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IL CAFFÈ 8 febbraio 2009<br />
27<br />
nel<br />
MONDO<br />
AMERICA<br />
Sono il principale<br />
Paese donatore<br />
dell’agenzia<br />
dell’Onu per i<br />
rifugiati con un<br />
finanziamento<br />
annuale di 322,7<br />
milioni di dollari.<br />
AUSTRIA<br />
In proporzione<br />
alla popolazione<br />
è tra i Paesi con<br />
il più alto numero<br />
di domande<br />
d’asilo. Oltre<br />
20mila richieste<br />
l’anno.<br />
GIAPPONE<br />
Nel 2008 sono<br />
state registrate<br />
816 richieste di<br />
riconoscimento<br />
dello stato di<br />
rifugiato, di cui 500<br />
solo da Myanmar.<br />
41 l’hanno<br />
ottenuto.<br />
ITALIA<br />
Nel 2008 il numero<br />
dei richiedenti<br />
l’asilo è triplicato<br />
dal 2005,<br />
passando da<br />
9’346 a 27mila<br />
domande.<br />
Raddoppiati dal<br />
‘97 gli immigrati.<br />
REGNO UNITO<br />
Dopo il numero<br />
record di 110mila<br />
e 700 domande<br />
di asilo nel 2002,<br />
il governo inglese<br />
ha adottato una<br />
linea dura contro<br />
i rifugiati.<br />
FRANCIA<br />
Con circa 50mila<br />
domande stimate<br />
ogni anno figura<br />
tra i Paesi europei<br />
che riceve<br />
mediamente il<br />
maggior numero<br />
di domande<br />
d’asilo.<br />
GERMANIA<br />
Stando alle stime<br />
dell’agenzia Onu<br />
dei rifugiati, con la<br />
Norvegia e la<br />
Svezia ospita oltre<br />
7 rifugiati ogni<br />
mille abitanti.<br />
EUROPA<br />
Attualmente in<br />
Europa le persone<br />
che rientrano nel<br />
mandato<br />
dell’agenzia Onu<br />
dei rifugiati sono<br />
più di 3,4milioni.<br />
segue dalla pagina accanto<br />
lavoro dove lascia il figlio? Chi è<br />
qui da poco non conosce nessuno,<br />
deve reinventarsi una vita”.<br />
Non tutti sanno che il Cantone offre<br />
qualche posto di lavoro provvisorio,<br />
un ponte tra la richiesta<br />
d’asilo e la risposta da Berna.<br />
Tekne, Brhane e le donne ospitate<br />
a Bellinzona non sanno che esiste<br />
questa possibilità. Scuotono la testa<br />
quando glielo dici, fanno capire<br />
che si informeranno. Hanno<br />
ventun franchi alla settimana,<br />
come li spendono? Lamette per la<br />
barba, un panino, il ricambio di<br />
biancheria comprata nei grandi<br />
magazzini. Un the caldo, la bevanda<br />
più diffusa nel loro paese<br />
(dove il massimo della trasgressione<br />
è un boccale di Birra Melotti,<br />
con fabbrica alla periferia di<br />
Asmara, costruita ai tempi della<br />
colonia italiana), se la possono<br />
concedere raramente.<br />
Poi nella stanza d’hotel si ricomincia<br />
a pensare: a Berna e alla<br />
risposta che non arriva, all’Eritrea<br />
lontana, ma soprattutto “ai familiari<br />
che chissà se rivedremo”. Essere<br />
asilante vuol dire anche questo:<br />
tagliarsi i ponti alle spalle,<br />
chiudere con il passato, e non sapere<br />
se il futuro sarà generoso. Il<br />
presente invece è una strada di<br />
Bellinzona ancora imbiancata<br />
dalla neve sotto un cielo carico di<br />
nuvole.<br />
mspignesi@caffe.ch<br />
L’esperto<br />
L’intervista<br />
Tanti i macigni sulla vita dei richiedenti l’asilo<br />
‘Tra incertezza e precarietà<br />
l’integrazione è impossibile’<br />
La lingua, i documenti, l’incertezza<br />
dell’iter amministrativo e quella incombente<br />
sensazione di non avere<br />
alcuna possibilità di integrarsi. Sono<br />
tanti, per Gianluigi Galli, responsabile del<br />
Centro di documentazione e ricerca sulla<br />
migrazione della Supsi di Lugano, i macigni<br />
che pesano sulla vita dei richiedenti<br />
asilo nel cantone e che si traducono nell’impossibilità<br />
