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56<br />
IL CAFFÈ 10 aprile 2011<br />
C4SOCIETÀ E CULTURA<br />
Il dibattito<br />
Morale e prostituzione<br />
@ www.pardo.ch<br />
www.lazombie.com<br />
Reazioni e riflessioni<br />
dopo le polemiche<br />
per la riffa<br />
che mette in palio<br />
una prestazione<br />
sessuale<br />
CLEMENTE MAZZETTA<br />
Un’etica a senso unico<br />
tra film pornografici<br />
e tombole a luci rosse<br />
Dove sono finiti i “moralisti” del Festival<br />
di Locarno? Quelli che hanno<br />
gridato allo scandalo per il film di<br />
Bruce La Bruce proiettato al Festival<br />
internazionale del cinema. Perché<br />
non intervengono con uguale sdegno<br />
contro la riffa della prostituta, contro l’iniziativa<br />
di un bar a luci rosse che ha messo in palio per i propri<br />
avventori una prestazione sessuale da scegliere<br />
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fra le 50 escort del locale: basta ordinare una birra e<br />
si riceve un biglietto della lotteria. E si vince una puttana<br />
gratis. Dove sono finiti i vari Armando Dadò,<br />
Carlo Piccardi, Victor Tognola, Ottavio Lurati che<br />
avevano gridato allo scandalo per la proiezione del<br />
film pornotrash dello luglio scorso? Perché non dicono<br />
niente sulla mercificazione sessuale di oggi.<br />
Dove il corpo di una donna vale un boccale di birra.<br />
“Non dico nulla, perché non so nulla, perché non mi<br />
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ARMANDO<br />
DADÒ<br />
Editore<br />
VICTOR<br />
TOGNOLA<br />
Regista<br />
sono mai occupato di prostituzione, né intendo occuparmene,<br />
né ho esperienza in merito”, risponde<br />
Armando Dadò, l’editore che lanciò la polemica<br />
contro il film e la direzione del Festival.<br />
Non ci sarà dunque nessuna campagna antiprostituzione<br />
sulla sua Rivista: “Il Caffè mi ha definito provinciale,<br />
moralista, talebano, perché mi sono occupato<br />
del Festival di Locarno, che è un fenomeno culturale,<br />
una manifestazione pubblica, dove ho contestato<br />
le scelte del direttore che ha fatto venire dal<br />
Canada due prostituti omosessuali (gli attori del<br />
film) e li ha ospitati a spese dello Stato proiettando le<br />
loro esibizioni in un film porno-fango”, ribadisce<br />
Dadò. Quella riffa con in palio una prostituta la considera<br />
“una cosa indegna”: “Inevitabilmente il Ticino<br />
subisce l’influenza dell’Italia che è al massimo<br />
del degrado”. Un’Italia dove è scomparso il senso di<br />
vergogna rammenta l’editore: “Fenomeno che si è<br />
propagato anche nel nostro cantone dove, sarà opportuno<br />
ricordarlo, l’estate scorsa in un grotto del<br />
Sottoceneri si è visto un grande affollamento della<br />
cosiddetta gente che conta ad inneggiare al grande<br />
trafficante di donne, Lele Mora”.<br />
Nessuna campagna pubblica contro i “vizi privati”,<br />
però. Ribadita invece la contestazione contro quelli<br />
pubblici. “Evidentemente i ticinesi non sono ancora<br />
diventati svizzeri, guardano più a sud che a<br />
nord”, fa presente Victor Tognola, il regista che lo<br />
scorso marzo ha presentato all’ambasciata di Berlino,<br />
alla presenza di Marco Solari e Gabriele Gendotti,<br />
il film rifiutato al Festival. Ma non vuole entrare<br />
nel merito della sexy tombola: “Io faccio film,<br />
non polemiche”.<br />
Non ci entra nemmeno Carlo Piccardi, che spiega:<br />
“Si tratta di due situazioni completamente diverse:<br />
sul caso della tombola a luce rossa è intervenuta la<br />
magistratura perché lì si configura il reato di favoreggiamento<br />
alla prostituzione. In questo caso la<br />
pubblica dignità è già tutelata dalla legge, anche se<br />
ci può essere un intervento giornalistico o di un’autorità<br />
morale, come la Chiesa che stigmatizzi il fatto.<br />
Armando Dadò: “Inevitabilmente il Ticino<br />
subisce l’influenza dell’Italia, un Paese<br />
che oggi è al massimo del degrado”<br />
OTTAVIO<br />
LURATI<br />
Linguista<br />
FABIO<br />
MERLINI<br />
Filosofo<br />
Diverso il discorso del film porno proiettato a Locarno:<br />
è un fatto culturale all’interno di un evento<br />
dove le istituzioni sono parte in causa. È per questo<br />
che si è intervenuti: si tratta di un film presentato<br />
all’interno di un festival finanziato dalla collettività,<br />
di un film selezionato per il concorso e teoricamente<br />
meritevole che poi si è rivelato ben oltre che modesto<br />
e fortemente discutibile. Per questo la mia critica<br />
ha investito la direzione del Festival che quel<br />
modesto e discutibile prodotto aveva selezionato”.<br />
Tranchant Ottavio Lurati, professore di linguistica in<br />
pensione che aveva contestato duramente la direzione<br />
della rassegna locarnese: “Non confondiamo<br />
una balordaggine privata, come quella triste tombola<br />
sessuale, con una stupidaggine pubblica quale<br />
la proiezione di un film più che libertino decisamente<br />
stupido: non è morale giocare con i soldi<br />
pubblici, proiettare film osceni alla ricerca di sensazionalismo<br />
a buon mercato. A proposito lo sapeva<br />
che Grancia, dove avvengono quei tristi mercimoni,<br />
era il deposito del grano dei monaci del posto. Dal<br />
francese le granche, granaio...”<br />
cmazzetta@caffe.ch<br />
Il filosofo<br />
“Siamo di fronte alla caduta<br />
del senso del pudore”<br />
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Forse l’indovina chi sostiene che un “moralista è una<br />
persona che versa una giusta indignazione sulle<br />
cose sbagliate”. Di sicuro è più facile indignarsi per<br />
un film trash, brutto e volgare che per una ragazza messa<br />
in vendita al prezzo di una birra. “Il diverso tasso di indignazione<br />
– commenta il filosofo Fabio Merlini – va visto<br />
nella diversa cornice in cui<br />
avviene il fatto: l’indignazione<br />
al Festival nasce dal<br />
fatto che i cittadini si sentono<br />
legittimati ad esprimersi<br />
sulle scelte; è stato<br />
così sin dai film di Pasolini.<br />
Nel caso della lotteria la<br />
minor indignazione si<br />
spiega perché in qualche<br />
misura il fatto rientra nel<br />
privato: ma la strumentalizzazione<br />
della donna, già evidente nel caso delle prostitute,<br />
qui si evidenzia in modo eclatante. Il tutto va inquadrato<br />
in quella che chiamo caduta del pudore”. Ovvero la<br />
perdita del senso di ciò che è lecito e di ciò che non lo è.<br />
“Oggi non ci si chiede più perché no? Ciò che vale è il<br />
successo indipendentemente dai contenuti. Esemplare<br />
il caso di Ruby, che ha avuto successo nel suo campo,<br />
viene premiata dal magnate che la porta a Vienna. Siamo<br />
al successo spogliato da ogni contenuto”.