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@<br />

www.santuarioloreto.it<br />

www.aiazzone.it<br />

www.catt.ch<br />

www3.ti.ch/DI<br />

CRONACA<br />

IL CAFFÈ 8 febbraio 2009<br />

9<br />

L’arcivescovo di Loreto, ex sacerdote in Ticino e morto un anno fa, al centro di un giallo su 11 milioni di euro svaniti nel nulla<br />

Quel tesoro<br />

scomparso<br />

di monsignor<br />

Gianni Danzi<br />

LIBERO D’AGOSTINO<br />

È morto nell’ottobre di due anni fa<br />

con un cruccio nel cuore e un’ombra<br />

pesante sulla sua vita terrena.<br />

All’arcivescovo Gianni Danzi, il<br />

monsignore di Comunione e Liberazione<br />

così ben ben radicato<br />

nella diocesi di Lugano dove ha<br />

cominciato il suo sacerdozio, quegli<br />

11 e passa milioni di euro scoparsi<br />

dalle casse della Delegazione<br />

pontificia di Loreto, di cui era responsabile,<br />

hanno avvelenato gli<br />

ultimi anni dell’esistenza. Spariti<br />

nel nulla. Con una triangolazione<br />

tra Italia, Svizzera e Brasile, il tesoro<br />

accumulato anche grazie anche<br />

ai soldi versati dai pellegrini al<br />

famoso Santuario, sarà probabilmente<br />

finito nei forzieri di qualche<br />

paradiso fiscale e bruciato in<br />

investimenti sbagliati, ma senza<br />

lasciare tracce utili per gli ispettori<br />

degli Affari economici della Santa<br />

sede. Che fine abbiano fatto quei<br />

soldi è ancora un mistero. Qualche<br />

settimana fa era rimbalzata la<br />

notizia che il tesoro era stato ritrovato<br />

nelle isole Cayman e recuperato<br />

quasi interamente. “Non abbiamo<br />

nessun riscontro su questa<br />

informazione” dice al Caffè Claudio<br />

Quattrini, segretario della Delegazione<br />

pontificia di Loreto.<br />

Resta, dunque, aperto il giallo cominciato<br />

qualche anno fa quando<br />

di scopre il grosso ammanco nel<br />

bilancio della Delegazione pontificia<br />

marchigiana, affidata a Danzi<br />

da papa Wojtyla con l’arcivescovado<br />

di Loreto. Di certo c’è che<br />

erano stati ritirati 5 milioni di euro<br />

dalla Cassa di risparmio di Loreto,<br />

3,2 dal Credito cooperativo di Camerano<br />

e altrettanti da un’altra<br />

banca, oltre 11 milioni di euro che<br />

passano su un conto dell’Unicredit<br />

di Milano. Secondo quanto<br />

scrive il settimanale italiano Panorama,<br />

l’arcivescovo Danzi aveva<br />

disposto il trasferimento dei soldi<br />

su consiglio del suo consulente finanziario<br />

Marco Bossio, un personaggio<br />

con qualche trascorso inquietante,<br />

visto che nel ’94 era<br />

stato al centro di un crac finanziario<br />

per cui era stato arrestato con<br />

Polemiche dopo la rinuncia di René Schweri all’acquisto e alla ristrutturazione per 60 milioni dello storico albergo locarnese<br />

