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www.gouvernement.fr<br />
C4SOCIETÀ E CULTURA<br />
La polemica<br />
Il velo“fuorilegge”<br />
le<br />
TAPPE<br />
MAGGIO 2009<br />
In Italia un deputato pdl<br />
e la Lega avanzano una<br />
proposta di legge anti<br />
burqa, mai entrata in<br />
discussione<br />
La legge del burqa<br />
e quella dei divieti,<br />
perchè il Ticino<br />
ora imita la Francia<br />
DUE PAESI<br />
ALLA SFIDA DEL VELO<br />
Per quanto Berna<br />
abbia ribadito che in<br />
Svizzera non è<br />
necessario vietare il<br />
burqa, l’iniziativa<br />
ticinese rilancia la<br />
discussione anche a<br />
livello federale<br />
LIBERO D’AGOSTINO<br />
Il Ticino come la Francia<br />
alla sfida del velo. Burqa o<br />
niqab che sia. I divieti nel<br />
nome della ragion di Stato<br />
e la libertà di vestirsi come<br />
si vuole anche in osservanza<br />
del proprio credo religioso,<br />
in mezzo lo spauracchio di un<br />
islamismo che starebbe muovendo<br />
alla conquista dell’Europa.<br />
Per colonizzarne la menti, espropiandole<br />
della cultura e della fede<br />
originarie, ma anche i corpi blindandoli,<br />
per avvicinarli al vero<br />
Dio, agli sguardi blasfemi degli<br />
infedeli. Nel nome della “laïcité”<br />
repubblicana in Francia è scattato<br />
il divieto d’indossare il burqa; nel<br />
cantone si raccolgono diecimila<br />
Hijab<br />
Il nome proviene<br />
dalla parola araba<br />
“velo”. Copre la<br />
testa e le spalle<br />
lasciando scoperto<br />
il viso. Particamente<br />
si tratta di un foulard<br />
Chador<br />
Viene indossato<br />
per strada dalle<br />
donne iraniane.<br />
Il chador copre<br />
completamente<br />
il corpo dalla testa<br />
sino ai piedi,<br />
ma non il volto<br />
Al Amira<br />
Si tratta di un<br />
copricapo in “due<br />
pezzi”. Sotto,<br />
a trattenere i capelli,<br />
una sorta<br />
di berretto; sopra,<br />
un foulard girato<br />
e piegato in modo<br />
da coprire<br />
anche il collo<br />
La nuova normativa<br />
francese e la<br />
campagna cantonale<br />
rilanciano il dibattito<br />
sulla tolleranza<br />
firme per l’iniziativa del “Gustafeste”<br />
Giorgio Ghiringhelli, che<br />
vuole ancorare il divieto di “dissimulare<br />
il proprio viso” nella costituzione<br />
ticinese, ricalcando la<br />
legge con cui il presidente Nicolas<br />
Sarkozy ha anche cercato di rilanciarsi<br />
a destra, titillando le<br />
paure di un elettorato pronto a<br />
schierarsi con il movimento di<br />
Marine Le Pen.<br />
“Un segno d’intolleranza. Non c’é<br />
motivo di proibire il burqa - dice il<br />
filosofo Franco Zambelloni-.<br />
L’unico motivo è la sicurezza, ma<br />
questa è tutelata da leggi che già<br />
ci sono in Ticino, chiunque è tenuto<br />
a mostrare il volto su richiesta<br />
di un pubblico ufficiale”. Dopo<br />
il divieto di costruire nuovi minareti<br />
e i ripetuti attacchi della destra<br />
ai frontalieri, la campagna<br />
contro il burqa pare destinata ad<br />
infiammare di nuovo sentimenti<br />
antistranieri. Tanto più che l’inizitiva<br />
ticinese, una prima in Svizzera,<br />
riporterà il dibattito anche<br />
sul piano federale, sebbene Berna<br />
abbia già ribadito in passato che<br />
in Svizzera non è necessaria una<br />
simile proibizione. “ Un dibatitto<br />
che la destra cercherà di sfruttare<br />
bene, perché quello dell’Islam è<br />
APRILE 2010<br />
Il Belgio è il primo<br />
Paese europeo a varare<br />
una legge contro i volti<br />
coperti.<br />
SETTEMBRE 2010<br />
Il senato francese dà il<br />
sì definitivo al divieto di<br />
burqa. Entra in vigore<br />
l’11 aprile 2011<br />
MARZO 2011<br />
Per la prima volta in<br />
Svizzera viene lanciata<br />
un’iniziativa popolare<br />
contro il velo integrale<br />
porre con divieti che minano la libertà<br />
personale anche nella<br />
scelta su come abbigliarsi. Chi<br />
vive in un altro Paese deve adattarsi<br />
alle sue leggi, ma il Paese<br />
ospitante deve avere un sistema<br />
aperto di regole inclusive, e non<br />
mirate per escludere”.<br />
DUE PAROLE<br />
Mentre la Chiesa cerca di promuovere<br />
il dialogo tra le fedi, dal<br />
fronte laico arrivano, invece, iniziative<br />
che lo rendono ancora più<br />
difficile. Un divieto spacciato<br />
come difesa della libertà delle<br />
donne islamiche, non convince<br />
per nulla Cattacin: “Questo è il so-<br />
CLEMENTE MAZZETTA<br />
NIQAB “CIVETTUOLO”<br />
Ho visto donne con burqua e niqab (i veli che coprono<br />
