gaetano_salvemini_le_origini_del_fascismo_in_itabookzz-org
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stia alla pari con il solo fiume Adda, uno dei numerosi affluenti <strong>del</strong> Po. Non vi è qu<strong>in</strong>di<br />
possibilità di irrigazione, e la siccità ostacola gravemente l'agricoltura. Nei terreni<br />
montani non coltivabili, e che coprono un quarto <strong>del</strong>l'<strong>in</strong>tero paese e praticamente<br />
tutto il Mezzogiorno, la pioggia, cadendo sui declivi assolutamente privi di alberi,<br />
provoca <strong>del</strong><strong>le</strong> frane gigantesche, che distruggono <strong>le</strong> case coloniche situate nel<strong>le</strong><br />
vallate, e danno luogo ad acquitr<strong>in</strong>i, che a loro volta producono zanzare portatrici di<br />
malaria. Le condizioni <strong>del</strong><strong>le</strong> popolazioni rurali erano ovunque pessime. Nel Nord<br />
faceva scempio la pellagra, nel Sud la malaria. A Napoli, che era allora la città più<br />
popolosa d'Italia, il cimitero per i poveri consisteva <strong>in</strong> 365 tombe, quanti erano i giorni<br />
<strong>del</strong>l'anno. I morti, <strong>in</strong> media 200 al giorno, venivano portati al cimitero su dei carretti,<br />
come si trattasse di spazzatura, e scaraventati alla r<strong>in</strong>fusa dentro quella che era la<br />
tomba <strong>del</strong> giorno, che veniva qu<strong>in</strong>di chiusa, f<strong>in</strong>ché l'anno seguente non arrivava<br />
ancora il suo turno. (1) C'erano prov<strong>in</strong>cie, quella di Potenza ad esempio, dove<br />
praticamente i cimiteri erano sconosciuti. I poveri venivano portati a seppellire nel<strong>le</strong><br />
chiese su barel<strong>le</strong>, scoperti o coperti appena con un <strong>le</strong>nzuolo, e scaraventati senza<br />
tante cerimonie nella fossa comune, sotto il pavimento <strong>del</strong>la chiesa, dove<br />
decomponendosi appestavano l'aria. Vi erano luoghi <strong>in</strong> cui i poveri venivano buttati <strong>in</strong><br />
vorag<strong>in</strong>i naturali, di cui non si conosceva il fondo, oppure abbandonati al<strong>le</strong> ortiche di<br />
certi cosiddetti cimiteri, ove i cani si raccoglievano a far fest<strong>in</strong>o portandosi dietro per<br />
<strong>le</strong> strade ossa e crani spolpati (2).<br />
L'ostilità <strong>del</strong> Papato, il brigantaggio, una percentua<strong>le</strong> altissima di analfabetismo tra <strong>le</strong><br />
masse popolari, un pesante debito pubblico, <strong>in</strong> parte eredità dei precedenti governi<br />
locali e <strong>in</strong> parte dovuto al costo <strong>del</strong><strong>le</strong> guerre di <strong>in</strong>dipendenza e all'opera di<br />
unificazione, tutto ciò rendeva quasi disperato il compito <strong>del</strong> nuovo regime.<br />
Dopo un faticoso decennio di riassestamento (1860-1870), lo sviluppo economico<br />
<strong>del</strong>l'Italia s<strong>in</strong>o allo scoppio <strong>del</strong>la guerra <strong>del</strong> 1914-15 può essere all'<strong>in</strong>circa diviso <strong>in</strong> tre<br />
periodi: dapprima qu<strong>in</strong>dici anni di <strong>le</strong>nto ma cont<strong>in</strong>uo progresso (1871-1885); poi<br />
qu<strong>in</strong>dici anni di depressione (1886-1899); da ultimo, qu<strong>in</strong>dici anni di crescente<br />
aumento <strong>del</strong> benessere, s<strong>in</strong>o allo scoppio <strong>del</strong>la guerra.<br />
Nel 1859, la rete ferroviaria italiana non arrivava a 1800 chilometri, di cui soltanto un<br />
cent<strong>in</strong>aio nel Sud; nel 1914, essa arrivava a 13800 chilometri. Nel 1862, la flotta<br />
mercanti<strong>le</strong> a vapore italiana ammontava a 10000 tonnellate; nel 1914, a 933000. Nel<br />
1881, l'Italia aveva importato 2 milioni di tonnellate di carbone; nel 1913, ne importò<br />
quasi 11 milioni. Nel 1860, l'e<strong>le</strong>ttricità non era ancora entrata <strong>in</strong> uso; i primi impianti<br />
sorsero nel 1882; nell'anno f<strong>in</strong>anziario 1913-14, (3) l'Italia consumò 23 miliardi di<br />
chilovattore. Nel 1881, l'Italia aveva importato merci per un valore tota<strong>le</strong> di 1 miliardo<br />
e 200 milioni (pari a lire 43,7 per abitante), e aveva esportato merci per un valore<br />
tota<strong>le</strong> di 1 miliardo e 100 milioni (pari a lire 41,1 per abitante); nel 1913 il tota<strong>le</strong> <strong>del</strong><strong>le</strong><br />
sue importazioni ammontò a lire 3 miliardi e 600 milioni (pari a lire 102,9 per<br />
abitante), e il tota<strong>le</strong> <strong>del</strong><strong>le</strong> sue esportazioni a lire 2 miliardi e 500 milioni (pari a lire<br />
70,9 per abitante). La differenza di 1 miliardo di lire tra importazioni ed esportazioni<br />
era largamente compensata dal<strong>le</strong> cosiddette 'esportazioni <strong>in</strong>visibili,' cioè turismo,<br />
rimesse degli emigranti e trasporti marittimi (4). Nel 1881, il risparmio depositato<br />
nel<strong>le</strong> banche ammontava a 781 milioni di lire (lire 27,65 per abitante); nel 1913, a 4<br />
miliardi e 700 milioni (lire 132,31 per abitante). Nel 1860, il governo <strong>del</strong>l'Italia<br />
all'<strong>in</strong>domani <strong>del</strong>l'unificazione poteva disporre di un'entrata non superiore ai 500<br />
milioni di lire. Nei primi qu<strong>in</strong>dici anni di vita <strong>del</strong> nuovo regime (1861-1875), <strong>le</strong> uscite<br />
superarono di gran lunga <strong>le</strong> entrate. Nel 1866, il tota<strong>le</strong> <strong>del</strong><strong>le</strong> entrate ammontò a 600<br />
milioni, quello <strong>del</strong><strong>le</strong> uscite a 1 miliardo e 200 milioni. Nel 1875, <strong>le</strong> entrate<br />
com<strong>in</strong>ciarono a superare <strong>le</strong> uscite, e s<strong>in</strong>o al 1885 il bilancio fu <strong>in</strong> avanzo. Dal 1886 al<br />
1897, si tornò ad essere <strong>in</strong> deficit; ma dal 1898 al 1911, vi furono considerevoli<br />
avanzi. La guerra per la conquista <strong>del</strong>la Libia (1912) provocò un deficit nei bilanci<br />
degli anni 1912-14; ma <strong>le</strong> condizioni generali sia economiche che f<strong>in</strong>anziarie erano