strong>il</strong>izzate in tantissimi settori, da quello <strong>ambientale</strong> a quello zootecnico, farmaceutico,<br />

me<strong>di</strong>co, industriale ed energetico ma in questa analisi si considerano in particolare le<br />

agrobiotecnologie.<br />

Seppure è vero che l’uomo ha sempre operato una selezione nell’ambito dei sistemi viventi<br />

che riteneva funzionali per produrre beni o servizi, questa selezione per ibridazione si è sempre<br />

basata sullo stu<strong>di</strong>o del fenotipo già costituito e non sul patrimonio genetico della struttura in<br />

formazione. Questa <strong>di</strong>fferenza stab<strong>il</strong>isce <strong>il</strong> confine tra le antiche e moderne biotecnologie:<br />

l’ingegneria genetica non è un’estensione degli incroci naturali perché non si fonda sulla<br />

riproduzione sessuale (Smith, 2004). In particolare, le antiche biotecnologie si basano sulla<br />

variab<strong>il</strong>ità naturale <strong>di</strong> una popolazione, o indotta me<strong>di</strong>ante mutagenesi (come nel caso del<br />

grano “creso”, ottenuto per esposizione del grano a ra<strong>di</strong>azioni e oggi ampiamente <strong>di</strong>ffuso), o<br />

attraverso incrocio e selezione; mentre quelle moderne fanno uso delle tecniche <strong>di</strong> ingegneria<br />

genetica basata sul DNA ricombinante e sulla fusione cellulare.<br />

A partire dagli anni Sessanta, furono scoperti meto<strong>di</strong> che consentivano <strong>di</strong> “tagliare” <strong>il</strong> DNA e<br />

unire fra loro frammenti <strong>di</strong> specie f<strong>il</strong>ogeneticamente anche molto <strong>di</strong>stanti: in tal modo si può<br />

trasferire nella cellula ospitante <strong>di</strong> un determinato organismo geni che sv<strong>il</strong>uppino le<br />

caratteristiche desiderate. Attraverso l’introduzione mirata nel genoma <strong>di</strong> geni che controllano i<br />

caratteri ricercati si possono accelerare notevolmente i tempi <strong>di</strong> selezione e la precisione del<br />

risultato. Le biotecnologie dette <strong>di</strong> prima generazione sono quelle che hanno un marcato<br />

interesse in ambito agronomico, come la resistenza a parassiti e la tolleranza a erbici<strong>di</strong>. Nelle<br />

piante è possib<strong>il</strong>e compiere questa operazione a partire da una cellula qualsiasi e non<br />

necessariamente durante la fase <strong>di</strong> riproduzione o sv<strong>il</strong>uppo, come invece è necessario negli<br />

animali. Per trasferire geni nelle cellule vegetali si fa ricorso a tre <strong>di</strong>fferenti tecniche:<br />

? Agrobacterium tumefaciens, un batterio esistente in natura capace <strong>di</strong><br />

trasferire materiale genetico;<br />

? tecniche biolistiche, attraverso le quali vengono sparati nella cellula<br />

proiett<strong>il</strong>i <strong>di</strong> oro o tungsteno ricoperti <strong>di</strong> DNA trasformante;<br />

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