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www.lugano.ch<br />

www.ti.ch<br />

www.ticinohelp.ch<br />

IL CASO LUGANO<br />

dalla prima pagina<br />

IL “LIBERO<br />

COMMERCIO”<br />

E LE PAURE<br />

LILLO ALAIMO,<br />

direttore responsabile<br />

N<br />

egli anni Trenta, quando<br />

la crisi finanziaria americana<br />

si trasformò in un<br />

decennio di depressione globale<br />

seguito da una cruenta guerra, e<br />

ora col terremoto provocato da<br />

una finanza (leggi banche e dintorni)<br />

famelica e senza etica. La<br />

depressione mondiale che seguì<br />

la crisi del ‘29, secondo gli economisti<br />

fu determinata dall’insorgere<br />

del protezionismo. Gli Stati<br />

e le loro economie, assalite dalla<br />

paura e dal panico, si chiusero a<br />

riccio. Oggi il pericolo è dietro<br />

l’angolo. E qualche giorno fa dal<br />

Forum di Davos l’appello contro<br />

il protezionismo è risuonato più<br />

forte che mai.<br />

C’è un filo rosso, scrive l’economista<br />

e collaboratrice del Caffè<br />

Loretta Napoleoni, che lega gli<br />

inglesi che scioperano contro gli<br />

italiani e le manifestazioni xenofobe<br />

che si sono abbattute negli<br />

ultimi giorni in Italia. La globalizzazione<br />

spaventa. Fa paura l’economia<br />

globalizzata così come intimoriscono<br />

il “diverso” e le diversità.<br />

In questi mesi di crisi Cina e Russia<br />

hanno attaccato la politica<br />

economica americana (“incapaci<br />

di guidare il mondo”). E da<br />

oltre Oceano la risposta non si è<br />

fatta attendere. Il pacchetto di rilancio<br />

del presidente Obama<br />

contiene clausole pericolose per<br />

mezzo mondo. Un grande piano<br />

di investimenti in opere pubbliche,<br />

ma con forniture, soprattutto<br />

acciaio, rigorosamente<br />

made in Usa. “Buy American”,<br />

dunque, e i partner commerciali<br />

degli Stati Uniti iniziano a tremare.<br />

L’innalzamento di nuove<br />

barriere commerciali, questo sì,<br />

rischia di trasformare la crisi in<br />

qualcosa di più complesso e duraturo.<br />

Alle barriere economiche<br />

seguirebbero quelle sociali. La<br />

paura di chi proviene da lontano,<br />

il timore del “diverso”, il terrore<br />

che “altri” possano mettere a rischio<br />

le nostre povere o ricche<br />

cose generano mostri indescrivibili.<br />

Mezzo secolo fa accadde.<br />

Ogni nazione trovò un “diverso”<br />

da perseguitare, da combattere.<br />

Il periodo d’oro - del quale non<br />

tutti nel mondo industrializzato<br />

hanno comunque beneficiato -<br />

ha subìto una battuta d’arresto.<br />

O forse è finito. Restano però i<br />

vantaggi del “libero scambio”, i<br />

benefici del “libero commercio”,<br />

della concorrenza globalizzata e<br />

proiettata in piccole realtà come<br />

quella in cui viviamo. Nel 2007 la<br />

Svizzera ha esportato verso i<br />

Paesi dell’Unione europea beni<br />

per un valore di 124 miliardi di<br />

franchi. Attualmente 400 mila<br />

cittadini svizzeri vivono e lavorano<br />

nell’Ue. E sia il “libero scambio”,<br />

sia la “libera circolazione”<br />

non possono essere considerate<br />

un meccanismo a somma zero,<br />

in cui le “esportazioni” (prodotti<br />

e persone) di un Paese rubano<br />

posizioni e posti di lavoro ad un<br />

altro. La somma è e dev’essere<br />

sempre positiva. Ognuno produce<br />

ciò che meglio sa fare e proprio<br />

per ciò lo può vendere a<br />

prezzi competitivi. Ed ecco che a<br />

beneficiarne sono tutti. Chi<br />

esporta, chi importa e il consumatore<br />

che acquista.<br />

“Libero scambio”, “libera circolazione<br />

delle persone” - in altre parole<br />

concorrenza e diversità culturali<br />

- sono state e sono il sale<br />

della crescita economica e sociale<br />

del mondo. Ma ora, ora che<br />

la giostra s’è fermata sono pericolose<br />

le spinte a fare passi indietro,<br />

nella sciocca convinzione<br />

che il protezionismo possa conservare<br />

quel po’ di ricchezza rimasta.<br />

I pericoli sono grandi.<br />

Dalla difesa del proprio continente<br />

si passa a quella del proprio<br />

Paese e da qui a quella del<br />

Cantone, della regione, della città<br />

(che gli asilanti entro ventiquattr’ore<br />

spariscono dal nostro territorio!,<br />

