gaetano_salvemini_le_origini_del_fascismo_in_itabookzz-org
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era altrove e discendeva dall'alto, dalla penombra mezzo aulica mezzo burocratica, <strong>in</strong><br />
cui si nascondeva quella che si potrebbe forse chiamare la 'oligarchia degli anziani':<br />
un piccolo gruppo di alti funzionari e di parlamentari autorevoli tutti attempati (per<br />
farne parte bisognava - e <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cio a credere non fosse ma<strong>le</strong> - avere i capelli grigi) i<br />
quali, appoggiati non al Parlamento soltanto, sempre un po' oscillante con l'op<strong>in</strong>ione<br />
<strong>del</strong> paese, ma anche e più al<strong>le</strong> due ossature <strong>del</strong>lo Stato - Monarchia e Burocrazia -<br />
reggevano <strong>in</strong>visibili lo Stato e decidevano tutti gli affari capitali, sembrando di<br />
dipendere e cercando di andar d'accordo con il Parlamento, <strong>in</strong> modo da farlo partecipe<br />
<strong>del</strong>la responsabilità, ma sapendo contrariarne e piegarne la volontà, quando era<br />
necessario.»<br />
Insomma, il regime politico italiano era una 'paterna democrazia,' <strong>in</strong> cui 'trenta milioni<br />
di persone [erano] governate da trenta persone, a beneficio di trecentomila famiglie'<br />
(1).<br />
Anche questa teoria ci porterebbe a concludere che <strong>in</strong> Italia non si abbatté una<br />
democrazia, e che perciò non c'è motivo di do<strong>le</strong>rsene.<br />
Il quadro che Ferrero dà <strong>del</strong>l'Italia prefascista è giusto. Il suo errore sta nel credere<br />
che <strong>in</strong> Francia (nel 1925, al momento <strong>in</strong> cui scriveva), o <strong>in</strong> Svizzera, o <strong>in</strong> qualsiasi<br />
altro paese per il qua<strong>le</strong> era disposto ad ammettere l'esistenza di istituti democratici, <strong>le</strong><br />
cose andassero <strong>in</strong> modo sostanzialmente diverso da quello <strong>del</strong>l'Italia prefascista. Sta<br />
di fatto che <strong>in</strong> Francia <strong>le</strong> e<strong>le</strong>zioni generali <strong>del</strong> 1936 furono condotte con lo slogan:<br />
'Combatti contro <strong>le</strong> duecento famiglie,' che si diceva avessero il controllo <strong>del</strong>la<br />
struttura economica, politica e f<strong>in</strong>anziaria <strong>del</strong> paese. Secondo G. K. Chesterton e molti<br />
altri osservatori, l'Inghilterra è governata dalla sua "week-end aristocracy". Nel 1938,<br />
<strong>in</strong> Inghilterra molti lamentavano che la politica estera britannica fosse diretta da un<br />
piccolo circolo di magnati filotedeschi, il 'Cliveden set,' dal nome <strong>del</strong>la casa di<br />
campagna di Lady Astor dove i <strong>le</strong>aders <strong>del</strong> partito conservatore si riunivano durante i<br />
loro "week-ends". Simon Haxey, <strong>in</strong> un libro pubblicato nel 1939, (2) ha raccolto prove<br />
conv<strong>in</strong>centi a dimostrazione <strong>del</strong> fatto che i rappresentanti parlamentari <strong>del</strong> partito<br />
"Tory" appartengono a una catena di <strong>in</strong>teressi capitalistici che non ha niente a che<br />
fare con la massa <strong>del</strong> popolo britannico; <strong>in</strong> un altro libro pubblicato nel 1941, (3) H.<br />
E. Da<strong>le</strong> mostra che gli uom<strong>in</strong>i che dirigono i 120000 impiegati statali <strong>in</strong> Gran Bretagna<br />
non sono più di seicento, e agiscono da ponte tra la macch<strong>in</strong>a amm<strong>in</strong>istrativa e i<br />
m<strong>in</strong>istri <strong>del</strong> gab<strong>in</strong>etto, al<strong>le</strong> cui spal<strong>le</strong> stanno i parlamentari Tory. Qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> effetti gli<br />
uom<strong>in</strong>i che governano la Gran Bretagna non sono più di un migliaio. Un quadro <strong>del</strong>la<br />
democrazia americana tracciato nel 1938 sorprende per la similarità con quello dato<br />
da Ferrero nel 1925 sull'Italia prefascista:<br />
«Gli Stati Uniti sono posseduti e dom<strong>in</strong>ati da una gerarchia <strong>del</strong><strong>le</strong> sessanta famiglie più<br />
ricche, sostenute da non più di novanta famiglie un po' meno ricche. Fuori di questo<br />
circolo plutocratico vi sono forse altre 350 famiglie, di ricchezza e di <strong>orig<strong>in</strong>i</strong> più<br />
<strong>in</strong>certe, con un reddito per lo più di 100000 dollari ed oltre che non ha <strong>le</strong>gami con i<br />
membri <strong>del</strong> più ristretto circolo. Queste famiglie sono il centro vitate <strong>del</strong>la moderna<br />
oligarchia <strong>in</strong>dustria<strong>le</strong> che dom<strong>in</strong>a gli Stati Uniti, operando con discrezione sotto una<br />
forma di regime democratica "de jure", dietro la qua<strong>le</strong> a partire dalla Guerra Civi<strong>le</strong> si<br />
è formato un governo "de facto", che nel<strong>le</strong> sue l<strong>in</strong>ee è assolutista e plutocratico.<br />
Questo governo "de facto" è il governo effettivo degli Stati Uniti, non ufficia<strong>le</strong>,<br />
<strong>in</strong>visibi<strong>le</strong> e misterioso. E' il governo <strong>del</strong> denaro <strong>in</strong> una democrazia <strong>del</strong> dollaro» (4).<br />
In questo quadro ci deve essere molto di vero, se anche altri scrittori sono arrivati al<strong>le</strong><br />
stesse conclusioni, (5) e se, secondo il segretario di stato Ickes, l'America è testimone<br />
di una lotta all'ultimo sangue tra plutocrazia e democrazia, che durerà 's<strong>in</strong>tanto che<br />
riescano v<strong>in</strong>citori i 120 milioni di americani o <strong>le</strong> sessanta famiglie' (6).