di tracciare qualsiasi progetto,<br />
per quanto a breve periodo, della<br />
loro vita. “L’incertezza sull’esito della<br />
procedura rende impossibile qualsiasi<br />
progetto d’integrazione e le più penalizzate,<br />
ancora una volta, sono le donne che,<br />
spesso, hanno una condizione di doppio<br />
impegno: sia domestico, sia nella cura dei<br />
figli - commenta Galli -. Paradossalmente,<br />
però, sono proprio le donne<br />
quelle che hanno più possibilità di trovare<br />
lavoro, magari part-time, in tutte<br />
quelle attività che le ticinesi non fanno<br />
più da tempo”.<br />
Dopo il primo periodo nei centri di accoglienza<br />
della Croce rossa, se non respinti,<br />
i richiedenti l’asilo nel giro di sei mesi -<br />
secondo la velocità della procedura - possono<br />
lavorare. “Possono farlo sia quelli<br />
con permesso N, i rifugiati dallo statuto<br />
riconosciuto, sia quelli con permesso F,<br />
provvisorio, che sono la stragrande maggioranza<br />
- aggiunge Galli -. È quello che<br />
una volta veniva chiamato ‘permesso<br />
umanitario’. Il primo problema è la lingua,<br />
che diventa un vero impedimento se<br />
si hanno figli in età scolare, ma anche<br />
nella ricerca di un lavoro. Un ruolo importante<br />
lo svolgono i mediatori interculturali,<br />
soprattutto nella prima fase dell’accoglienza”.<br />
Galli sottolinea, comunque,<br />
che la perenne condizione di precarietà<br />
nel soggiorno non permette di fare<br />
progetti di nessun tipo, dalla scuola dei figli<br />
fino alle cure sanitarie prolungate. “Per<br />
tacere del dramma dei documenti, senza<br />
i quali non rientri nemmeno nell’iter procedurale<br />
- spiega -. Senza la possibilità di<br />
dimostrare origini, provenienza e condizione<br />
di vittima sei automaticamente un<br />
‘Nem’, un ‘non entrato in materia’. E di<br />
questi nessuno se ne occupa seriamente;<br />
il concetto è quello del ‘come sono entrati<br />
escono’. L’assistenza è minimizzata e non<br />
copre i pasti giornalieri, va da sè che<br />
senza documenti gli Stati vicini non possono<br />
accettarli e quella studiata come<br />
una misura di dissuasione diventa letale.<br />
In questa situazione, infatti, non dico che<br />
diventa un incentivo a delinquere, ma sicuramente<br />
è una spinta alla clandestinità,<br />
all’illegalità”.<br />
e.r.b.<br />
“Dobbiamo strapparli dalla strada”<br />
Fra Martino Dotta: “La cosa principale? Oggi è farli lavorare”<br />
‘‘<br />
“Il problema è strapparli dalla<br />
strada”. Fra Martino Dotta,<br />
da sempre in prima fila nei<br />
progetti di solidarietà, ha le idee ben<br />
chiare: “Gli asilanti arrivano qui e<br />
sono soli, fuggono da un passato<br />
fatto di fame, guerre e miseria. Arrivano<br />
in una realtà che non conoscono,<br />
devono fare i conti con una<br />
lingua che non conoscono. Bisogna<br />
creare strutture d’occupazione, tenerli<br />
impegnati, altrimenti trascorrono<br />
le loro giornate a girovagare e<br />
quando una persona non conosce<br />
nessuno si aggrappa al primo che<br />
incontra. Spesso sbagliando, spesso<br />
venendo a contatti con delinquenti”.<br />
Il frate direttore di Sos Ticino<br />
sta già lavorando in questa direzione.<br />
“L’ideale sarebbe avere locali<br />
dove gli asilanti possano lavorare,<br />
magari un giardino, un orto da<br />
coltivare. Tante volte sono loro stessi FRA MARTINO<br />
a chiederlo, a domandare di poter DOTTA<br />
fare qualcosa. Noi gli offriamo qualche<br />
alternativa e in realtà oggi esiste di Sos Ticino<br />
Il direttore<br />
anche una legge che ce lo permette”.<br />
Nella prima fase dell’accoglienza<br />