ha intimato Lugano l’altro<br />

giorno).<br />

Dalla globalizzazione alle tribù,<br />

teme Loretta Napoleoni. Ma i “diversi”,<br />

gli “altri” da lasciar fuori<br />

dalla porta, domani potremmo<br />

essere noi. alaimo@caffe.ch<br />

Faccia a faccia<br />

LUGANO<br />

CAPITALE<br />

“Il governo non capisce<br />

il nostro ruolo trainante”<br />

“Gli interessi della città<br />

non vadano a scapito di altri”<br />

LIBERO D’AGOSTINO<br />

Fotoservizio C. REGUZZI (Ti-Press)<br />

Giorgio Giudici,<br />

sindaco di Lugano<br />

e, nella comune<br />

opinione,<br />

sesto consigliere<br />

di Stato; Marco<br />

Borradori, presidente del governo,<br />

e per molti unico e possibile<br />

successore di Giudici alla<br />

guida di Palazzo Moraglia.<br />

Come vivete questo doppio<br />

ruolo?<br />

Borradori: “A Lugano<br />

adesso c’è un sindaco che va<br />

benissimo e da cui come luganese<br />

mi sento molto ben rappresentato.<br />

Dunque, sin che c’è<br />

Giudici… Certo, in prospettiva<br />

sarebbe interessante fare il sindaco,<br />

ho cominciato qui la mia<br />

carriera politica e sarebbe bello<br />

finirla anche qui. Ma non vivo<br />

un doppio ruolo. Mi sento solo<br />

un ministro. Sindaco e consigliere<br />

di Stato hanno responsabilità<br />

simili nel servire i cittadini,<br />

ma cambia la scala su cui<br />

si lavora, comune e cantone.<br />

Come ministri siamo confrontati<br />

con bisogni e interventi diversi,<br />

cercando di salvaguardare<br />

sempre il giusto equilibrio.<br />

Dunque ad ognuno il suo<br />

mestiere. Certamente concertazione<br />

e collaborazione con<br />

Lugano sono più che mai necessarie”.<br />

Giudici: “ Neanche io vivo<br />

questo doppio ruolo, mi limito<br />

solo a svolgere i compiti che i<br />

cittadini mi hanno affidato.<br />

Apprezzo molto che in governo<br />

ci sia un luganese come Borradori,<br />

il che ci consente un dialogo<br />

diretto con Bellinzona su<br />

tanti problemi. Francamente<br />

mi piacerebbe se Borradori restasse<br />

in consiglio di Stato”<br />

La forza finanziaria, lo sviluppo urbano, i grandi progetti e il<br />

peso politico. Lugano capitale economica, certo. Ma forse<br />

anche la vera capitale politica del Ticino. Nodo e snodo di<br />

tanti problemi, dal risanamento finanziario ai rapporti tra<br />

governo e comuni, dalla politica di sicurezza, alla<br />

rappresentanza all’estero del cantone, che viene sempre più<br />

identificato non con Bellinzona o Locarno, ma con Lugano.<br />

Tra Piazza della Foca e Piazza Riforma gli attriti non<br />

mancano: là si decide con i vecchi tempi della politica, qui<br />

con quelli di un polo urbano in forte crescita, con i ritmi<br />

dell’unica vera città del Ticino e in piena espansione. Con un<br />

municipio spesso diviso al suo interno, ma assai compatto<br />

quando si tratta di far valere le ragioni della città a Bellinzona.<br />

Un esecutivo dal forte potere condizionante per tutto il Ticino,<br />

che si profila come il governo ombra del Cantone, e un<br />

sindaco, Giorgio Giudici, che conta e decide come un<br />

consigliere di Stato.<br />

(1.continua)<br />

Lugano capitale economica<br />

del Cantone e il Municipio<br />

come governo ombra del cantone?<br />

Borradori: “Il rapporto tra<br />

Bellinzona e Lugano è molto<br />

chiaro. Governo ombra no, capitale<br />

economica sì. La città ha<br />

una massa critica, un dinamismo<br />

e una forza finanziaria tali<br />

per cui è sicuramente un interlocutore<br />

privilegiato, ma non<br />

da privilegiare. Il Cantone ha<br />

bisogno di Lugano e viceversa.<br />

Proprio perché riconosciamo<br />

questo, Lugano è stato l’unico<br />

Comune inviato dalla task<br />

force governativa per approfondire<br />

le misure anticrisi. Io<br />

ammiro la concretezza e la rapidità<br />

dei processi decisionali<br />

di Lugano. Il Cantone non<br />

vuole certo fermare la locomotiva<br />

luganese. Sono consapevole<br />

che una strategia di sviluppo<br />

cantonale deve passare<br />

sulla direttrice della città, che è<br />

l’anello forte della catena, ma<br />

come governo dobbiamo tutelare<br />

anche gli anelli più deboli”.<br />

Giudici: “ Non siamo un governo<br />

ombra, forse è il nostro<br />