Una complessa triangolazione<br />

finanziaria tra Italia, Svizzera e Brasile.<br />

Ma poi dei soldi si perde ogni traccia<br />

l’accusa di bancarotta fraudolenta<br />

e falso in bilancio. Probabilmentee<br />

era lui il distinto signore che<br />

ogni weekend arrivava a Loreto,<br />

parcheggiava la sua Jaguar in<br />

piazza della Madonna e andava a<br />

fare visita all’arcivescovo Danzi.<br />

Fatto sta che gli 11 milioni dall’Unicredit<br />

di Milano arrivano in<br />

Svizzera e da qui, attraverso diverse<br />

transazioni, pare siano approdati<br />

in Brasile per poi scomparire<br />

del tutto in qualche paradiso<br />

fiscale. Il caso scoppia nel 2006: il<br />

segretario di Stato del Vaticano,<br />

Tarcisio Bertone, intima a Danzi,<br />

di recuperare i capitali depositati<br />

all’estero. Solo che gli 11 milioni<br />

GRAND HOTEL<br />

Lo storico<br />

albergo<br />

“Grand Hotel<br />

Locarno”<br />

a Muralto<br />

Ti-Press<br />

Le valanghe<br />

erano svaniti nel nulla. L’arcivescovo,<br />

il cui nome diventerà noto<br />

al grande pubblico soprattutto per<br />

la sua discussa amicizia con l’ex<br />

direttore della Juve, Luciano<br />

Moggi, protagonista dello scandalo<br />

di calciopoli, si rende conto<br />

che aveva perso tutto. Poche settimane<br />

fa sembra aprirsi uno spiraglio:<br />

le agenzie lanciano la notizia<br />

Una nevicata da record<br />

fa una vittima a Osogna<br />

Slavine<br />

a Cardada<br />

Le forti nevicate<br />

di questi ultimi giorni<br />

hanno provocato<br />

delle slavine anche<br />

a Cardada.<br />

Danneggiati due<br />

piloni della<br />

principale sciovia<br />

che collega Cardada<br />

con Cimetta, travolti<br />

da un ingente<br />

massa di neve.<br />

IL MONSIGNORE E LA CATTEDRALE<br />

Monsignor Gianni Danzi, che<br />

avrebbe depositato 11 milioni di<br />

euro in paradisi fiscali; qui sopra,<br />

il santuario di Loreto<br />

Le abbondanti nevicate, che hanno raggiunto il metro<br />

e quaranta centimetri ad Airolo, hanno bloccato<br />

molti comuni dell’Alto Ticino. E nella notte tra venerdì<br />

e sabato un ragazzo di 23 anni di Giubiasco è<br />

morto sulla A2 all’altezza di Osogna dopo aver urtato<br />

uno spazzaneve che procedeva in direzione di Biasca.<br />

Il 23enne era ancora vivo quando sono arrivati i<br />

soccorritori, ma le condizioni in cui versava l’automobilista<br />

erano così gravi che il ragazzo è morto sul<br />

posto dopo pochi minuti.<br />

Le abbondanti precipitazioni hanno isolato la Val Bedretto<br />

e la Mesolcina è paralizzata. In alcune valli del<br />

Locarnese ci sono problemi con la rete elettrica,<br />

mentre a Cardada due piloni sono stati spazzati via<br />

dalla neve. Le precipitazioni di venerdì e sabato<br />

hanno elevato notevolmente il grado di pericolo di<br />

valanghe in diverse zone dell’Alto Ticino e in Mesolcina<br />

la polizia ha chiuso la strada cantonale fra Roveredo<br />

e Andeeer e la A13 fra Mesocco e San Bernardino.<br />

Le autorità hanno reso noto che il blocco alla<br />

circolazione sarà revocato solo quando le condizioni<br />

meteo lo permetteranno.<br />

Nonostante fosse sommersa da un metro e mezzo di<br />

neve, una casa è stata divorata dalle fiamme a<br />

Spruga, frazione del comune di Onsernone.<br />

che i soldi erano stati ritrovati alle<br />

Cayman. Il segretario della delegazione<br />

pontificia di Loreto è abbottonatissimo:<br />

“Su questa vicenda<br />

non possiamo rilasciare dichiarazioni,<br />

posso solo ribadire la<br />

posizione della Santa Sede”. Posizione<br />

che suona come una secca<br />

smentita, dice Quattrini: “Di questo<br />

presunto ritrovamento non<br />

“Abbiamo mandato un segnale<br />

devastante a tutta la Svizzera”<br />

Ticino Turismo critica chi intralcia il rilancio del Grand Hotel<br />

Più che fredda è stata una doccia<br />

ghiacciata per il Locarnese, la<br />

notizia che René Schweri ha rinunciato<br />

all’acquisto del Grand<br />

