28.06.2015 Views

gaetano_salvemini_le_origini_del_fascismo_in_itabookzz-org

gaetano_salvemini_le_origini_del_fascismo_in_itabookzz-org

gaetano_salvemini_le_origini_del_fascismo_in_itabookzz-org

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

con il partito socialista e formare nel 1921 il partito comunista. Non sapevano<br />

neppure loro che cosa fare se non rigettare sugli altri compagni, cioè non soltanto sui<br />

socialisti di destra ma anche sui massimalisti, la responsabilità di aver tradito quella<br />

rivoluzione che non arrivava mai. Neppure loro furono <strong>in</strong> grado di produrre un Len<strong>in</strong> o<br />

un Trotsky, che andasse avanti senza chiedere il permesso a nessuno; se avessero<br />

capito che nel<strong>le</strong> masse italiane non esisteva uno stato d'animo rivoluzionario,<br />

sarebbero stati meno feroci nei loro attacchi contro gli altri compagni; ma nel<strong>le</strong> loro<br />

caterve di opuscoli avevano imparato che il 'pro<strong>le</strong>tariato' era rivoluzionario per<br />

def<strong>in</strong>izione, e qu<strong>in</strong>di ricercavano altrove e non nel pro<strong>le</strong>tariato stesso la ragione <strong>del</strong>la<br />

immobilità <strong>del</strong> pro<strong>le</strong>tariato, che ritrovavano nel tradimento dei capi.<br />

Al di fuori <strong>del</strong> partito socialista, gli anarchici facevano anche più baccano dei<br />

massimalisti e degli spartachisti. Se avessero avuto mano libera, avrebbero potuto<br />

provocare <strong>del</strong><strong>le</strong> gravi rivolte rivoluzionarie. La loro azione si svolgeva <strong>in</strong> perfetto<br />

accordo con i s<strong>in</strong>dacalisti rivoluzionari, che non avevano seguito Mussol<strong>in</strong>i e Rossoni<br />

ed erano stati contro la guerra; questi controllavano la 'Unione s<strong>in</strong>daca<strong>le</strong> italiana,' ma<br />

non avevano molto seguito; <strong>in</strong>oltre la loro rivoluzione non era la rivoluzione dei<br />

massimalisti o dei comunisti; doveva essere una rivoluzione che la facesse f<strong>in</strong>ita con<br />

tutte <strong>le</strong> forme di governo, a com<strong>in</strong>ciare da quella comunista. Anche gli anarchici<br />

persero molto tempo e molte energie accusando i socialisti di destra, i massimalisti e<br />

gli spartachisti di 'tradire il pro<strong>le</strong>tariato': ogni rivoluzionario odiava i rivoluzionari suoi<br />

vic<strong>in</strong>i più <strong>del</strong> 'capitalismo.'<br />

Tra i diversi gruppi rivoluzionari non ci fu mai nessun accordo per un'azione comune;<br />

scioperi e disord<strong>in</strong>i non si svilupparono mai secondo un piano congegnato; spesso uno<br />

sciopero proclamato da un gruppo non veniva appoggiato dagli altri gruppi; quando<br />

scoppiava uno sciopero di una qualche importanza <strong>in</strong> un'<strong>in</strong>dustria privata o quando i<br />

disord<strong>in</strong>i politici si estendevano <strong>in</strong> buona parte <strong>del</strong> paese, i servizi pubblici non<br />

scioperavano; quando scioperava un servizio pubblico <strong>le</strong> <strong>in</strong>dustrie private rimanevano<br />

tranquil<strong>le</strong>. Lo sciopero dei servizi postali smise quando com<strong>in</strong>ciò quello dei ferrovieri;<br />

scioperavano <strong>le</strong> città mentre <strong>le</strong> campagne erano tranquil<strong>le</strong>, e nel<strong>le</strong> campagne<br />

dilagavano gli scioperi quando nel<strong>le</strong> città era già tornata la calma; nel Mezzogiorno vi<br />

furono pochi scioperi su larga scala, che furono <strong>in</strong>vece cosa quotidiana nell'Italia<br />

settentriona<strong>le</strong> e centra<strong>le</strong>. Tutti parlavano <strong>del</strong>la rivoluzione <strong>in</strong>combente, ma nessuno<br />

cercò seriamente di farla. Mussol<strong>in</strong>i aveva buon giuoco, qu<strong>in</strong>di, quando scherniva<br />

questi pseudorivoluzionari chiamandoli dei buoni a nulla.<br />

OSSERVAZIONI AL CAPITOLO NONO.<br />

Luigi Villari è molto severo con i socialisti di destra, che 'seguivano la corrente' (1).<br />

«Turati sosteneva che bisognava penetrare <strong>le</strong>ntamente nel<strong>le</strong> istituzioni b<strong>org</strong>hesi per<br />

trasformar<strong>le</strong> <strong>in</strong> <strong>org</strong>ani che operassero nell'<strong>in</strong>teresse <strong>del</strong>la comunità, e non cercare di<br />

costruire uno stato socialista con mezzi rivoluzionari. Anche i socialisti più moderati<br />

che non vo<strong>le</strong>vano una rivoluzione o che non credevano che una rivoluzione fosse<br />

possibi<strong>le</strong>, come Turati e Treves, avevano troppo paura di perdere popolarità nel<strong>le</strong><br />

masse per parlare con franchezza» (2).<br />

Dell'atteggiamento ultrarivoluzionario di Mussol<strong>in</strong>i e dei suoi amici <strong>in</strong> quegli anni <strong>in</strong> cui<br />

la marea era al suo massimo, Villari non fa parola; scrive soltanto: "Il numero di<br />

aderenti ai Fasci era ancora troppo scarso perché il movimento potesse avere quella<br />

importanza naziona<strong>le</strong> che doveva assumere più tardi, 'né i Fasci avevano ancora<br />

sviluppato quella politica socia<strong>le</strong> di riconciliazione tra capita<strong>le</strong> e lavoro': per il<br />

momento la loro pr<strong>in</strong>cipa<strong>le</strong> funzione era di opporsi con la forza al bolscevismo" (3).

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!