integralmente la donna, il primo che nasconde<br />
anche gli occhi con una rete e il secondo<br />
con una fessura all’altezza degli occhi) all’aeroporto di<br />
Dubai girare con l’ultimo smartphone in mano e borsette<br />
Gucci sottobraccio, una che alzava di quel tanto il<br />
velo del vestito così da lasciar vedere la caviglia, le scarpe<br />
all’ultima moda e le calze a rete: civettuola! Evidentemente<br />
ciò caratterizzava la loro identità culturale. Ne<br />
consegue che la campagna per proibire il burqua avviata<br />
nei Paesi occidentali, “soi-disant” per liberare la donna<br />
da un’imposizione che rivelerebbe attraverso questo<br />
abito una concezione “patriarcal-oppressiva-sessista”,<br />
non solo rappresenta un divieto imposto dalla maggioranza<br />
ad un’esigua minoranza, ma produce un riflusso<br />
identitario che rinfranca ed estende quest’uso. Crea un<br />
problema laddove non c’è ed esprime una nuova violenza<br />
sul corpo delle donne. Se le donne arabe vogliono<br />
liberarsi di questi simboli, bene. Se vogliono girar a capo<br />
scoperto, meglio. Ma non si libera la gente con i divieti.<br />
Le donne musulmane hanno diritto di vestirsi all’occidentale<br />
o in burqa senza che la “civiltà cristiana” o gli uomini<br />
musulmani glielo impongano. Vietato vietare.<br />
sempre un tema caldo - afferma il<br />
sociologo Sandro Cattacin -. Simili<br />
iniziative se sono irresponsabili<br />
dal profilo dei legami sociali<br />
che mettono in pericolo, dal<br />
punto di vista del mercato politico<br />
sono molto razionali, perché<br />
portano voti e si dimostrano sempre<br />
elettoralmente paganti”. Insomma,<br />
si fa leva ancora sulla diversità,<br />
sulla differenza dell’altro,<br />
attaccandosi ora all’abbigliamento:<br />
“Anche se né in Svizzera<br />
né in Ticino si vedono tante<br />
donne andare in giro col burqa o<br />
col Niqab, questi capi diventano i<br />
simboli di una possibile minaccia”.<br />
È di nuovo in funzione, dunque,<br />
quel micidiale meccanismo<br />
di simbolizzazione di paure e risentimenti,<br />
minacce e difesa,<br />
identità e diversità, che toglie<br />
l’umanità alle persone riducendole<br />
a cose. Cose foriere di possibili<br />
pericoli.<br />
Fatto sta che in Ticino c’è un sostegno<br />
trasversale per la raccolta<br />
di firme contro il burqa, oltre a<br />
noti esponenti di destra anche<br />
due liberalone come Olga Cippà,<br />
presidente delle Donne liberali, e<br />
l’ex ministro Marina Masoni, una<br />
transfuga socialista quale Iris Canonica,<br />
tutte convinte che bisogna<br />
liberare le donne islamiche<br />
dalla dittatura religiosa di mariti,<br />
padri e fratelli, e che bisogna, comunque,<br />
imporre agli stranieri il<br />
rispetto delle leggi del Paese che li<br />
ospita. “Un rispetto più che doveroso<br />
- sottolinea Zambelloni - ma<br />
che non si può incoraggiare o imlito<br />
discorso di una destra che<br />
propaganda la libertà in casa d’altri,<br />
che vuole liberare le islamiche<br />
dalla sottomissione familiare,<br />
mentre in Svizzera le donne le<br />
vorrebbe tutte casa, chiesa, cucina<br />
e bambini”. Altrettanto poco<br />
convincente per Zambelloni è la<br />
giustificazione secondo cui essendo<br />
il velo islamico integrale un<br />
segno di appartenenza religiosa,<br />
vada, in quanto tale, vietato in<br />
una società libera e laica. “ Un discorso<br />
che non regge - ribatte -. Se<br />
la mettiamo sul piano dei simboli<br />
dell’appartenenza a qualche cosa<br />
da noi si vedono cose ben peggiori<br />
del burqa o del niqab. Un<br />
muezzin che dall’alto di una minareto<br />
chiama a raccolta i fedeli<br />
lo vedo fuori posto in Svizzera. Ma<br />
quello dell’abbigliamento, che sia<br />
sia una scelta di fede o di rispetto<br />
di una tradizione, attiene alla libertà<br />
personale. E non credo ci<br />
sia oggi una ragione valida per limitare<br />
questa libertà”.<br />
Forse dietro a quell’intolleranza<br />
per culture e costumi diversi dai<br />
nostri, c’è qualcosa d’altro. C’è<br />
probabilmente anche la schizofrenia<br />
di una società sempre più<br />
voyeuristica, che si é liberata di<br />
tutti veli del pudore ed esibisce di<br />
continuo sesso e corpo, celebrandone<br />
usi e abusi, per cui paramenti<br />
come il burqa e il niqab<br />
sono fuori luogo e non si possono<br />
tollerare. Perché nascondono il<br />
corpo, la merce più preziosa della<br />
civiltà dell’immagine.<br />
ldagostino@caffe.ch