Hotel, ad un investimento di 60<br />

milioni di franchi per rilanciare<br />

lo storico albergo di Muralto.<br />

“Questo non era solo un progetto<br />

commerciale, aveva soprattutto<br />

un valore simbolico e culturale<br />

molto importante sia per il turismo<br />

ticinese che per il Festival<br />

del cinema. Ma purtroppo certa<br />

gente non l’ha capito. Abbiamo<br />

mandato oltre Gottardo un segnale<br />

devastante” afferma Marco<br />

Solari, presidente di Ticino Turismo<br />

e della rassegna cinematografica<br />

di Locarno.<br />

Solari è deluso, amareggiato ma<br />

anche parecchio arrabbiato, non<br />

c’è l’ha con Schweri che ha rinunciato<br />

all’acquisto, ma con<br />

quanti in modo diverso gli hanno<br />

messo i bastoni tra le ruote.<br />

“Non ci voleva molto – dice- per<br />

facilitare la vita a chi era disposto<br />

ad un importante investimento<br />

di cui avrebbe beneficiato tutta<br />

la collettività. Il Ticino ha perso<br />

una grande occasione e il Locarnese<br />

ancora una volta penalizzato”.<br />

Lungaggini procedurali e<br />

condizioni degli attuali proprietari<br />

che Schweri in un’intervista<br />

apparsa ieri, sabato, sul Tages<br />

Anzeiger, ha giudicato “incettabili”.<br />

“Certamente, non ci factardo”.<br />

Giorgio Laudi, uno dei<br />

cinque proprietari del Grand Hotel,<br />

non si scalda più di quel<br />

tanto: “ Se il signor Schweri<br />

avesse esercitato il diritto di acquisto<br />

entro la fine dell’anno<br />

abbiamo alcun riscontro”. Il giallo,<br />

dunque, continua. Gli ispettori del<br />

Vaticano e i consulenti dello Ior, il<br />

potente Istituto opere religiose,<br />

sono alla caccia del tesoro di Loreto,<br />

ma le possibilità di ritrovarlo,<br />

dopo i disastri sui mercati finanziari<br />

degli ultimi tempi, sembrano<br />

ormai davvero poche.<br />

ldagostino@caffe.ch<br />

La sentenza<br />

La figlia di Aiazzone<br />

perde la sua battaglia<br />

LE ACCUSE<br />

Marcella Aiazzone<br />

rivuole l’eredità<br />

di famiglia<br />

“Non luogo a procedere”. Si è chiuso così l’ultimo capitolo<br />

della battaglia di Marcella Aiazzone per recuperare<br />

il patrimonio di famiglia affidato molti anni<br />

fa a un trust coordinato da fiduciari e banche ticinesi<br />

e diviso in diversi rivoli finanziari con ramificazioni<br />

alle Bahamas e alle Isole Vergini. La figlia del mobiliare<br />

Giorgio - che nel Settanta aveva inventato le televendite<br />

e lanciato un marchio di successo - aveva<br />

presentato una denuncia al Tribunale federale di Losanna<br />

contro Ministero pubblico del cantone Ticino,<br />

avvocati e consulenti che si sono occupati delle<br />

cause che lei aveva promosso senza riuscire a smontare<br />

il trust e soprattutto senza riuscire a inchiodare<br />

alle proprie responsabilità i professionisti che secondo<br />

lei avevano gestito male il patrimonio di famiglia.<br />

Il giudice Favre ha ora respinto il ricorso,<br />

l’ipotesi d’accusae era per “furto, falsità di documenti,<br />

danno patrimoniale procurato con astuzia,<br />

estorsione, amministrazione infedele, falsità in documenti,<br />

falsità in certificati e favoreggiamento”.<br />

Dura la reazione di Marcella Aiazzone che in una lettera<br />

inviata al Tribunale critica innanzitutto i tempi,<br />

“un anno per mandarmi una risposta, è una vergogna”.<br />

E poi afferma che nel suo dossier c’erano abbastanza<br />

prove per far partire nuove indagini.<br />

ciamo una bella figura col resto<br />

della Svizzera – sottolinea Solariè<br />

davvero un brutto segnale. Vorrei<br />

solo ricordare che gran parte<br />

dei finanziamenti per il Festival<br />

li abbiamo trovati oltre Gotscorso,<br />

tutto questo finimondo<br />

non sarebbe successo. Ci aveva<br />

chiesto una proroga, ma non ha<br />

accettato le nostre condizioni<br />

per questa dilazione. Tutto qui.<br />

Ma anche noi abbiamo delle<br />

spese col Grand Hotel, ipoteche,<br />