peso, la nostra dinamicità che<br />

ci fa sembrare tali. Sappiamo di<br />

essere cresciuti tanto e ciò ci<br />

angoscia anche, poiché in questo<br />

Paese che fa non viene premiato,<br />

non è un esempio da<br />

imitare. Pensavamo che il nostro<br />

modello fosse uno stimolo,<br />

invece è recepito con disagio.<br />

Abbiamo una capacità propulsiva<br />

che non fa rallentare e ciò<br />

a tanti dispiace. Ma bisognerebbe<br />

ricordarsi che il vero motore<br />

del Ticino sono le aggregazioni<br />

urbane, le città-agglomerato<br />

sono un vero laboratorio e<br />

qui che s’impara. Mi auguro<br />

Gli scontri<br />

LA NUOVA LUGANO<br />

Una suggestiva immagine<br />

panoramica notturna di Lugano<br />

RE E PRESIDENTE FACCIA A FACCIA<br />

Alcuni momenti dell’incontro<br />

tra Giudici e Borradori a Lugano con il<br />

capo redattore del Caffè, D’Agostino<br />

che anche a livello di amministrazione<br />

cantonale, di funzionariato,<br />

si capisca questa<br />

nuova realtà, ma purtroppo ci<br />

scontriamo spesso con una logica<br />

e un approccio che sono<br />

rimasti immutati”.<br />

Manovra finanziaria, compensazione<br />

intercomunale, asilanti,<br />

politica regionale, i motivi<br />

d’attrito tra Piazza riforma<br />

e Piazza della Foca non<br />

mancano mai. E’ così difficile<br />

trovare un terreno d’accordo,<br />

un punto di equilibrio?<br />

Borradori: “ In momenti<br />

difficili gli attriti sono quasi<br />

inevitabili, la coperta e piccola<br />

e ogni centro, ogni comune<br />

cerca di tirarla dalla sua parte.<br />

Dalla manovra finanziaria alla riforma della polizia, i no a Piazza della Foca<br />

Se Palazzo Moraglia alza la voce<br />

Bellinzona fa marcia indietro<br />

Palazzo Moraglia dice alt e dalla tolda in<br />

Piazza della Foca si fa indietro tutta. Tanto<br />

per restare agli episodi più recenti: per<br />

stoppare la manovra finanziaria, e ripiegare su<br />

un bilancio preventivo di contenimento, è scattato<br />

il no di Lugano, che ha dato il là all’opposizione<br />

di tutti gli altri comuni. Una rottura clamorosa<br />

che ha condizionato le mosse successive del<br />

consiglio di Stato che ha dovuto tenere in maggiore<br />

considerazione le esigenze dei Comuni.Ma<br />

in piazza Riforma si è anche arenata la riorganizzazione<br />

della polizia col corpo unico della<br />

Polcantonale. Che dire poi del recente ultimatum<br />

del sindaco Giorgio Giudici al cantone sul<br />

trasferimento degli asilanti dal garni di via Nassa.<br />

Anche in questo caso tra critiche e polemiche il<br />

governo ha dovuto innestare la retromarcia. Con<br />

le aggregazioni comunali Lugano è diventata una<br />

cita di oltre 56 mila abitanti e vuole contare in<br />

La città difende un interesse<br />

compatto e chiaro, mentre noi<br />

come governo dobbiamo cercare<br />

soluzione equilibrate per<br />

tutto il Ticino. Ma con Lugano<br />

non si sono solo attriti, stiamo<br />

lavorando molto bene assieme,<br />

ad esempio, per il piano dei<br />

trasporti, un tassello chiave per<br />

il futuro della regione. Credo<br />

modo rispondente alla sua forza economica,<br />

progettuale e al suo peso politico. Inevitabili le<br />

frizioni con il governo e l’apparato amministrativo<br />

cantonale, a cui si rimprovera spesso di ragionare<br />

secondo vecchie logiche che non tengono<br />

conto delle esigenze di un agglomerato in<br />

forte crescita. Ma i rapporti di forza con l’unico<br />

e vero polo urbano del Ticino, non si misurano<br />

solo sull’asse amministrativo con Bellinzona. Dal<br />

Sul Ceresio passa anche la faglia che nei mesi scorsi<br />

ha diviso il maggiore partito ticinese, il Plr, con<br />

contraccolpi su tutta la vita politica e amministrativa<br />

Ceresio passa anche la faglia che nei messi scorsi<br />

ha diviso il più importante partito del Cantone,<br />

il Plr con lo scontro tra i lib-lug, capitanati da<br />

Giudici, e l’ala radicale del partito. Scontro che<br />

inevitabilmente si è riflesso su tutta la politica<br />

cantonale, con un successivo e forte sbandamento<br />

elettorale del partitone. Insomma, sull’equilibrio<br />

tra Bellinzona e Lugano pare giocarsi<br />

il futuro del Ticino.<br />

l.d.a.

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