un ruolo importante lo svolgono<br />
gli intermediatori interculturali<br />
Sino al 2007 per un richiedente<br />
l’asilo era impossibile lavorare. Dall’anno<br />
scorso può invece ottenere<br />
un permesso N e svolgere, anche<br />
con una procedura d’asilo in corso,<br />
Loro stessi chiedono di produrre.<br />
I posti sono un centinaio, mentre<br />
le domande quattro volte superiori<br />
una propria attività. “Sono Municipi,<br />
compreso quello di Lugano, società<br />
e aziende municipalizzate, a<br />
offrire i posti. Ma sono pochi rispetto<br />
alla domanda, complessivamente<br />
nel nostro cantone sono un<br />
centinaio, mentre le domande sono<br />
tre, quattro volte superiori”, aggiunge<br />
Fra Martino.<br />
Ma intanto vanno via dalla strada.<br />
“In più, oltre l’indennità d’assistenza,<br />
hanno anche tre franchi all’ora.<br />
Una paga simbolica, uno stimolo<br />
a lavorare, un segnale educativo<br />
che secondo me è importante.<br />
Intanto con pochi soldi si possono<br />
evitare costi sociali altissimi, si fa<br />
prevenzione perché con questo sistema<br />
vengono neutralizzati gli effetti<br />
negativi del far niente, quando<br />
è facile cadere nella trappola dello<br />
spaccio o della delinquenza”, aggiunge<br />
ancora il direttore di Sos Ticino.<br />
“Pochi stranieri che arrivano<br />
da noi lo sanno però, anche perché<br />
la legge ha appena un anno. Comunque<br />
quando noi li accogliamo<br />
gli spieghiamo che possono mettersi<br />
in lista d’attesa per un lavoro. E<br />
gli raccomandiamo d’avere pazienza:<br />
i tempi sono lunghissimi”.<br />
Il fattore educativo segnalato da Fra<br />
Martino è particolarmente importante.<br />
“Se uno si abitua a non far<br />
nulla, lo so per esperienza, poi è più<br />
difficile inserirlo. Dobbiamo pensare<br />
che spesso abbiano a che fare<br />
con ragazzi giovani, che hanno i<br />
problemi e vivono le contraddizioni<br />
della loro età, oltre a tutti i drammi<br />
che si portano dietro”.<br />
m.sp.<br />
SALA<br />
D’ATTESA<br />
Cuori in ballo<br />
il sabato sera<br />
tra Aureli e Imperatori<br />
INTESA galeotta a “Ballando con le<br />
stelle”, Rai1, il sabato sera. I cuori<br />
in ballo sarebbero quelli di Emanuela<br />
Aureli (35) e Roberto Imperatori<br />
(27). Tra la popolare imitatrice<br />
e il maestro di ballo sembra<br />
essere scoccata la scintilla. “In lei<br />
vedo una donna bella e sensuale,<br />
quando ci esibiamo provo sempre<br />
un brivido”, spiega lui. Lei, più<br />
pragmatica e molto meno romantica:<br />
“Se son rose fioriranno”.<br />
Dichiarazione d’amore<br />
della splendida<br />
Valeria Mazza<br />
VALERIA Mazza (36) presenta la<br />
sua bella famiglia: quattro figli.<br />
“Sono la ragione della mia vita. Mi<br />
hanno resa più saggia, migliore”,<br />
confida la splendida top model<br />
argentina, legata da diciotto anni<br />
al manager Alejandro Gravier. E<br />
aggiunge: “Lo sceglierei ancora<br />
diecimila volte!”. L’avrebbe conquistata<br />
con la sua simpatia e la<br />
sua sicurezza. Beh, davvero fortunata.<br />
Miiiii, che invidia!<br />
Belen Rodriguez<br />
si mette a nudo,<br />
ma solo a puntate<br />
PER LA serie “Grandi esclusive” di<br />
Chi è il turno dell’affascinante<br />
24enne Belen (che in spagnolo<br />
vuol dire presepio...). Si concede,<br />
in un “memoriale” a puntate.<br />
“Tutto quello che non sapete di<br />
me”. Una miniera di informazioni<br />
vitali: ha una rosa tatutata dietro la<br />
nuca, il primo bacio a 14anni, la<br />
prima volta a 16 (“non mi mancava<br />
nulla”...), la dimestichezza<br />
con i lavori pratici…