assicurazioni, manutenzione e<br />

quanto altro. Quindi un’eventuale<br />

proroga doveva avere<br />

un’equa contropartita finanziaria”.<br />

Al di là delle polemiche, per Solari<br />

ci sono comunque delle<br />

grandi responsabilità sugli esiti<br />

di una trattativa per il solo progetto<br />

che sembrava avere le<br />

carte in regola per il rilancio dell’albergo,<br />

un tassello chiave per<br />

una regione che può contare solo<br />

sul turismo, la cultura e l’organizzazione<br />

di grandi eventi.<br />

“Vorrei che almeno questa voltasi<br />

trovasse la capacità d’indignarsi<br />

se succedono certe cose.<br />

Ma dobbiamo chiederci anche<br />

perché qualcuno che ha voglia di<br />

fare qualcosa, d’investire in una<br />

struttura che rappresenta tanto<br />

per tutti noi, non venga aiutato,<br />

sostenuto, anzi lo si scoraggi al<br />

punto di mollare tutto”. l.d.a.<br />

La storia<br />

‘Ultimatum<br />

alla procura<br />

per la morte<br />

di mio figlio’<br />

Dieci giorni di tempo. Non<br />

uno di più. Li ha concessi, al<br />

procuratore, l’avvocato della<br />

donna che da cinque anni<br />

aspetta l’esito dell’inchiesta<br />

sulla morte del figlio. “Una<br />

sorta di ultimatum spedito<br />

giovedì scorso – spiega la madre<br />

che domenica scorsa,<br />

dalle colonne del Caffè,<br />

aveva lanciato un appello lamentandosi<br />

per i tempi lunghi<br />

delle indagini -. Spero<br />

così di poter finalmente far<br />

chiarezza su questa morte<br />

assurda”. E sapere esattamente<br />

cosa è accaduto quel<br />

maledetto giorno di agosto<br />

del 2004 in cui Christian, un<br />

ragazzino di 14 anni, è rimasto<br />

schiacciato da un trattore<br />

sull’alpe Lielp, poco sopra<br />

Robiei. “Capisco la mole di<br />

lavoro di un procuratore –<br />

commenta ancora la madre -<br />

. Tuttavia c’è un limite. Cinque<br />

anni per avere una risposta<br />

mi sembrano davvero<br />

troppi. L’inchiesta è stata<br />

aperta immediatamente<br />

dopo l’incidente. E francamente<br />

mi chiedo il perché di<br />

tempi così lunghi”. Anche il<br />

Caffè ha provato a mettersi in<br />

contatto con il procuratore<br />

“Non cambia<br />

nulla, Christian<br />

non torna. Ma<br />

ho bisogno di<br />

sapere la verità”<br />

che ha in mano l’inchiesta.<br />

Impossibile, troppo occupato<br />

per rispondere.<br />

Insomma, a nulla, finora,<br />

sono valse le lettere di sollecito<br />

inviate all’indirizzo della<br />

procura. Ora la madre di<br />

Christian spera in quest’ultima<br />

missiva. “Vorrei mettere<br />

un punto a questa vicenda –<br />

spiega -. Ormai non cambia<br />

nulla. Mio figlio non c’è più e<br />

nessuno me lo ridarà. Ma<br />

mettetevi nei panni di una<br />

madre: non mi darò pace<br />

fino a quando non saprò<br />

esattamente come sono andate<br />

le cose”. Ovvero, capire<br />

perché Christian ad un certo<br />

punto sale sull’Aebi rosso<br />

che dopo pochi metri si inclina,<br />

finisce la sua corsa ribaltandosi<br />

su un fianco e lo<br />

schiaccia a morte. Se la procura<br />

chiuderà le indagini la<br />

mamma di Christian finalmente<br />

saprà se la tragedia di<br />

cinque anni fa è stata solo<br />

una tragica fatalità, un destino<br />

infame che ha voluto<br />

portarsi via un ragazzino appassionato<br />

della montagna e<br />

degli animali oppure c’è<br />

dell’altro. “Restare nel dubbio<br />

è la peggior cosa – ripete<br />

-. E non è vero che più il<br />

tempo passa e più il dolore si<br />

lenisce. In questo caso non<br />

sapere come realmente sono<br />

andati i fatti è straziante, non<br />

mi permette di mettere un<br />

punto a questa incresciosa<br />

vicenda”. E se la risposta della<br />

procura dovesse tardare ancora<br />

il prossimo passo – fa intendere<br />

l’avvocato della<br />

donna – potrebbe anche essere<br />

un’istanza per denegata<br />

giustizia.<br />

p.g.

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